La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 12 - febbraio 1996

complesso dei principi fondamentali, che impegnano la Repubblica (cioè le istituzioni) a riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell'uomo e definiscono il concetto di sovranità popolare, da esercitarsi nei modi e nelle forme che la Costituzione stessa delinea. Naturalmente, dai limiti di un corretto esercizio del diritto dello Stato alla raccolta e all'uso di informazioni riservate esula ogni attività di controllo sulla vita dei cittadini e in particolare su quella degli uomini pubblici e dei partiti. L'acquisizione di informazioni riservate è legittima solo in presenza di minacce alla legalità ed alla sicurezza pubblica. Perciò va considerata abnorme ed ingiustificabile la circostanza, emersa di recente, che il Sisde, tra il 1992 e il 1993, raccoglieva note riservate da una propria fonte informativa a proposito delle indagini giudiziarie condotte sul sistéma della corruzione dal pool di Milano nonchè a proposito di singoli magistrati. È una conferma della necessità di un profondo cambiamento. I servizi italiani: una lunga storia di deviazioni La storia dei Servizi italiani è costellata di deviazioni, cioè di attività che si sono poste in contrasto con il dovere di fedeltà alla Costituzione. La stessa parola "deviazione" è ambigua. Possiamo usarla f er indicare comportamenti che tradivano i modello costituzionale. Oppure per indicare una eccezionalità di situazion1. Solo il primo significato è corretto. Troppo spesso infatti la deviazione è diventata la re~ola nelle attività dei Servizi. Rilevanti setton di questi ap_parati pensavano di essere svincolati dai principi e dalle norme che reggevano lo Stato democratico e si comporta vano di conseguenza: quasi che essi facessero parte di una struttura statale parallela e non visibile, o per lo meno dovessero obbedienza ad altre regole, non esplicitabili. Per molti anni i Servizi segreti hanno raccolto informazioni riservate (o anche pseudoinformazioni negative e infamanti) su personalità pubbliche, prescindendo da ragioni di sicurezza, ma per controllarne illecitamente l'attività o per esercitare pressioni politiche e per mettere in atto ricatti. Basta ricordare i 34.000 fascicoli illegittimi costituiti per iniziativa del generale De Lorenzo all'inizio degli anni '60. Una parte di essi sarebbe poi stata acquisita nell'archivio di Licio Gelli: materiale buono per ricatti. Non va J?Oidimenticato che tra la fine degli anni '70 e l'lilizio degli '80 tutti gli esponenti di vertice dei Servizi erano affiliati alla loggia P2. Ciò deve aver dato luogo ad un ampio travaso informativo. Ançor oggi a Montevideo, in Uruguay, esiste intatto un archivio privato di Gelli, che contiene J?roprio quel tipo di materiale, di cui egli cont1I1ua ad avere la dis_ponibilità. Inoltre I Servizi hanno occultato o sottratto notizie utili alle inchieste giudiziarie relative al terrorismo delle stragi e in più hanno costruito falsi indizi ed elementi di prova fuorvianti per depistare le indagini. Basta ricordare le false informazioni e le interferenze nelle indagini sulla strage di Piazza Fontana, i collegamenti tra il Servizio segreto militare e i gruppi eversivi di destra (il ruolo di cerniera era svolto dal neofascista Guido Giannettini, collaboratore del Servizio), le complesse atività di deP,istaggio attuate per proteggere i res_ponsabili della strage di Peteano (1972); e poi il caso dei due ufficiali del Sismi, Belmonte e Musumeci, affiliati a logge massoniche coperte, condannati per aver inscenato un finto attentato, con falsi elementi di _prova,allo scopo di sviare l'inchiesta giudiziaria sulla strage di Bologna. Ma si tratta soltanto di alcuni esempi. Il rapporto fiduciario dei Servizi con l'autorità d1 governo è stato molto spesso distorto e le garanzie di riservatezza sono state strumentalizzate, per coprire il perseguimento di fini eversivi, l'1llesalità nei comportamenti, l'abuso nell'ammimstrazione ed infine l'appropriazione di denaro pubblico. Quest'ultima attività illecita è al centro delle vicende giudiziarie che hanno riguardato il Sisde: una spartizione dei fondi riservati, che finivano nei conti bancari o nel patrimonio immobiliare di alcuni quadri dirigenti del Servizio; ed ancora non è chiaro fino a che punto giungessero coperture e complicità. Dal fascismo alla guerra fredda Il Servizio segreto militare aveva assunto già durante il Fascismo un ruolo politico relativamente autonomo. Con l'avvento del generale Mario Roatta alla guida del Sim (Servizio informazioni militari), nel 1934, si verificò una svolta. Vi fu un raddoppio dei fondi e un potenziamento della Terza Sezione, addetta al controspionaggio e alla tutela della sicurezza interna. Questa sezione è sempre stata, anche BUONIECATTIVI

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