Amartya India e C RIVISTA
Biblioteca L. Antonio Muratori Della pubblica felicità oggetto de' buoni prìncipi a cura di Cesare Mozzarelli pp. 304, L. 45.000 Saggi Francesca Giusti La nascita dell'agricoltura Aree, tipologie e modelli pp. XIV-226,L. 35.000 Alberto Papuzzi Manuale del giornalista Tecniche e regole di un mestiere Nuova edizione riveduta e ampliata pp. 224, L. 35.000 Nicola Bellini Stato e industria nelle economie contemporanee pp. 134, L. 28.000 DONZELLI EDITORE ROMA I Centauri Aa.Vv. Multiculturalismo e democrazia a cura di Franco Crespi e Roberto Segatori pp. 220, L. 38.000 Aa.Vv. Disuguaglianza e stato sociale Riflessioni sulla crisi del welf are italiano a cura di Enzo Bartocci pp. 156, L. 30.000 Interventi Flavio Baroncelli Il razzismo è una gaffe Eccessi e virtù del «politically correct» pp. xn-108, L.16.000 Meridiana libri Giovanni Montroni Gli uomini del re La nobiltà napoletana nell'Ottocento pp. XXVI-198,L.38.000 Libri di idee
LA TERRA VISTA DALLA LUNA Rivista dell'intervento -~ N.12, febbraio 1996 VOCI sociale Giuseppe Dossetti, Come difendere la Costituzione (2), . Rinaldo Giano/a, Crisi, padroni, sinistra (3), Piergiorgio Giacchè, Governissimo o nuove elezioni (4). MEZZOGIORNO. Marcello Benfante, Giovani e Sud: un ottimismo senza illusioni (15), Giancarlo Mola, Siamo uomini o caporali? Un sistema malavitoso (17). IMMIGRATI. Norman Gobetti, San Salvario: simbolico e immaginario (20). EUROPA. Mimmo Càndito, Atene, Lisbona e Madrid, tre storie (30). SCUOLA. Pasquale Guerra, Riqualificare la scuola? P.e.i., la "Carta dei servizi" (38). MEDIA. Silvana Quadrino, Spacciatori di certezze (39). · ARTE E PARTE. Paolo Rosa, Punto e Caos. Nuove tecniche, nuovi costumi (55), Paolo Mere$"hetti,Il P.alloncino bianco (60), Maria Nadotti, Cinema e donne (61), Marco Borroni, Novita U.s.a.: 11 documentario (62), Vittorio Giacopini, L'Accademia dei Semplici (64), Edoa_rdoCic~lyn, La montagn~ del sale (?5),Gofjredo Fofi, Saf~: ric~rca di salute e ricerca d1 senso (66),Dainzano Abem, Safe: fe malattie dell ambiente (67). POESIA.James Merrill, Settimana della famiglia alla comunità dell'oracolo (71). SALUTE E MALATTIA EPIDEMIOLOGIA Paolo Vineis, Eugenio Paci, La situazione italiana (6). BUONI E CATTIVI SERVIZI SEGRETI Massimo Brutti, Fedeli alla Costituzione? (10). LA CITTA' PALERMO Mq,rcelloBen/ante_, Il m~re 1;on bagn~ Pale_rmo(26), Giacomo Vazarellz, Ordlnana ammm1straz10ne (28). LEZIONI Emi/ Payin, La lunga eredità della pianificazione etnica (32), Ernest Gellner, Le nuove vesti del liberale (35). PIANETA TERRA INDIA Beniamino Natale, Centri e periferie (41), · Amartya Sen, Sviluppo economico e mutamento sociale: India e Cina (44). SUOLE DI VENTO UNIVERSIT A'. Stefano Laffi, Gli studenti nel pallone (74), Carmelo Argentieri, Architettura: il castello e il palazzo (76). CENTRI SOCIALI. Luca Rossomando, Centri sociali: all'ombra di Maradona (78), Piero Pugliese, Bologna, Padova: Dal Link al Pedro (80). ARTE E PARTE. Emiliano Morreale, L'immaginazione e il potere: Benni ed Elianto (82). IMMAGINI fan Banning, Il gulag birmano (tra le pagine 42 e 43). In copertina, Gandhi in una foto Hulton Deutsch /Contrasto I disegni che illustrano questo numero sono di Guido Pigni. Direttore: Goffredo Fofi. Direzione: Gianfranco Bettin, Marcello Flores, Piergiorgio Giacchè, Roberto Koch, Giulio Marcon, Marino Sinibaldi. • Segretariadi redazione: Alessandra Francioni. Collaboratori: Damiano D. Abeni, Roberto Alajmo, Vinicio Albanesi, Enrico Alleva, Guido Armellini, Lucia Annunziata, Ada Becchi, Federica Bellicanta, Marcello Benfante, Stefano Bcnni, Alfonso Berardinelli, Andrea Beretta, Andrea Berrini, Giorgio Bert, Luigi Bobbio, Giacomo Borella, Marisa Bulgheroni, Massimo Brutti, Mimmo Càndito, Francesco Carchedi, Franco Carnevale, Luciano Carri no, Marco Carsetti, Francesco Ccci, Luigi Ciotti, Giancarlo Consonni, Paolo Crepet, Mirta Da Pra, Zita Dazzi, Giancarlo Dc Cataldo, Stefano De Matteis, Elena Fantasia, Grazia Fresco, Rachele Furfaro, Giancarlo Gaeta, Fabio Gambaro, Saverio Gazzelloni, Rinaldo Gianola, Vittorio Giacopini, Giorgio Gomcl, Bianca Guidctti Serra, Gustavo Herling, Stefano Laffi, Filippo LaPorta, Franco Lorcnzo11i, Luigi Manconi, Ambrogio Manenti, Bruno Mari, Roberta Mazzanti, Santina Mobiglia, Giorgio Morbello, Cesare Moreno, Emiliano Morreale, Marco Mottolese, Maria Nadotti, Grazia Neri, Monica Nonno, Sandro Onofri, Raffaele Pastore, Nicola Perrone, Giuseppe Pollicclli, Pietro Polito, Georgene Ranucci, Luca R;istello, Angela Regio, Luca Rossomando, Bardo Seeber, Francesco Sisci, Paola Splendore, Andrea Torna, Alessandro Triulzi, Giacomo Vaiarcll1, Federico Varese, Pietro Vero~ese, Tullio Vinay, Emanuele Vinassa de Regny, Paolo Vineis. Grafica: Carlo Fumian. Hanno contribuitoallapreparazionedi questo numero: Pina Baglioni, Claudio Buttaroni, Monica Campardo, Michele Colucci, Giuseppe Citino, Pietro D'Amore, Ornella Mastrobuoni, Carola Proto, Simona Zanini. I MANOSCRITfl NON VENGONO RESTITUITI- DEI TESTI STRANIERI lJI CUI LA RIVISTA NON t STATA IN GRADO DI RINTRACCIARE GLI AVENTI DIRrrro, Cl OICMIARIAMO PRONTI A Ol'rEMPERARE AGLI OBBLIGHI RELATIVI. La Terra vista dalla Luna iscritta al Tribunale di Roma in data 7.7.'95 al n° 353/95. Direttore responsabile: Goffredo Fofi Edizioni La Terra vista dalla Luna s.r.l. Redazione e amministrazione: via Mentana 26, 00185 Roma, tcl. 06-4467993 (anche fax). Distribuzione in edicola: SO.DI.P. di Angelo Patuzzi spa, via Bettala 18, 20092 Cinisello Balsamo (MI), te!. 02-660301, fax 02-66030320. · Stampa/Sti!Graf della San Paolo Tipografica Editoriale - Via Vigna Jacobini 67/c - Roma Finito di stampare nel mese di febbraio 1996
Come difendere la Costituzione GiuseppeDossetti Questo messaggio è stato inviato da don Giuseppe Dossetti ai partecipanti all'incontro di sabato 3 febbraio scorso a Bologna organizzato dai Comitati per la Costituzione. •• Alcuni amici, tra i convenuti qui questa sera, mi hanno fatto avere, nei giorni scorsi, insistenti appelli perché mandassi anch'io un'espressione del mio pensiero. Sono stato molto restio e m1 c1 rassegno con un certo disagio. Nella mia stentata e faticosa convalescenza, lontano da molte fonti di informazione, non )?Osso espnmere. un vero pensiero, ma soltanto delle impressioni. Non vorrei neppure che se ne prendesse pretesto per confermare un giudizio corrente su di me, cioè di un inguaribile conservatore o di "incantato" della Costituzione vigente, cioè di un irriducibile nostalgico di una stagio11e remota (quasi cinquant'anni) della propria vita, del tutto inconsapevole delle profondissime trasformazioni avvenute nella società italiana e in q·uella mondiale. Il vero è che la mia riflessi on e e l'impegno di quasi tutte le mie deboli forze sono da decenni, e ancor più in questi ultimi mesi e settimane, non concentrate affatto sulla Costituzione italiana e sul relativo dibattito politico. Ho dato e do a questo una minima parte della mia attenzione e meditazione, che si addensano invece su altri temi per me molto più vasti e più profondi e più concreti, quali l'evoluzione, accelerata proprio in queste settimane, della situazione medio-orientale, in cui sono coinvolti, forse anche con rischi non piccoli, molti membri della nostra comunità monastica. E quali ancora i grandi problemi morali e spirituali che si pongono a tutte le società nazionali d'Europa e dell'Occidente intero: in cui sembra sempre più prevalere non solo un pensiero debole, ma un pensiero nichilista, che tende a coinvolgere tutti gli aspetti della vita individuale e della vita associata a tutti i livelli e quasi sembra lambire l'orlo stesso della "Figlia del Re" (vedi salmo 44/45), cioè della stessa società ecclesiale. Queste supreme problematiche, non ininfluenti sulla stessa "querelle" politica italiana, me la fanno apparire, in proporzione, molto meschina e larvale. Ad ogni modo, in questo quadro di problemi e di attenzioni l?,revalenti, non potrei che nbadire ora idee già espresse: non di pura difesa integrale della Costituzione vigente, ma di difesa critica e dinamica. Sempre ferma l'osservanza esatta e leale dell'art.138 sulla procedura di revisione, confermo la mia adesione ad un ragionevole federalismo, purché g~ranti~o da un~, coscienza p1u motivata e p1u matura della unità nazionale; così confermo il mio favore per una riforma profonda del bicameralismo, che riservi solo alla Camera dei Deputati il ruolo proprio della espressione politica del Paese e faccia della seconda Camera una Camera, ineguale, delle Re·- gioni e dei corpi intermedi; e ancora confermo il favore verso un rafforzamento molto robusto della figura del Primo Ministro e una stabilizzazione più accentuata del- !' esecutivo; e, in genere, un mantenimento della distinzione, della pluralità e della diffusione e dell'equilibrio tra centri di potere politico (evidentemente il potere giudiziario, anzitutto, e anche i poteri di garanzia e i f oteri neutri). Di fronte a "fantasma che si aggira" per l'Italia in queste ultimissime settimane, cioè alla proposta di un'elezione popolare diretta del Primo Ministro o del Capo dello Stato, non ini turbo o non mi spavento panicamente. Posso avere, e mantenere, con pacatezza e lucidità, tutte le gravi obiezioni che ho già espresso a Parma, a Bari, a Napoli e che in questi giorni ha ribadito Norberto Bobbio e altre ancora, nei confronti di ogni forma di presidenzialismo. Ma per ora posso solo manifestare una impressione pregiudiziale sul modo di evocazione di 9.uesto fantasma, cioè incommciare a dire che non è stato certo, e credo che non sarà per parecchio tempo, un modo felice, chiaro, comprensibile alla gente il parlare, un giorno dopo l'altro, di forme confuse e contorte di vari presidenzialismi, più o meno nostrani o importati, delle quali anche coloro che le propugnano non hanno manifestamente conoscenza adeguata e meditata. Inoltre credo che fare ruotare per settimane intere tutta una crisi di governo intorno a problemi istituzionali, sia pure urgenti, come si dice, equivalga a una contorsione violenta dell'urgente più urgente, e cioè della soluzione politica di problemi attualissimi e preliminari, come l'avvio più deciso del risanamento delle finanze pubbliche, la crescente emergenza disoccupazionale soprattutto giovanile, la soluzione di certi nodi del tutto vitali del meridione, le regole per una disciplina anti-trust e per una informazione pubblica o~gettiva e paritari:~· c...?uestourgente pm urgente sembra essere stato ignorato, o comunque del tutto posposto, dalle tre maschere tragiche dei protagonisti principali della crisi; non senza un certo assecondamento da parte del Capo dello Stato. · Tutto questo non può non insinuare un grave dubbio sulla verità e limpidità delle intenzioni di tutti i protagonisti di quest'ultimo "servizio del Paese" (vedi dichiarazione di D'Alema, di "avere adottato l'unico sistema capace di evitare la deriva plebiscitaria"). Non so se le dichiarazioni del Capo dello Stato nel dare l'incarico a Maccanico e quel che Maccanico stesso potrà fare per chiarire questi punti lasciati in sospeso e per rendere l'atmosfera meno torbida, sospetta, evasiva, potranno raggiungere, sia pure tardivamente, un qualche risultato. Certo Maccanico è un uomo molto sperimentato, un vero esperto distillatore di "semplici". Ma ho l'impressione che, abbia o non abbia successo,
non sarà facile congedarlo, assiso com'è sui poteri reali e non sui poteri, oggi attenuati e quasi nominalistici, del Parlamento e dello stesso Capo dello Stato. Detto questo, non mi resta che salutarvi caloro-. samente ed au$urare a tutti, di qualunque opinione siate, un felice e fecondo confronto che aiuti ciascuno alla verifica delle proprie tesi. .♦ Crisi, padroni, sinistra Rinaldo Gianola La crisi politica e istituzionale nel nostro Paese non può essere letta come un sempli'ce scontro, peraltro di modesto interesse, tra D' Alema e Berlusconi, tra il Polo e l'Ulivo, tra i sostenitori del presidenzialismo e i tifosi del parlamento. Va, invece, interpretata per quello che davvero è: il conflitto, lo sbandamento di poteri contrappos.ti, soprattutto economici e finanziari, che dalla fine della stagione della grande consociazione sotto l'ala protettrice della Dc, non hanno ancora trovato interlocutori credibili e fidati, capaci di rappresentarne e tutelarne gli interessi a livello politico. E per iniziare a orientarsi nel poco attraente e confuso mondo della politica bisognerebbe chiamare almeno le cose col loro nome. Che cosa è stato l'inutile e ambizioso tentativo di Antonio Maccanico se non il progetto della grande impresa di andare direttamente al governo con un suo uomo? Altro che un esecutivo per finalizzare le riforme costituzionali, introdurre il cosiddetto semi-presidenzialismo, modificare il sistema elettorale, rendere più semplice la formazione delle maggioranze. Quello che si andava formando, e che è saltato · n~n p~r nobili quest(?ni di pnnc1p10 ma per ben p1u consistenti problemi di portafoglio (i ministeri chiave, il salvataggio della Fininvest, l'amnistia per gli inquisiti di Mani pulite), era il governo della Fiat e di Mediobanca, gli unici veri poteri già governati da un'oligarchia che se ne frega cd-i costituzioni, assemblee, voti, magg10ranze. Il capitale italiano ha bisogno di uomini di totale fiducia e di grande capacità di navigazione nei man procellosi della politica. Per qualche tempo, molto breve per la verità, si era illuso che potesse essere Silvio Berlusconoi l'uomo giusto, ma non è.stato così. Troppo rissoso, impresentabile all'estero, avvolto da dubbi sulla creazione del ]?rimo miliardo e da troppe 111chieste giudiziarie. Poi è toccato a Lamberto Dini, un tecnico che ha presto compreso l'arte dorotea del governo, ma giocava troppo da solo, voleva addirittura arginare le ambizioni di Enrico Cuccia e del grande capitale su alcuni bocconi prelibati dell' economia pubblica, come la privatizzazione delle telecomunicazioni e dell'energia elettrica. Poi è venuto il turno di Maccanico, già presidente di Mediobanca, un fedelissimo dei salotti, e domani chissà a chi toccherà. L'ascesa di personaggi di questo genere ben rappresenta la crescente discrasia tra la turbolenta, inefficiente politica, e la voracità, dunque la prevalenza, degli interessi del capitale privato. Quello che emerge limpidamente dall'ultima crisi politica è che le ragioni e il consenso dell'esistenza di un governo non si trovano sull'ampia base parlamentare di cui può o meno disporre, ma nell'investitura ricevuta dai poteri extra-parlamentari: quelli economici, finanziari dei Cuccia e degli A~nelli che oggi, dopo Maccamco, pensano già al futuro cavallo da lanciare. La crisi italiana, più che politica e istituzionale, è di potere. La grande impresa, almeno nelle sue espressioni che contano, fronteggia con difficoltà e con crescente timore sfide assolutamente nuove e dall'esito incerto, rappresentate dalla globalizzazione dei mercati, dalla feroce competitività di potenze economiche emergenti, e vede esaurirsi il magico volano della svalutazione della lira, che dal 1992 a oggi ha consentito di recuperare terreno e di nascondere i ritardi di internazionalizzazione e innovazione delle imprese. Il capitalismo privato ha un'assoluta necessità di essere protetto almeno sul fronte interno, di poter contare su un governo comprensivo, ca_pacedi tenere a bada i sindacati, controlare il conflitto sociale e privatizzare i gioielli dell'economia pubblica senza ritardi e a prezzi di favore come è già successo con le banche pubbliche Comit e Credit. In questo contesto la natura stessa del presunto dibattito sulle riforme costituzionali è puramente tecnica ed esclusivamente funzionale a un obiettivo: garantire maggioranze e governi forti, duraturi, indiscutibili. Le formule come il semipresidenzialismo o il maggioritario puro sono delle semplici tecnicalità per definire le nuove forme del potere che devono, nella logica della grande impresa, essere identificate in una figura istituzionale "forte", sia un presidente della Repubbli.::a con ampi poteri o un esecutivo il più possibile sganciato dal parlamento, svincolato da controlli e garanzie. C'è. in questa vocazione maggioritaria a ogni costo, falsamente alimentata dall'esigenza della governabilità, la filosofia del "fargliela pagare": alle sinistre, alle oppposizioni sociali, ai non allineati, a quelli che non ritengono il mercato un totem indiscutibile al quale sacrificare tutto. Si pensi all'incongruenza di un confronto - peraltro limitato a Fini, Berlusconi, D' Alema, a un sessantenne professore toscano che da vent'anni vive a New York, a un paio di direttori di quotidiani e tv - come quello sul presidenzialismo e sui poteri del parlamento. In Francia ci invidiano, come ha scritto "Le Monde", la forza del nostro parlamento, vera garanzia a pericolose derive. In Gran Bretagna si sta pensando - l'ha proposto l'eversivo "Economist" mentre il leader laburista Tony Blair, tanto apprezzato dalla nostra sinistra per il suo modernismo, vuole proporre un referendum ~ alla revisione del sistema elettorale maggioritario basato sul turno unico, perché non più adatto a rappresentare democraticamente la complessità della società inglese, e che costringe, tanto per fare un esempio, un partito come il liberale, stimato di circa un quinto dei consensi Y.QQ
elettorali, ai margini del panorama politico, senza poteri. E mentre in Europa, nei paesi dai governi e dalle istituzioni autorevoli e a volte forse autoritari si rimettono in discussione storici principi maggioritari, noi imbocchiamo la stessa strada che altri pensano di abbandonare. St~pisce sopratt~tto c~e qu est1 progetti sem1-pres1denziali, di revisione costituzionale, maturino o almeno trovino consenso anche ai vertici del maggior partito della sinistra. Ma dove sono Governissimo o nuove elezioni PiergiorgioGiacchè Siamo appena usciti dal travaglio del governissimo, dal tentativo, che sembrava vincente e che forse verrà assiduamente riproposto, di una grande e storica intesa, di una destra che finalmente sembrava sapesse quel che vuole la sinistra, di un terzo inizio della seconda repubblica, dell'ingresso fra le grandi democrazie occidentali (tutte dotate di un Presidente o almeno di un semi-presidente "alla francese") ... attendti come al solito alla "reazione dei mercati". C'è ancora un leggero scollamento tra cultura politica e società civile, poiché, malgrado si siano intensificate le pagine e le rubriche di economia e finanza, le donne di casa e gli uomini della strada vanno a verificare di persona alla coop o al mercato coperto del quartiere, per vedere se i broccoli hanno alzato la cresta. Alcuni economisti all'americana direbbero che non sono poi così ingenui né lontani dal vero, ma questa consolazione non cambia la loro (e nostra) ignoranza e soprattutto la loro (e nostra) impotenza. Sta di fatto che la verifica della spesa e soprattutto del taglio delle spese (dei servizi, della salute, della scuola ...) è sempre negativa mentre quella "dei mercati" sta diventando positiva. E, peraltro, come potrebbe non esserlo, visto che l'Italia non avrà politiche gli organi decisionali? Non si può lasciar decidere solo a D' Alema - che, proprio per questo viene accettato al tavolo di Fini e Berlusconi. Quel tavolo, forse, è definitivamente saltato. Ma non può che preoccupare una politica di quello che rimane delle forze di sinistra, tutta interna al Palazzo, largamente inconcludente e incomprensibile, sganciata completamente dalle realtà sociali ed economiche del Paese. Cara sinistra, c'è qualcosa che non va. ♦ e politici eccezionali ma sul piano della "continuità del governo" è un inarrivabile modello europeo? Amato, Ciampi, Dini e il tentativo di Maccanico costituiscono la serie più omogenea di primi ministri che si sia succeduta fin qui. In quanto·"tecnici" si preservano dai conflitti e dai progetti, in quanto "uomini" non rappresentano nessuno ma sono parte di un'élite che da sempre se ne ride dei grotteschi e provinciali tentativi della massoneria deviata o della mafia infiltrata: da anni la Confindustria, la Banca d'Italia e la Fiat governano come si deve questo nostro paese; da anni non usano medi azioni o mediatori ma si esibiscono e si alternano direttamente sulla scena politica; da anni, governo virtuale e potere reale stanno in un rapporto così stretto e armonico che i poveri craxi di una volta se lo sognavano. Mai vista una compattezza più granitica e un decisionismo più scorrevole. Al confronto il vecchio bailamme delle correnti democristiane alternate (con o senza quelli che ieri - quando la metafora d'obbligo era celeste - si chiamavano i satelliti e che oggi, al passo con i tempi e i prob lem1 dell.'ecologia, si sono mimetizzati da alberi e cespugli sempreverdi) era il m~ssimo della caotica instabilità. Il problema, che sembrava finalmente risolto, era dopo tutto di tipo sociale: gli avvocaticchi e i faccendieri di una borghesia più piccola e più povera erano inevitabilmente più tentati dal furto e più esposti allo scandalo. La questione morale l'hanno certo aggredita i magistrati, ma, almeno nelle altissime sfere, l'hanno· risolta i potenti. Quelli che non hanno ·bisogno di organizzare su di sé il consenso, dato che vanno al governo senza passare per il Parlamento, e soprattutto quelli che non hanno bisogno né tentazione di rubare, visto che sono ricchi datati, ovvero hanno già rubato da tempo e talvolta persino senza commettere reato. Forse per questo l'unico attentato alla continuità è stato quello del governo Berlusconi, cioè del rappresentante della vera e unica contraddizione in seno alla classe dominante. Visto il vuoto dei partiti, ha creduto a un vuoto di potere, e allora con la sua cordata di salumieri, tondinari, assicuratori, impresari edili, ecc., ha pensato bene di farsi largo e di dare spazio all'Italia Forte di cui lui è il vero leader e il primo recordman. La sua parentesi ministeriale non ha però avuto una buona reazione dai mercati: hanno subito compreso che si trattava di uno sgradevole e rischioso episodio di lotta di classe (dentro la stessa classe, direbbe Marx, ma sbaglierebbe), e hanno scoraggiato decisamente il suo sforzo. Altro che ribaltone! Tutto il cartone animato che la tv ha mandato in onda, dando colpa e peso a Bossi o perfino a Buttiglione, è stata una drammatizzazione al fine di andare incontro ai gusti e di facilitare la comprensione degli eventi a chi conosce e frequenta soltanto il mercato rionale e, mal_grado giochi in borsa e s'informi sulle quotazioni della lira, non lo fa in modo diverso da quando gioca al lotto o spera nella lotteria. Ma intendiamoci, la telenovela della politica interessa la massa non perché sia stupida, ma perché è nominata e spesso è inserita fra i protagonisti; è il suo narcisimo che la spin$e a dar credito e credibilità a1movimenti e ai mutamenti dei due Poli contrapposti che giocano al1' estenuante tiro della fune, mentre però s'è accorta che si sono resi finalmente visibili, e sovente scendono in campo, proprio quelli che tengono i
fili (o i loro parenti stretti o i loro più fidati maggiordomi). Dal punto di vista della trasparenza si è dunque andati molto più avanti che da quello dell'onestà: è sotto gli occhi di tutti, ormai, come funzioni il potere, alias governo, alias amministrazione, alias contabilità degli affari pubblici. Ogni responsabile di condominio o possessore di un libretto di risparmio - che sia uomo di casa o donna di strada - è oggi in grado di comprendere che è la vile e bassa ragioneria quella che conta (in tutti i sensi), ma questo non è soddisfacente, non lo gratifica come spettatore e comparsa, non lo solletica a candidarsi fra i prossimi attori delle elezioni locali o nazionali. La sua difesa della politica dei partiti di oggi è legata davvero all'affezione sportiva o al suo gusto per lo spettacolo delle opinioni, che ha decisamente soppiantanto il vecchio "dibattito". Il dibattito; riconosciamolo, era difficile: chi voleva parteciparvi doveva faticosamente frequentare parrocchie o sezioni, passare attraverso interminabili riunioni, leggere le dispense e i volantini in cui venivano rispettivamente raccolti i progetti e gli slogans - tutti mal"edettamente complicati - in un linguaggio artificioso e parallelo indispensabile. Oggi invece la politica è la sua immagine, e vivaddio siamo tutti più preparati a rece- . pirla, anche perché è vero che si è tutti un po' disponibili ad accettare una parte qualunque nel film o a far capolino in una delle frequenti e periferiche foto di gruppo. Questo vuol però dire che, quando si dice che "è in crisi l'immagine della politica o dei politici", l'allarme è davvero grande: vuol dire che sta cadendo la faccia insieme al trucco. E l'affannarsi delle telecamere e delle dichiarazioni, qualche concessione allo sgarbo e qualche scivolone nella volgarità, qualche rivelazione, sparizione, agnizione o altri intercambiaoili coups de théatre, sono indispensabili a sorre~- gere una trama in cui altrimenti non succederebbe nulla. Per contro, la liturgia solenne del Quirinale e della Banca d'Italia, della Confindustria e delle Grandi Famiglie (che poi si riassumono in una soltanto), ognuno vede e capisce al volo come e perché sia una faccenda diversa. A quei riti, è vero, si affacciano con diritto di parola anche i Tre Sindacati, e perfino la lunga fila di quei Leaders, che poi hanno le parti maggiori nell'altra più popolare e accessibile rappresentazione. Ma il pubbli~o non può dire più ~i essere mgannato, non fa pm confusione - se non volontariamente e proditoriamente - fra i due compiti e i due livelli, dello Stato o del suo Teatro. Ormai è chiaro che Amato, Ciampi, Dini e ma~ari Maccanico sono i ragiomeri-capo di un gioco freddo e un tantino noioso che davvero ci riguarda, ma che noi non guardiamo volentieri. A noi non piace il gioco vero del governo, piace la lotta e la lotteria di quelli che da anni si stanno preparando per una rivoluzione o meglio per una restaurazione che forse non gli riuscirà più: quella che in fondo ci riporterebbe ai bei tempi in cui i tecnici e i ragionieri lavoravano e contavano . nell'ombra, in cui le mediobanche e i grandi patroni non si fidavano soltanto dei dipendenti e dei parenti, ma concedevano fiducia agli avvocaticchi e professoroni, ai funzionari di carriera o sindacalisti di successo, ai siornalisti di fama o agli stilisti di grido, che riempivano non soltanto il Parlamento e ·1a Tv, ma a pieno titolo comparivano nelle locandine dello spettacolo politico più avvincente d'Europa. Ecco perché, mentre nelle alte sfere, il governissimo numero quattro stava per succedere al terzo con spietata e rassicurante regolarità, noi guardavamo, e guardiamo ancora, fiduciosi e ingenui spettatori, verso il teatrino popolare della politica del dentro casa (perché c'è la tv), ieri del sotto casa (c'era la piazza), attendendo di sapere come finisce la storia dei nostri beniamini. Già, perché in fondo anche Maccanico e persino Agnelli - m'è sfuggito! - deve in qualche modo fare i conti, se non con la democrazia politica, almeno con lo spettacolo democratico della politica. Ecco perché, al di sotto dei loro piani nobili, c'è ancora tutto un pianeta di semigiovani impiegati dalla faccia pulita (un tempo li chiamavano yuppies ma ancora prima si sarebbero detti ca~iufficio), i più emergenti dei quali si esibiscono in continuazione sotto il fuoco di fila delle domande di altri impiegati più casual (telecronisti che un tempo si sarebbero limitati a fare i paparazzi), come se fossero davvero loro a contare n.el presente e a costruire il futuro. Una gigantesca e instancabile macchina di rilevazione delf'opinione stimola continuamente la Gente (cognome politico di tutti quelli che propriamente hanno il nome di "consumatori") a optare per l'immagine, la voce, il buonsenso (mai più le idee) e stabilire così incessanti classifiche, · come se quegli impiegati fossero davvero in gara. Non è colpa di nessuno se mediamente preferiscono il biondino con gli occhiali rispetto al moretto con i baffi. Oggi come oggi, fa più Fini. ♦
SALUTE E MALATTIA EPIDEMIOLOGIA Paolo Vineis Eugenio Paci LA SITUAZIONE ITALIANA Paolo Vineis, Eugenio Paci Eugenio Paci lavora al Centro per lo studio e la prevenzione oncologicadi Firenze. PaoloVineislavoraal Dipartimento di scienzebiomediche e oncologiaumana dell'Universitàdi Torino. ♦ La legge del 1978 che doveva creare il servizio sanitario nazionale italiano (Ssn) e porre rimedio al carattere frammentario dell'assistenza sanitaria, in re~ltà non è mai ,stata applicata completamente, m parte perche ostacolata dagli interessi personali di diversi gruppi e agenzie. Nel 1993 è stata approvata una nuova legge che ha introdotto la cosiddetta "concorrenza controllata", anche se non si sa ancora se questa normativa sarà in grado di risolvere alcuni dei problemi più gravi del servizio sanitario, e si temono gli effetti che la concorrenza controllata o l'economia di mercato potrebbero avere sulle gravi discrepanze che già esist6no tra le diverse aree geografiche, specialmente tra nord e sud d'Italia. Questo timore potrebbe rivelarsi fondato se le modifiche finanziarie non saranno accompagnate da una solida ottica epidemiologica, un'ottica che in Italia è stata sempre trascurata. La crisi del sistema sanitario nazionale italiano non differisce granché da quella che attraversano altri paesi industrializzati, anche se alcuni aspetti sono caratteristici dell'It<Ìlia. In passato le decisioni del governo si sono basate più sugli asretti politici che sugli elementi tecnici: non esiste infatti una cultura che privilegi la ricerca empirica nelle scelte politiche. La necessità di stabilire un legame tra scienza e politica è sorta solo recentemente, quando le diverse parti del sistema assistenziale e sanitario hanno iniziato a dialogare fra loro. Questo articolo vuole illustrare alcuni punti chiave delle condizioni sanitarie della popolazione e della struttura sanitaria in Italia per individuare gli aspetti critici che potrebbero essere seriamente minacciati dalle politiche future. Lo scopo principale è quello di evidenziare il potenziale contributo dell'el'idemiologia, fino ad oggi trascurato, nell'affrontare la crisi del Ssn. Un'attenzione particolare verrà SALUTE E MALA'ITIA rivolta alle differenze tra nord e sud, poiché sia l'epidemiologia delle patologie comuni, sia il funzionamento dei servizi sanitari variano a seconda delle regioni ed è quindi indispensabile effettuare delle analisi distinte. Per molto tempo il sud ha avuto un'economia più povera risf etto alle regioni settentrionali e gli sforzi de governo si sono concentrati più sul problema della disoccupazione di massa che sull'uso efficiente ed efficace delle risorse pubbliche. Condi_zioni di vita e salute pubblica: alcuni esempi Secondo l'Atlante europeo delle morti evitabili,1-2 mentre i tassi di mortalità per la maggior parte delle cause di decesso in Italia sono vicini alle medie europee, in alcuni casi se ne discostano. In particolare, le regioni del sud presentano un'incidenza dei decessi causati da cardiopatia reumatica (5-44 anni) da due a quattro volte superiore rispetto alla media europea. Anche i decessi dovuti a cancro della cervice uterina sono molto più frequenti nelle regioni meridionali (Sicilia, Puglia, Calabria). Mentre la maggiore mortalità per cardiopatia reumatica e. cancro della cervice suggerisce la presenza di problemi igienici cronici, un altro fattore determinante potrebbe essere l' organizzazione dell'assistenza sanitaria. :È stato proposto che la dis_tribuzione disomogenea dei decessi per cardiopatia reumatica è almeno in parte dovuta a un insufficiente trattamento dei pazienti affetti da febbre reumatica, piuttosto che a una diversa incidenza della febbre reumatica stessa. Nel caso del cancro della cervice, la disponibilità dello striscio vaginale (Pap test) non è uguale in tutte le regioni italiane. Secondo una ricerca, il numero di Pap test effettuati su 100 donne nel 1986 era di 22,5 nel nord e solo 10,8 nel sud. 3 Distribuzione non uniforme di apparecchiature ad alta tecnologia In Italia l'apparecchiatura diagnostica avanzata è evidentemente distribuita in modo non uniforme. La disponibilità della tomografia computerizzata è di circa 1 scanner ogni 110.000 abitanti nelle regioni del nord e del centro e di 1 ogni 172.000 abitanti nel sud. L'apparecchiatura per la risonanza magnetica ha una den·sità di 1 strumento ogni 500.000 abitanti nel nord contro 1 o~ni 900.000 abitanti del sud. Il rapporto raggiunge i valori di 1 ogni 500.000 abitanti (nord) e 1 ogni 1.200.000 (sud) per quanto riguarda gli acceleratori lineari (dati inediti che si riferiscono al 1992, Ministero della Sanità, 1993). Questa distribuzione irregolare non indica
necessariamente una carenza di apparecchiature. L'esempio dei litotritori è significativo: ne esistono circa 1 ogni 500.000 abitanti in ognuna delle grandi aree italiane, una densità di gran lunga superiore alla maggior parte dei paesi europei. Nel 1989, per esempio, in Gran Bretagna c'era 1 litotritore ogni 3.770.000 abitanti, m Danimarca 1 ogni 1.700.000 e in Francia 1 ogni 1.500.000 mentre in Italia il rapporto era già di 1 ogni 800.000 abitanti 4 • Tuttavia, la maggior parte dei litotritori (il 58%) appartiene al settore privato 4 • Paradossalmente, mentre da un lato c'è questa disponibilità di strumentazione avanzata, dall'altro se ne fa uno scarso utilizzo. Nella maggior parte degli ospedali pubblici, infatti, molti macchinari costosi vengono utilizzati solo la mattina per poche ore. Densità degli ospedali pubblici e privati Il settore privato è più sviluppato nel sud che nel nord. P~r esempio, il 26% dei posti letto in Campania e il 34% di quelli nel Lazio si trovano in strutture private contro il 13% in Piemonte e il 16% in Lombardia 5.Tuttavia bi- . sogna considerare che in Italia le condizioni del settore privato sono molto particolari, poiché tuttora è strettamente legato al settore pubblico. Secondo gli accordi tra il sistema sanitario nazionale e gli. ospedali o i laboratori privati, i pazienti che non possono essere accolti nel settore pubblico, ad esempio a causa dei tempi lunghi delle liste d'attesa, vengono curati da$li istituti privati, successivamente rimborsati dal Ssn. Ovviamente questo tipo di rapporto tra strutture pubbliche e private non ha nulla a che vedere con la "concorrenza controllata", ma provoca piuttosto una riduzione della produmvità del settore pubblico per almeno due motivi. In primo luogo il settore pubblico non è spinto a risolvere i propri problemi, quali i tempi delle liste d'attesa, anzi in alcuni casi sembra che questi tempi si allunghino sempre più proprio per permettere alle cliniche private di aumentare la propria attività. Inoltre, buona parte del personale medico ha un doppio lavoro in un ospedale pubblico e in uno privato, il che comporta uno scarso utilizzo delle risorse, dato che le attrezzature e le strutture pubbliche (in particolare le s.ale operatorie) vengono usate solo per un periodo di tempo limitato. Sia la distribuzione degli osp~- dali privati nel sud che il loro particolare rapporto economico con il settore pubblico sono le conseguenze di un'influenza più politica che tecnico-scientifica sulla gestione del sistema sanitario. Tra i motivi per cui al meridione il settore privato è più diffuso ci sono la mancanza d1 una tradizione di servizi pubblici efficienti, uno sviluppo rapido e tumultuoso della medicina nel secondo dopoguerra e l'intreccio tra politiche nazionali e gruppi locali dell'am- . ministrazione sanitaria. Tuttavia, bisogna ammettere che questo quadro non è tipico solo del settore sanitario, ma si estende a tutti i servizi pubblici del sud Italia. Variabilità clinica: l'esempio del tumore al seno Dai dati risulta che in Italia la pratica clinica può subire notevoli variazioni interregionali. Il trattamento clinico del tumore al seno, ad esempio, è stato ampiamente studiato e ha dimostrato di essere soggetto a molte variazioni. Uno dei risultati più sorprendenti di uno studio recente condotto su 1724 pazienti colpite da tumore al seno è stata la scoperta che in due regioni meridionali la percentuale di donne affette da questo tipo di patologia sottoposte a termografia (un esame ormai superato) era del 26% in Puglia e del 14% in Sicilia, mentre al nord la percentuale oscillava tra l'l e 1'8%. 6 Una scala indicativa del grado di completezza e adeguatezza delle procedure dia$nostiche, con valori compresi tra Oe 100, ha rivelato valori che andavano da un minimo di 40 per la Calabria a un massimo di 89 per la Valle d 'Aosta. Il trattamento terapeutico delle pazienti, inoltre, spesso è risultato discutibile: la percentuale di paziel)ti sottoposti a intervento chirurgico adeguato oscillava tra il 52% della Calabria e 1'88% dell'Umbria 6 • Per quanto riguarda lo screening mammografico, nel 1991 esistevano 226 unità per la SALUTEEMALATTIA
mammografia negli ospedali pubblici e 50 in quelli privati nelle regioni del nord, mentre erano rispettivamente 108 e 23 nel centro e 66 e 79 nel sud7 • In base ai protocolli internazionali per lo screening mammografico, è stato calcolato che il numero delle unità è in genere sufficiente nel nord e nel centro, ma che è scarso nel sud, dove esse dovrebbero essere 167 anziché le effettive 145 unità (stime del 1991). Anche la collaborazione delle donne nei programmi di screening non è affatto totale, né è distribuita uniformemente. Secondo gli studi effettuati nelle regioni del nord meno di una donna su 10 (con età compresa tra 18 e 69 anni) si è sottoposta a mammografia almeno una volta e nel meridione le cifre sono certamente molto inferiori. Tuttavia, nel sud la situazione sta cambiando rapidamente. Verifica di qualità La verifica di qualità è uno dei punti chiave della riforma approvata nel· 1993. Per molto tempo, infatti, in Italia veniva effettuato solo il tipo di controllo di qualità previsto dalle procedure di autorizzazione e registrazione. Nel 1992 il Ministero della Sanità ha varato un programma nazionale che prevedeva un sistema di commissioni regionali per l'accertamento della qualità, ma le commissioni sono state nominate solo in 13 regioni e gli specifici programmi di verifica di qualità sono stati notificati da meno del 14% delle 700 unità sanitarie locali. Ciò che è importante sottolineare è che la verifica di qualità dovrebbe essere un obiettivo per migliorare l'efficacia dell'assistenza SALUTEEMALAITIA sanitaria e non solo per concentrarsi sull' efficienza manageriale. L'efficienza ha a che vedere soprattutto con la combinazione ottimale delle risorse e presuppone già un'adeguata conoscenza della buona pratica medica. In Italia l'esperienza nell'orgamzzazione di conferenze di consenso e lo sviluppo di linee guida è alquanto scarsa, ma è questa la strada da percorrere se si vuole ottenere una verifica di qualità efficace. 8 Oltre alla precedenza data all'efficienza piuttosto che all'efficacia, in Italia l'accertamento della qualità è sempre stato considerato un'attività di routine priva di un reale effetto sull'organizzazione e il funzionamento dei servizi samtari. Conclusioni Le recenti innovazioni legislative mirano a introdurre la "concorrenza controllata" nel servizio sanitario nazionale e a promuovere l'accertamento della qualità all'interno delle strutture sanitarie stesse. Fino ad o~gi c'è stato un enorme divario tra il mondo clmico, la ricerca epidemiologica, lo sviluppo e la distribuzione delle nuove tecnologie mediche e l'amministrazione sanitaria. Le scelte politiche sono state dettate in gran parte da una mentalità superficiale e poco lungimirante, ma proprio perché non è individuabile una linea di condotta precisa non è nemmeno facile formulare delle critiche. In generale c'è sempre stata una certa confusione tra scelte tecniche, obiettivi sociali e indirizzi politici, questi ultimi fino ad oggi do~inati in gran parte da interessi privati e corruz10ne. e::::,
Negli ultimi tre anni l'Italia ha dedicato alcuni congressi importanti al tema della valutazione delle tecnologie, tra cui il congresso del 1993 della Società Internazionale per la Valutazione delle Tecnologie nell'Assistenza Sanitaria, con la partecipazione di epidemiologi, clinici e amministratori sanitari. I congressi della Società Italiana per la Verifica e Revisione di Qualità dell'Assistenza Sanitaria (ottobre 1992) e l'Associazione Italiana di Epidemiologia (Aie, maggio 1993) si sono occupati in particolare della qualità e dell'efficacia dell'assistenza sanitaria italiana. Al congresso dell' Aie gli interventi più importanti riguardavano l'efficacia assistenziale in settori quali neurologia, cardiologia, oncologia, neonatologia, ostetricia, tossicodipendenza, psichiatria e medicina del lavoro. Ai partecipanti si richiedeva di riportare i risultati dei trattamenti con un esito chiaramente efficace o inefficace per ogni settore, di indicare quali fossero le aree che ri- · chiedono un maggiore approfondimento e di individuare le discrepanze tra i risultati scientifici e la diffusione nella pratica medica. Un'enorme quantità di dati, infatti, dimostrano che la pratica clinica è soggetta a grandi variazioni, che l'assistenza inefficace è ancora diffusa e che invece forme di assistenza efficace non sono ancora state del tutto adottate 9 • Il contributo degli epidemiologi su temi quali la valutazione dell'efficacia terapeutica, le conferenze di consenso e le linee guida per la pratica clinica potrebbe aiutare a colmare il divario in Italia tra scienza, pratica clinica e amministrazione sanitaria. Per raggiungere un simile obiettivo, tuttavia, il governo e il Ministero della Sanità devono riconoscere il valore potenziale dell'epidemiologia e delle discipline affini e creare le strutture necessarie, come è avvenuto in Veneto con l'Ufficio per la Valutazione delle Tecnologie per l'Assistenza Sanitaria, il primo esempio di questo tipo in Italia. Una struttura regionale con funzioni simili sarebbe m~lto_utile, sia perché con la n_uovalegge le reg10m hanno un potere maggiore nella pianificazione dell'assistenza sanitaria e nello sfruttamento delle risorse, sia perché ogni regione ha delle esigenze specifiche in materia di assistenza sanitaria. I problemi più comuni che questi uffici dovrebbero affrontare insieme al Ministero della Sanità sono: . la distribuzione non uniforme delle apparecchiature mediche; . il persistere di enormi differenze tra nord e sud, documentate da conseguenze quali per esempio la febbre reumatica; . ·. 1'<1-ltiondice di variabilità nella pratica climca; . la mancanza di una politica chiara nella distribuzione delle apparecchiature ad alta tee-· nolo~ia; . il conseguente razionamento "nascosto", dato che non sembra vengano applicati criteri espliciti per la scelta dei pazienti che possono accedere a risorse scarse o di~omogenee; . il particolare rapporto esistente tra strutture sanitarie pubbliche e private, un rapporto che costituisce un ostacolo all'aumento della produttività attraverso la concorrenza. Questo è solo un breve elenco dei problemi che richiedono in modo evidente una valutazione epidemiologica. Sfortunatamente, sebbene negli ultimi due decenni in Italia l'epidemiologia sia progredita rapidamente, tale sviluppo si è rivelato decisamente disorganico. La ricerca epidemiologica ha raggiunto standard internazionali, ma manca un insegnamento vero e proprio di questa disciplina nell'ambito degli studi di medicina. L'epidemiologia che si insegna all'università è spesso antiquata (epidemiologia delle malattie infettive), decisamente isolata dalle esigenze della sanità pubblica e dall'ambiente clinico e con insegnanti (salvo rare eccezioni) con scarsa esperienza nel campo della ricerca. Per quanto riguarda gli aspetti positivi, la riforma sanitaria offre nuove possibilità per risolvere alcuni dei problemi più gravi del Ssn italiano. Tra gli altri aspetti positivi del sistema sanitario italiano occorre ricordare: la vasta rete di servizi pubblici con personale a tempo pieno e quindi una garanzia di qualità maggiore; l'amministrazione regionale, che dovrebbe evitare i ritardi del sistema centralizzato; l'importanza della normativa recente sulla verifica di sicurezza e qualità; la partecipazione ufficiale dei pazienti e delle loro organizzazioni nell'individuare i problemi e nel proporre delle soluzioni. Ci auguriamo che queste possibilità non vadano sprecate e che gli aspetti positivi della nuova normativa non vengano del tutto dimenticati per privilegiare la privatizzazione e il mercato. Si ringraziano per il prezioso contributo Renaldo Battista, Carlo Favaretti, Richard Hayes e Francesco Taroni. Note 1 Holland W. W. ed. European Community atlas of avoidable death. Oxford, Oxford University Press/Council of Economie Communities, 1988. 2 Morosini P. L., Lauriola P., Magliola E., Feola G., Paul E. M. Le morti evitabili nella valutazione del- !' attività del servizion sanitario. Epidemiologia e Prevenzione 1990; 45: 48-58. 3 Ferraroni M., La Vecchia C., Pagano, R., Negri E., Parazzini F., Decadi A. Patterns of cervical screening utilization in f'taly. Tumori 1989; 75: 521-6. 4 Dirindin N., Vanara F. The diffusion of expensive medicai technologies in ltaly. Proceedings, lnternational Society of Technology Assessment in Health Care. Sorrento May 23-26, 1993. 5 Consiglio Sanitario Nazionale. La salute degli italiani - 1988. Roma: Consiglio Sanitario Nazionale, 1990. 6 Grilli R., Apolone A., Confalonieri C., Nicolucci A., Scorpiglione N., Zola P., Liberati A. La qualità dell'assistenza nelle pazienti con carcinoma della mammella negli anni 1979-1987. Federazione Medica 1991; XLIV (3): 161-7. 7 Franceschi S., Geddes M. La prevenzione dei tumori femminili. In: Geddes M. ed. La salute degli italiani, rapporto 1991. Roma: La Nuova Italia Scientifica, 1991. 8 Taroni F, NHS and quality assurance in Italy. Proceedings: lssues in public health medicine. Rome June 30, 1993.. 9 Taroni F., Tosnoni G., Di Lallo D., Davoli M., Ricci S., Ruggen M., Baldasseroni A. Effectiveness of medicai care. Proceedings: 17th Meeting of the ltalian Association of Epidemiology. Epidemiologia e Prevenzione 1994; 18: 69-118. ♦ SALUTE E MALATTIA
BUONI E CATTIVI I SERVIZI SEGRETI Massimo Brutti FEDELI ALLA COSTITUZIONE? Massimo Brutti Massimo Brutti, parlamentare del Pds, è presidente della commissione parlamentare per i servizi di sicurezza. ♦ Il mercato delle informazioni riservate I Servizi di informazione e sicurezza (detti anche nel lingua$gio corrente "servizi segreti") sono apparati pubblici che dipendono dal Governo. Il loro compito istituzionale consiste nella ricerca di informazioni riservate e nell'acquisizione di notizie in qualsiasi modo rilevanti per la difesa e l'integrità dello Stato e per la sicurezza pubblica. Il termine "intelligence" indica l'insieme di queste attività e ciò che da esse risulta: una scelta ed una elaborazione di · informazioni non accessibili ai fiù, ma raccolte attraverso difficili indagini. I loro prodotto viene messo a disposizione delle autorità di governo e serve ad individuare e prevenire minacce o aggressioni interne ed esterne al territorio nazionale. Il massimo responsabile della politica della sicurezza è nel nostro paese il presidente del Consiglio. Vengono da lui le direttive e le disposizioni per l'organizzazione e il funzionamento dei Servizi i quali, dopo il 1977, sono organizzati secondo una struttura mista, militare e civile. Il Servizio segreto militare, con le sue eropaggini entro le singole Forze armate, contmua ad avere un peso preponderante, sebbene la legge 801 del 1977 abbia cercato di introdurre alcuni contrappesi ed un meccanismo di controllo, sia pure fragilissimo, ma innovativo rispetto alle prassi tradizionali. Il Sismi (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare) ha funzioni informative e di controspionaggio per la difesa della indipendenza e integrità dello Stato. Dipende dal Ministro della Difesa. Il Sisde (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica) si occupa delle minacce eversive contro lo Stato democratico e contro le istituzioni che sono poste a base della Costituzione. Dipende dal Ministro dell'Interno. BUONIE CATTIVI Vi è poi un Comitato esecutivo per i Servizi di informazione e sicurezza (Cesis), posto alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio, e che dovrebbe fornire a questo il supporto tecnico nella funzione di coordinamento dell'attività dei servizi operativi. Ma ha rispetto ad essi poteri molto deboli, limitandosi in sostanza ad elaborare le informazioni forni te, senza poter svolgere una funzione di indirizzo nè tanto meno di direzione, non riuscendo quindi a coordinare effettivamente nè a controllare le attività. Il quadro è completato da reparti ed uffici addetti all'informazione e sicurezza presso ciascuna forza armata o cor_po armato dello Stato. Si tratta dei Sios (Servizi di informazioni operative e situazione), dipendenti dai rispettivi Capi di stato maggiore e dal Ministro della difesa, che agiscono in stretto collegamento con il Sismi. Siamo di fronte ad un complesso di strumenti che dovrebbero servire alla difesa della democrazia e che invece molte volte sono stati usati contro di essa. Detto in termini semplici, è questo il problema. Può essere risolto con un tratto di penna, cioè cqn la drastica soppressione degli apparati di intelligence? Io credo che sarebbe un errore privarsi di questi strumenti solo perchè i caratteri storici del sistema politico italiano ne hanno determinato il cattivo uso e la degenerazione. Esiste un mercato internazionale delle informazioni riservate, con una serie di agenzie, non solo statuali, che operano in esso. E un mercato che attraversa il territorio nazionale, riguarda l'economia, la ricerca, il know-how delle industrie, lo sviluppo del potenziale militare nel mondo, i traffici illeciti. L'intelligence è una merce preziosa. Lo Stato non può disinteressarsene. Non può non intervenire in questa competizione globale. Nel nostro ordinamento costituzionale sono fissati i presupposti per individuare un diritto dello Stato all'informazione e alla prevenzione. I due termini indicano la ricerca di informazioni riservate ed il fatto che essa punti ad anticipare e neutralizzare le attività (spionaggio, minacce allo Stato e alla sua sicurezza) che intende contrastare. Contemporaneamente, nella Costituzione si trovano i limiti entro i quali questo diritto deve essere esercitato: penso all'art. 52, che impone a tutti i cittadini il dovere di difendere la patrja, all'art. 54, che prescrive il dovere di essere fedeli alla Costituzione, all'art. 11, che sancisce il ripudio della guerra, e poi all'intero
complesso dei principi fondamentali, che impegnano la Repubblica (cioè le istituzioni) a riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell'uomo e definiscono il concetto di sovranità popolare, da esercitarsi nei modi e nelle forme che la Costituzione stessa delinea. Naturalmente, dai limiti di un corretto esercizio del diritto dello Stato alla raccolta e all'uso di informazioni riservate esula ogni attività di controllo sulla vita dei cittadini e in particolare su quella degli uomini pubblici e dei partiti. L'acquisizione di informazioni riservate è legittima solo in presenza di minacce alla legalità ed alla sicurezza pubblica. Perciò va considerata abnorme ed ingiustificabile la circostanza, emersa di recente, che il Sisde, tra il 1992 e il 1993, raccoglieva note riservate da una propria fonte informativa a proposito delle indagini giudiziarie condotte sul sistéma della corruzione dal pool di Milano nonchè a proposito di singoli magistrati. È una conferma della necessità di un profondo cambiamento. I servizi italiani: una lunga storia di deviazioni La storia dei Servizi italiani è costellata di deviazioni, cioè di attività che si sono poste in contrasto con il dovere di fedeltà alla Costituzione. La stessa parola "deviazione" è ambigua. Possiamo usarla f er indicare comportamenti che tradivano i modello costituzionale. Oppure per indicare una eccezionalità di situazion1. Solo il primo significato è corretto. Troppo spesso infatti la deviazione è diventata la re~ola nelle attività dei Servizi. Rilevanti setton di questi ap_parati pensavano di essere svincolati dai principi e dalle norme che reggevano lo Stato democratico e si comporta vano di conseguenza: quasi che essi facessero parte di una struttura statale parallela e non visibile, o per lo meno dovessero obbedienza ad altre regole, non esplicitabili. Per molti anni i Servizi segreti hanno raccolto informazioni riservate (o anche pseudoinformazioni negative e infamanti) su personalità pubbliche, prescindendo da ragioni di sicurezza, ma per controllarne illecitamente l'attività o per esercitare pressioni politiche e per mettere in atto ricatti. Basta ricordare i 34.000 fascicoli illegittimi costituiti per iniziativa del generale De Lorenzo all'inizio degli anni '60. Una parte di essi sarebbe poi stata acquisita nell'archivio di Licio Gelli: materiale buono per ricatti. Non va J?Oidimenticato che tra la fine degli anni '70 e l'lilizio degli '80 tutti gli esponenti di vertice dei Servizi erano affiliati alla loggia P2. Ciò deve aver dato luogo ad un ampio travaso informativo. Ançor oggi a Montevideo, in Uruguay, esiste intatto un archivio privato di Gelli, che contiene J?roprio quel tipo di materiale, di cui egli cont1I1ua ad avere la dis_ponibilità. Inoltre I Servizi hanno occultato o sottratto notizie utili alle inchieste giudiziarie relative al terrorismo delle stragi e in più hanno costruito falsi indizi ed elementi di prova fuorvianti per depistare le indagini. Basta ricordare le false informazioni e le interferenze nelle indagini sulla strage di Piazza Fontana, i collegamenti tra il Servizio segreto militare e i gruppi eversivi di destra (il ruolo di cerniera era svolto dal neofascista Guido Giannettini, collaboratore del Servizio), le complesse atività di deP,istaggio attuate per proteggere i res_ponsabili della strage di Peteano (1972); e poi il caso dei due ufficiali del Sismi, Belmonte e Musumeci, affiliati a logge massoniche coperte, condannati per aver inscenato un finto attentato, con falsi elementi di _prova,allo scopo di sviare l'inchiesta giudiziaria sulla strage di Bologna. Ma si tratta soltanto di alcuni esempi. Il rapporto fiduciario dei Servizi con l'autorità d1 governo è stato molto spesso distorto e le garanzie di riservatezza sono state strumentalizzate, per coprire il perseguimento di fini eversivi, l'1llesalità nei comportamenti, l'abuso nell'ammimstrazione ed infine l'appropriazione di denaro pubblico. Quest'ultima attività illecita è al centro delle vicende giudiziarie che hanno riguardato il Sisde: una spartizione dei fondi riservati, che finivano nei conti bancari o nel patrimonio immobiliare di alcuni quadri dirigenti del Servizio; ed ancora non è chiaro fino a che punto giungessero coperture e complicità. Dal fascismo alla guerra fredda Il Servizio segreto militare aveva assunto già durante il Fascismo un ruolo politico relativamente autonomo. Con l'avvento del generale Mario Roatta alla guida del Sim (Servizio informazioni militari), nel 1934, si verificò una svolta. Vi fu un raddoppio dei fondi e un potenziamento della Terza Sezione, addetta al controspionaggio e alla tutela della sicurezza interna. Questa sezione è sempre stata, anche BUONIECATTIVI
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