La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

La formazione di Gandhi non è né storicista né progressista. "La storia - ~isse a Romain Rolland - ha g1oca~o una parte mini~a nella m1~ formazione: Il mio metodo e empirico. Tutte le mie con~lusioni sono basate su espenenz e personali". In v~ri_tà _i~ Gandhi ci sono alcum gmd1z1 che non sono accettabili (così, almeno penso io). La sua critica radi~ale alla modernità e alla meccanizzazione è la stessa che alimenta le nostalgie "medievaliste" e terzomondiste degli occidentali, attratti_da tutto ciò che è lontano stoncamente e geograficament<;. L'att:ggia: mento di Gandhi non s1 puo accogliere senza mediazion~, ma considerato cum grano salts mette in evidenza la necessità, più che mai impellente, di_porre dei freni alla modermzzazione. Oggi assistiamo a una sorta di rivincita della natur~ nei confronti dell'attività degli uomini, rivincita che no~ rer~ mette più a nessuno d1 dirsi progressista. Un ultimo consiglio ai lettori e agli estimatori di Gandhi. Io amo molto questo per- • sona~gio. Con lui ~o p_assat~ molti anni della mia vita, d1 lui ho parlato ai miei ragazzi all'università non so neppure quante ~olte. Biso~na_ per_ò guardarsi da una sene d1pencoli, che vanno dalla sottovalutazione alla sua trasformazione in un'immaginetta devozionale. Gandhi non era un pensatore organico, era uno sperimentatore: no;11per_nu\l~ ha intitolato Stona dei miei esperimenti co1: la v_e~ità i suoi scritti autob1ograf1c1.Era anche un uomo pieno ?i con~ traddizioni, come tutti quelli che possiedono un'umanit~ ricca. Se non si tiene conto d1 tutto questo, Gandhi _sa~àsì beatificato, ma anche 1rnmediabilmente rimosso. ♦ PACE E GUERRA I pacifisti, la finanziaria e la politica grigioverde Mario Pianta Mauro Pianta, economista, e ricercatore del Cnr, fa parte del Comitato Scientifico dell'Associazione per la pace. ♦ Sempre più distante. In Italia la politica del governo _e i programmi delle forze politiche si stanno allontanando a gran velocità dalle_espe~ienze e dalle richieste dei movimenti della società civile. È successo sull'immigrazione, con il decreto contestato e la manifestazione di Torino del 19 novembre scorso. È successo sull'ambiente, con le polemiche di Verdi e associazioni ambientaliste alla presentazione del programma del!'~- livo. È successo sulla polmca estera con il rilancio della Nato ~ l'interven~o di militari italiani nell'ex Jugoslavia dopo anni_di i~i~i~tive di solid~- rietà dei pac1f1st1e d~po che_ il cinqu~ntesimo a~mve_rsa~1~ dell'Onu aveva visto numrs1 a settembre a Perugia un' Assemblea di 150 popoli delle Nazioni Unite e 80 mila persone partecipare alla marcia Perugia-Assisi per _un'Onu riformata e democratizzata. Sta succedendo, questa volta nel silenzio generale, sulla politica militare e sul bilancio del Ministero della difesa. Il governo Dini, sostenuto da un arco di forze politiche è poco definire "consociativo", ha fatto approvare un bil~ncio del Ministero della d1fesa che prevede per il 199_6_ un~ spesa di 31 mila miliardi contro i 26 mila dell'anno scorso. Tra questi; ci sono 4500 miliardi d~ ~f es~ p~r nuovi armamenti, 1 201/om più dell'anno scorso, con il programma di farli arriva~e a 7000 miliardi l'anno m futuro. In più il g<;>verno~a presentato la versione agg10rnata del "modello di difesa" che delinea una strategia di intervento militare nel Mediterraneo, rafforza le forze armate di professione e c~~ede_una spesa di 78.500 m1liard~ pe~ acquisti di nuove armi nei prossimi 15 anni. Eppure la guerra fredda è fi~ita sei ~nni fa non ci sono mmacce dirette' alla sicurezza militare dell'Italia e i nuovi conflitti locali, come quello _nell'ex Jugoslavia, ci hanno insegnato che la forza militare non serve a porre fine alle guerre. Per 1i più il disarmo - ~ucleare, chimico e convenzionale - e la riduzione della spesa militare sono stati riconosciuti come obiettivi prioritari in molte sedi internazionali, in documenti sottoscritti anche dal governo italiano, per ~sempio pochi mesi fa al v~rtlce_Onu sullo sviluppo sociale d1 Copenaghen. Ma le pressioni delle gerarchie militari, il potere del primo ~enerale che ~ diventato Mimstro della difesa della Repubblica e il blocco di i~- teressi intorno al governo D1ni sono stati più fo~~i d<;ll~ denuncia dei 2730 m1hard1 d1 sprechi nel bilancio militare rilevati quest'anno 1alla Cor~ te dei conti e degli scand_ah che hanno portato sotto Inchiesta 2500 militari rer i_~eati della "tangentopoli militare". E così l'Italia sta prendendo una strada tutta sua: quella dell'aume~to dellà spesa militare e del narmo. Il balzo della spesa militare Vediamo più da vicino che cosa vuole fare il governo. Le previsioni di spesa per il 1996 per il Ministero della Difesa discusse alla Camera sono di 31.392 miliardi_contro i 25.974 miliardi delle previsioni approvat<; nel bila~cio di un anno fa. S1 tratta d1 un aumento del 20,8% che, al netto dell'aumento dei prezzi, porta la cresc~ta d~la _spesa militare a circa 11 16 1/om un anno. Di quest'aumento circa 3196 miliardi sono un trasferimento al bilancio della difesa di spese per i contributi

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