La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

MEZZOGIORNO L'ASSOCIAZIONISMO NEL SUD Marcello Benfante Francesco Ramella Antonio Perna LE DUE FACCE DEL METTERSI INSIEME Marcello Benfante Raccontare il Sud e rendicontare sulle sue reali condizioni sta diventando sempre di più un optional della nostra pubblicistica. Alle pittoresche e abbozzate inchieste giornalistiche delle grandi firme calate dal profondo Nord, il cui capofila è il solito_ambiguo Bocca, si affianca una produzione "indigena" (vedi Claudio Fava) non meno superficiale, fatta di schizzi di viaggio, inconcludenti e ridondanti· chiacchierate fra i soliti noti e consuete litanie politologiche e dietrologiche (dietro le quali c'è il nulla più assoluto). Di sostanza, insomma, neanche l'ombra. Al meglio, come nel caso di Deaglio, alcune notazioni sparse capaci di cogliere per exempla (ma più grazie ad mtuito, empatia e mestiere che a una sistematica disanima di fatti) un'atmosfera, una tendenza, una linea d'evoluzione. E invece, quello che veramente servirebbe per un intervento serio e costruttivo nella realtà meridionale è una lettura scientifica della sua base socio-economica. Un ritorno, se vogliamo, all'approccio originario di Franchetti, Sonnino, Fortunato, Salvemini, Colajanni, Villari, per fare solo alcuni nomi eccellenti dietro i quali c'era un pensiero e un metodo oggi soppiantati dagli imperativi dell'instant-book, della mafiologia nazional-popolare, di una libellistica di pseudo-denuncia che usa materiale statistico grezzo, se non addirittura inattendibile. . Un lavoro, invece, che ci fornisce materiali validi e concreti per avviare un dibattito ed approfondire l'analisi del Mezzogiorno è sicuramente l'indagine condotta da Carlo Trigilia, coadiuvato da Ilvo Damianti e Francesco Ramella, per conto dell'Istituto meridionale di storia e scienze sociali (Imes) e in collaborazione con il Formez. La ricerca appare nei Saggi dell'editore Donzelli col titolo Cultura e sviluppo. L'associazionismo nel Mezzogiorno, MEZZOGIORNO (pagg. 243, lire 40.000). Si tratta del primo c;eris1mento sistematico del vasto e variegato feno- · meno dell'associazionismo culturale meridionale, ed è un'analisi che non manca di offrirci risvolti sorprendenti che possono essere interpretati, con un po' di buona volontà, come segnali di un risveglio del nostro Sud. Risvolti sorprendenti - si diceva - non solo se considerati in relazione a certi stereotipi o a una tradizionale chiave di lettura, ma anche rispetto ad analisi recenti come ad esempio quella di Renato Bru.netta che nel suo (successivo) Sud, edito sempre da Donzelli, afferma che "in una realtà come quella meridionale l'elemento strutturalmente distorsivo è rappresentato da una troppa debole e, spesso, inesistente. società civile, incapace di .comportamenti realmente coor,erativi". Inutile dire che Trigilia non afferma 11 contrario. E però ci mostra, per dirla con le ~arole di Sergio ~oppi, che fi~ma la presentazione al volume, un Mezzog10rno lontano da quella fissità immutabile che di continuo ci viene rappresentata". Secondo Trigilia e i suoi collaboratori, uno dei limiti maggiori del meridionalismo del se-,. condo dopoguerra è stato certamente la sua impostazione rigidamente economicista, che ha indotto a trascurare il contesto istituzionale interno, sia socio-culturale che politico, del Sud. Più che un'esclusione di tale sfera istituzionale, si è trattato di una sua interpretazi~ne (e sottovalutazione) come variabile dipendente, cioè come un'implic_ita conseguenza, logica e cronologica, del sottosviluppo economico. Non è difficile individuare•in questa unilateralità dell'approccio analitico il vizio antico e l'influenza predominante di un certo determinismo economicista marxista, sempre tendente a una enfatizzazione della struttura economica e a una subordinazione degli elementi sovrastrutturali. Trigilia pone giustamente la questione del rapporto fra cultura: e sviluppo in termini di interdipendenza e di reciproco condizi.onamento, intendendo per cultura un "insieme di risorse cognitive, normative ed espressive, che orientano l'interazione sociale". È ovvio che in questa prospettiva l'associazionismo culturale assume le caratteristiche di un decisivo e discriminante "indicatore della vitalità sociale e culturale". Non si tratta, evidentemente, di una cartina di tornasole di immediata e inequivocabile lettura, che possa cioè consentire una metodologia meramente quantitativa e descrittiva. L'associazionismo culturale è anche, e in misura non indifferente,

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