La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

teatro, poi il romanzo, l'opera, il cinema ... Gli scannamenti delle tigri della Malesia di Emilio Salgari - che non mise mai piede da quelle parti del mondo - intrattenevano il lettore e lo allontanavano dalla realtà né più né meno di Miami Vice o di Beautiful. È una funzione essenziale, quella della narrazione di fantasia, e sempre lo sarà, almeno finché non costruiremo la società in cui saremo così felici da non avvertire il bisogno di evaderne. Certo, la tivù atomizza, isola, o meglio contribuisce all'isolamento e all'atomizzazione che la fase di trasformazione dell' organizzazione della produzione che viviamo. attualmente porta con sé. Ma finché la narrazione che fa la tivù viene messa in comune, dà adito a comunicazione tra le persone, finché se ne discute e si ha un'opinione che si mette in discussione con gli altri, va ancora bene. Il rroblema è quando non abbiamo più un'opimone nostra, una visione del mondo nostra, un sistema di valori nostro nel quale inserire il messaggio che ci arriva. È questo il vero probelma, la mancanza di una griglia, il vedere i singoli alberi senza riuscire a cogliere l'insieme della foresta. A quel punto, tutto è possibile. L'F16 che piroetta nel cielo è solo un F16 che piroetta nel cielo, non è uno strumento di morte nell'ambito di un conflitto, di una guerra, con tutto ciò che questo comporta. Lo schermo tivù inoltre è piccolo, non è il cinemascope, è adatto per i primi piani, i dettagli, non per le grandi scene di massa. Non per il contesto. È veloce, di consumo immediato, non comporta la possibilità di riflessione di un giornale o di un libro, ad esempio. È schizzato, né più né meno del nostro tempo. Ma non è la causa della velocità del nostro tempo: è piuttosto un effetto. Se schiaccio continuamente sul telecomando, non è solo perché non trovo mai niente di interessante, ma perché non riesco a fermarmi su niente. Mia madre, avendo cinquantaquattro anni, riesce ancora a vedersi contemporaneamente due film alla volta e non di più. Al massimo, quando è un po' nervosa, se ne guarda tre. Io, quando guardo la tivù, in genere non resisto sullo stesso canale per J?iù di venti secondi, e ho trentun'anni. Immagmo chi ne ha venti, diciotto o quindici. Un altro aspetto: questa sovraesposizione a 1mmagmano, a sogm, a narraz1om frammentarie e non nostre, se non mediata da un nostro personale sistema di valori, da una nostra forza, ha una conseguenza che si chiama frustrazione. Esco di casa, e mi trovo davanti un cartellone con una biondona in guepière che mi dice "vieni a prendermi, tu puoi ... " cerco di afferrarla, ma non è facile come immaginavo ... Giro l'angolo, e un tizio pelatino e bassotto mi guarda sorridendo da un muro e mi dice "il miracolo è a rortata di mano ... il lavoro, la libertà, la felicità ... " agito la mano cercando di afferrare tutto questo, ma mi ritrovo con un pugno di mosche ... Mi fermo davanti a una vetrina e c'è uno schermo, spiagge assolate e cocktail millecolori, brasileire megapoppute e il tutto per solo tremilionisettecentocmquantamila a mezza pensione ... mi frugo in tasca: biglietti usati del tram, scontrini del panettiere che ogni giorno mi costa di più ... beh, spacco la vetrina, mando a quel paese il pelato e vio1 en to la prima ragazzetta che incòntro per strada. Oppure spacco la faccia la primo che passa, possibilmente di pelle nera, tanto per sfogarmi. C'era un bell'articolo sui neonazisti tedeschi, apparso sul settimanale "Der Spiegel" dopo l'attentato incendiario di Mollin, in cui morirono due donne turche e una bambina. Diceva più o meno: "i giovani radicali di destra hanno ben poche cose di cui possono andare fieri: quando ti hanno tolto ogni sicurezza sociale ogni ideale, non rimane che una certezza: di essere tedesco". Si riferiva ai giovani della ex Germania est, a cui sono venuti d'improvviso a mancare il sistema di welfare del socialismo reale e gli ideali nei quali erano cresciuti. Qui in Italia, gli ideali ce li siamo già bevuti da un pezzo, abbiamo avuto a disposizione l'intero decennio precedente a questo per farlo. Ora si vuole smantellare anche il sistema di sicurezza sociale. Non vorrei che, tra non molto, ai nostri giovani concittadini non resti che una certezza, in mezzo al caotico rumore di fondo della società dello spettacolo: di essere italiani, bianchi, ariani. Tanto, è tutto un gioco. Giochi senza frontiere, come cantava Peter Gabriel: "Se gli sguardi potessero uccidere, sicuramente lo farebbero, nei giochi senza frontiere, guerre senza lacrime". E voi sapete quanti morti cadono ogni giorno a ogni incrocio un po' trafficato ... se gli sguardi e i clacson potessero uccidere ... Siamo bambini, irresponsabili, e il campo di gioco è il mondo che ci hanno dato in prestito. "Fate quello che volete, voi potenti, lassù, basta che ci lasciate continuare a giocare". Il brutto della vita nascondiamolo, gli orrori dell'esistenza facciamo finta che non ci siano. La morte di mia nonna paterna fu il primo lutto, nella mia famiglia. A noi nipotini non cc la fecero vedere, non ci portarono nemmeno al funerale. Eppure avevamo dodic.i anni, mica tre. Ci portarono in un negozio di giocattoli e ci dissero: oggi potete comprare quello che volete. È già una fortuna che nella mia giovane psiche in formazione non si sia associata pavlovianamente l'idea che a ogni persona che muore io ne ricavo un vantaggio, giocattoli o chissà, altrimenti rischiavo di diventare un serial-killer ... La morte ci era stata tenuta nascosta. Un fatto importantissimo per la formazione di una persona, il contatto con il lutto, con la morte, e quindi con la vita vera, non fatta solo di giocattoli, ci è stato sottratto. Tieni, siediti lì, stai buono e pensa solo a svagarti. Ma poi, succederà sempre qualcosa che ti riporta alla realtà, anche per i nostri giovani skinheads di Assalto al Paradiso. Ti ci riporta inesorabilmente. Non puoi sfuggire. E se non ti hanno dato e ti sei dato i mezzi per comprendere cosa sta succedendo, cos'è quel dolore folle che provi all'improvviso, da dove viene, che senso ha, all'interno della tua esistenza, beh, fa molto, molto più male. È dura scoprire che il mondo non è il giocattolo che pensavamo. E auguro a quel ragazzo del 59 da Torretta alle Colonne di non dover mai scoprire che anche l'F16 non è un giocattolo, ma uno strumento di morte che sgancia bombe e che uccide. ♦ SUOLE DI VENTO

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