La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

REGGIOCALABRIA VOLONTARIATO E ALTRO Eleonora Scrivo Superficialmente, sembra sorprendente che, in città come Reggio, in cui l'ideologia della destra è, da sempre, radicata e, tuttora, fortemente dominante nelle rappresentanze studentesche, all'interno delle scuole e dell'unjversità, tra i giovani, stia diventando sempre più un punto di riferimento positivo l'impegno sociale del circolo di Legambiente. In realtà, tutto si spiega in virtù dell' esperienza atipica vissuta qui dai volontari ambientalisti. Nuccio Barillà che ne è un po' la figura carismatica, la sintetizza così: "Piace di sicuro il nostro essere, da una parte, duri e intransigenti nel combattere la mentalità mafiosa che asfissia questa città, ma, d'altra parte, è apprezzata anche la nostra apertura al dialogo, la nostra concezione indipendente, allegra, leale della politica e dell'impegno. Da ex calciatore, sono solito dire che possiamo essere sconfitti, ma non siamo mai perdenti." E mentre ancora oggi, a Reggio, quasi tutte · le associazioni di volontariato annaspano tra denunce teoriche e strumentalizzazioni politiche, Nuccio e il suo circolo hanno alle spalle un lavoro enorme, fuori dalle liturgie della politica tradizionale; dieci anni_di battaglie combattute quando era rischioso non solo tentare un impegno, ma anche pensarlo. Così, Nuccio ripercorre le tappe fondamentali di questa esperienza: "Al 'origine del progetto Legambiente, c'era l'impegno del primo gruppo ambientalista, formatosi agli inizi degli anni '80. Abbiamo partecipato alle più importanti battaglie ecopacifiste contro l'installazione degli Fl 6 a Crotone, dei missili a Comiso, della centrale a Gioia Tauro. Da questo ambito più generale, siamo passati a quello specifico della città: abbiamo organizzato manifestazioni per recuperare aree pubbliche occupate abusivamente. In seguito, alcuni di noi hanno trasformato questo impegno, ancora parziale, frammentario, in un'esperienza complessiva, capace di incidere nella gestione politica della città. È nato, così, il circolo Legambiente di Reggio, caratterizzatosi subito per una forte autonomia locale, proprio perché il contesto particolare in cui operavamo richiedeva un tipo di ambientalismo diverso, non astratto e spettacolare, ma soprattutto sociale. Era necessario escogitare strumenti di lotta nuovi, capaci di coinvolgere una città disabituata alla reazione. È nata. così, nel 1983, la Corriregsio, una corsa podistica attraverso le principali vie cittadine, aperta alla partecipazione di tutti. Abbiamo concepito il momento SUOLEDI VENTO sportivo v~ro e rroprio, :.com~ \a conclu_sione di una settimana intensa m cui s1 susseguivano convegni e dibattiti sul tema prescelto che faceva da filo conduttore a tutta la manifestazione. Ebbene, il r,rimo anno ci siamo proposti un obiettivo difficile, apparentemente irraggiungibile, abbiamo infatti collegato l'iniziativa al recupero della collina di Pantimele, un promontorio stupendo che domina ·la nostra città e offre un panorama incantevole. Questa collina era, già da un po', nel mirino degli speculatori mafiosi e dei privati, che la stavano distruggendo. . Noi intendevamo utilizzare la Corrireggio, una manifestazione per così dire "Nazionalpopolare", come strumento di lotta e di protesta. Grazie allo sport che riesce ad essere un collante insostituibile, siamo riusciti a raccogliere migliaia di firme per un esposto che denunciava, dettagliatamente, speculatori e abusivi. Quella è stata la svolta; la magistratura è, infatti, intervenuta ponendo i sigilli alle costruzioni illegali e grazie ai fondi Cee, tra breve, sarà realizzato un parco urbano a Pantimele. Questo costituiva, per noi, l'esempio più concreto di un ambientalismo di frontiera, capace di sfidare la cultura della mafia e dell'illegalità, non con accuse generiche, ma direttamente sul territorio, opponendo a una mentalità supina del disimpegno, una vivace, capace di offrire alternative in una realtà sempre più invivibile. La guerra tra le cosche, infatti, imperversava e lo Stato sembrava ineluttabilmente inerte. A rafforzare l'immagine infernale della provincia di Reggio, contribuivano i segnali che rimbalzavano, attraverso i mass-media, in ogru parte d'Italia. Dall' '83 al '90 ci furono 960 morti ammazzati, il due maggio del '92 a Taurianova, ignoti killer uccisero quattro persone e, dopo aver mozzato la testa a una di esse, la usarono come ·bersaglio per il tiro a segno. Il nove agosto fu ucciso il gmdice Scopelliti. A tali enormità bisognava dar"euna risposta diversa rispetto al passato, enorme appunto e che coinvolgesse tutte le forze sane della città. Incominciava, così, un lento lavoro di cucitura tra tutte le associazioni di volontariato laiche e cattoliche, per creare un coordinamento locale capace di realizzare un progetto grandioso, trasferire la marcia per la pace Perugia-Assisi, al Sud, tradurla nella Reggio-Archi. Archi era additato come il quartiere-mostro, il quartiere-inferno; ebbene noi prendemmo spunto da un pensiero di Calvmo il quale sosteneva che l'inferno non è qualcosa che verrà, ma qualcosa che gli uomini costruiscono stando insieme e due sono i modi per affrontarlo: uno è quello di farne parte, l'altr è quello di valutare chi e cosa, in esso inferno non è disposto a dargli spazio. Ecco, in trentamila, il sei ottobre del '91, entrammo in quell'inferno per capire e per lottare. Quella giornata doveva, infatti, essere un punto di partenza, produrre i suoi frutti nel tempo. Da essa è nato, così, il progetto 6 Ottobre che proprio ad Archi ha operato attivamente. Sono stati organizzati i corsi di doposcuola, i laboratori teatrali e una discarica abusiva è stata trasformata in un campo di calcio, per la prima volta abbiamo contrapposto a un modello di violenza e di distruzione, uno di

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