SCRl1TURA HOLDEN E I BRUCHI Stefano Mula Stefano Mula è allievo della scuola Holden di Torino, fondata e diretta da Alessandro Baricco. • Prima di parlarvi della scuola Holden, vorrei dire due o tre cose sui bruchi: bruco, o baco, nome comune della larva dei lepidotteri. I b. hanno forma allungata, quasi cilindrica, colori vari, spesso ·assai vivaci, tegumenti molli, apparato boccale masticatore, antenne brevi, arti 'toracici di modeste dimensioni, zampe addominali in numero vario e talora assenti. Possono essere glabri, oppure coperti di pelo più o meno folto. Molte specie sono provviste di ghiandole labiali trasformate che secernono la seta con la quale, al momento di divenire crisalidi, i b. tessono un bozzolo di foggia e consistenza varia nel quale si rinchiudono. Quasi tutti i b. sono fitofagi ed alcµni sono assai dannosi per l'agricoltura (Enciclopedia scientifica tecnica Garzanti). A me i bruchi non piacciono (è anche vero che non ho un buon rapporto con la fauna in generale). Però questa voce enciclopedica ha delle potenzialità metaforiche notevoli. Provate a pensare allo scrittore come un bruco. Il bozzolo diventa il suo naturale ritirarsi dal mondo nel solitario atto creativo, e il filo di seta è il filo invisibile che unisce inesorabilmente le parole nel racconto. · Il filo di seta rimanda alla via della seta, la via della seta all'oriente, l'oriente al Gran Khan, il Gran Khan a }.larco Polo, e Marco Polo ad un racconto che si srotola come il filo da un fuso e Rustichello da Pisa che lo raccoglie, Marco Polo e Rustichello da Pisa alla prigione in cui sono rinchiusi, la prigione di nuovo al bozzolo (avete presente quel gioco della settimana enigmistica, il bersaglio?). Non vorrei che gli scrittori veri si offendessero. Oggettivamente, i bruchi non sono proprio una bellezz_a,,a vedersi. Eppu~e pro_- prio questa corporalita bruta (tegumenti molli, pelo folto, tanto per citare) cade a fagiolo per suggerire tutto quello che sta alle spalle dello scrittore, il suo vissuto magari infelice, le sue frustrazioni, le sue imperfezioni. Quando però le cose vanno bene, i tegumenti molli, le zampe etc. non impediscono comunque di creare delle opere formalmente perfette, delle storie che poi viaggiano per conto loro nel mondo, ovvero, l'avevate già capito, delle bellissime farfalle (non vorrei aver messo la testa nel vespaio, tanto per continuare con gli insetti, del- !' eterna disputa tra lo spirito e il corpo) .. Ma il punto è che per il bruco fare ti bozzolo è una cosa naturale. Non che sia facile, striscia per il mondo, magari è pure umido, qualche sbadato e maligno va a finire che lo pesta, deve man_giaretutte quelle foglie (f\tofagia), però alla fme, senza che nessuno gli dica niente, zac, il bozzolo. Nessuno glielo insegna. C'è poi un altro discorso. C'è scritto "molte specie sono provviste di ghiandole labiali", non "tutte le specie sono provviste di _ghiandole labiali". Per molti, ma non per tutti. Allora, se uno non ce la fa., può scrivere lo stesso? No. Capite che il problema non è semplice. Capite tutte le perplessità che ho avuto rrima di iscrivermi alla Holden. Se uno ha le ghiandole, che scriva e basta. Se uno invece è uno scarafasgio ma crede di essere un bruco, non puoi mica trapiantargli le ghiandole. . Insomma, la Hol~en p~q servire a qualco~ sa? Alla fine, ho deciso d1 andare a vedere d1 persona. Mi sono .iscritto al corso di racconto e romanzo. In fondo speravo che le mie ghiandole non si fossero ancora sviluppate bene. Ero molto sulla difensiva, perché noi:i sapevo se gli allievi e docenti avessero capito bene questa faccenda dei bruchi. Niente di peggio che vedersi svolazzare attorno delle farfalle di cartone, o degli scarafaggi (gli insetti ~on !11i piacciono molto). Avevo anche paura d1capire di essere uno scarafaggio. O peggio, che illudessero la gente circa le ghiandole. C'erano poi quelle strizzatine d'occhio sul depliant, frasi tipo "A 50 metri c'è il Po. A 500 la Stampa e altra roba Fiat. Quella c'è sempre". Oppure, "nella speranza che Salinger non lo venga a sapere" (ti viene voglia di telefonare im~ mediatamente in America per di~gl!e,lo).Essere prevenuto è una delle mie spec1altta. Alla fine mi è piaciuto molto. I] corso era articolato in lezioni teoriche, dove si guardavano un po' più da vicino le tecniche usate dagli scrittori "veri", e in lezioni di co!11ment~ai "compiti" settimanalmente assegnati. Le lezioni teoriche, se vi piacciono i libri e se vi piace ·parlarne, sono senz'altro interessanti. Per quanto riguarda i compiti, all'inizio è stimolante, sia perché si vuol fare bella figura, sia perché ci si trova a dover scrivere cose che non si sarebbe mai immaginato di scrivere. Si deve riflettere su e con i vincoli della scrittura, si sperimenta e ci si sperimenta. Alla fine ci si stufa un po' di "dover fare i compiti". Due parole sui docenti: Andrea Canobbio e "l'insegnante d'appoggio" Dalia Oggero non si sono presentati come depositari di formule magiche, ricette di ingegneria genetica etc. Non hanno creato false illusioni. Hanno fatto una cosa onesta. Io ho apprezzato molto soprattutto questo. E poi a me sono simpatici. In generale mi è molto difficile valutare che cosa ho imparato, se non a lunga distanza (le perplessità legate alla faccenda dei bruchi sono rimaste intatte, per cui rimane il dubbio che in realtà non si possa far nulla per le ghiandole). Una cosa mi sento di dire: è veramente molto utile avere la possibilità di essere letti da persone competenti (si possono avere informazioni sull'esistenza delle proprie ghiandole, e sulla loro potenzialità serotina). Poi c'è tutto il contorno, gli scrittori che vengono a parlare del loro lavoro, gli spettacoli, la rossibilità di conoscer~ gente nuova etc. E al di là del fatto che le sedie sono veramente scomodissime (intonate all'arredamento, certo, ma scomodissime) è un posto pulito, illu-
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