La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

Vacis. Sono cambiati i mezzi della comunicazione. Oggi la televisione sembra essere l'unico strumento attraverso cui parlare con qualcun altro. Quindi diventa importante affermare il valore della comunicaz10ne diretta, viva. Voglio dire che la comunicazione televisiva o cinematografica è rapida, istantanea ma la rapidità, l'istantaneità sono in lotta con il tempo, vanno contro il tempo. Il teatro avviene nell'unità di tempo e di spazio, è contemporaneo e contemporaneità è andare con il tempo, non contro. Non è meglio o peggio della televisione, è un'altra co_sa.Il rapporto pedagogico assomiglia al teatro perché avviene in tempo reale mentre le forme dominanti della comunicazione, dello spettacolo contemporanei sono differite, tendono a informare piuttosto che a raccontare. La scuola come il teatro non può fare senza che chi parla e chi ascolta siano contemporaneamente presenti nello stesso spazio. Questo tipo di presenza ha un potere di evocazione e di convocazione che la televisione o il cinema non possono avere. Quindi penso che il •teatro abbia molto da dare .alla scuola e viceversa, ecco perché oggi mi interessa il rapporto pedagogico. Voltolini. Anch'io come scrittore non mi ero mai posto il problema di una scuola per scrittori. Però noi impariamo a scrivere a scuola ... Sono molti ·quelli che hanno dubbi sull'opportunità di una scuola come la "Holden" e in generale sono diffidenti verso_l'idea stessa di scuola. Il loro problema è: si può insegnare a scrivere? Però la stessa domanda non si fa quando si parla, per esempio, di cinema. Se uno vuole imparare come si fa una sceneggiatura trova perfettamente naturale andare a una scuola. La sceneggiatura si può insegnare e il romanzo, la poesia, no? Perché? Vacis. Anche a me non piacciono tanto queste separazioni, mi sembrano fittizie. La "Paolo Grassi" è una scuola di teatro, la "Holden" è una scuola di scrittura, ma io piuttosto eh~ allo s_pecifico, da c~i o.vviamente non si puo prescindere, sono interessato alla scuola in sé. Una scuola produce fenomeni indotti molto interessanti. Per esempio mi accorgo che è il luogo dove meglio posso fare davvero ricerca. Dove posso permettermi domande a cui ancora non so rispondere. Nelle scuole ci sono gli allievi, ci sono gli altri insegnanti che possono cercare insieme a te le risposte. Il laboratorio Teatro Settimo è istituzionalmente, ministerialmente, un centro di ricerca teatrale e io sono convinto che sia uno dei posti in Italia dove si lavora in modo indipendente, però anche al Teatro Settimo si deve comunque tener conto della circuitazione degli spettacoli, dei borderò, una lotta costante contro il tempo. Il collegamento che cerchiamo di mantenere con le scuole serve. a garantire la possibilità di fare ricerca veramente. Voltolini. A me serve questa scuola anche per mettere le cose che mi ronzano per la testa in contatto con il ronzio degli altn. Mi serve per razionalizzare le cose che sto facendo attraverso il confronto. Io non ho mai scritto per il teatro, per esempio, però il fatto di vedere uno spettacolo con te, insieme a te che l'hai fatto, m1manda il cervello in direzioni diverse, nuove ... Sembrano banalità, ovvietà, ma se non c'è un luogo non si possono fare. Vacis. La scuola di cui parliamo è un luogo dell' otium latino, che non è il padre dei vizi come il nostro ozio, ma lo spazio in cui gli specifici si confrontano. Fino a poco tempo fa i problemi dello scrivere, anche per il teatro, a me erano abbastanza estranei. Mentre il fatto che alla "Holden" ci si vede spesso mi permette di seguire i pensieri di voi che scrivete. Lo stesso discorso vale per i musicisti o per chi fa il cinema. Una scuola è un crocevia che ti permette di conciliare gli specifici. È una cosa molto concreta quella che voglio dire: per me è curioso, divertente, vedere te e Baricco che scoprite la fisicità del teatro attraverso le modificazioni che uno spettacolo subisce nel corso delle repliche. Quando Baricco ha rivisto "Novecento" a Milano mi ha detto "... Ma è un altro spettacolo!" Uno spettacolo non è mai finito, è sempre in evoluzione, è vivo ... Dev'essere questa la famosa interdisciplinarità di cui tanto si parlava quando noi andavamo a scuola. Voltolini. È riuscire a capire bene, in profondità i trucchi degli altri per capire meglio i propri. Io vedo che i ragazzi a scuola non hanno inibizioni, hanno delle idee che gli frullano in testa e cercano i linguaggi più adatti a realizzarle. Vacis. È vero che sembra un comportamento generazionale. Molte persone della generazione precedente alla nostra sono diffidenti nei confronti della scuola. Dicono che non si può insegnare a scrivere, che non si può insegnare il teatro. Io penso che il talento, la disposizione naturale, quelli non si possono insegnare. Se uno non ha talento, potrà fare tutte le scuole che vuole senza diventare un artista, ma nessuno di noi pretende di formare degli ·artisti. La scuola non ha soltanto il ruolo della formazione in senso professionale. Quello che diceva·- mo prima, il luogo dell'otium, disegna un ruolo prù esteso che in fondo risponde a una società meno dipendente dai bisogni elementari. Non so se questo sia un be'ne o un male, però una società che ha sempre meno bisogno di produrre utilmente, forse ha bisogno di luoghi che ispirino la produzione in eccesso. Una scuola è investimento nell'invenzione, nel genio anziché soltanto nel consumo indiscriminato di merci ... Noi che siamo nati quando la guerra era già finita da un pezzo, che non abbiamo visto la ricostruzione con la sua necessità di dirigere tutte le azioni all'utilità immediata, forse abbiamo una percezione diversa. Voltolini. Non so se è generazionale, questa . differenza. È più una questione di sensibilità, forse. Io il mio apprendistato l'ho fatto leggendo libri degli altri, naturalmente. Ma solo se mi guardo indietro, se ci penso, mi rendo conto di quali sono stati gli incontri importanti ... Vacis. Quali sono stati? Voltolini. Dos Passos, soprattutto. Quando l'ho letto, tantissimi anni fa, è lì che mi è saltato qualcosa, un salto creativo. Mi sono reso conto che lui usava un modo diverso di raccontare e allora mi sono detto: chissà quanti altri modi ci possono essere. Io avevo letto Hemingway, questo qui era un suo amico ... Vacis. Anche per me Hemingway è un po' SUOLEDI VENTO

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