scuotendo, una volta di più, lo spettatore che si adagia sulla convenzione. Questo è il tempo della s~arauone. Questa è un'epoca in cui sento il àovere spontaneo di scandalizzarmi. Mi scandalizza tutto ciò che non insegna; perciò, da vera scandalizzata, mi rivolto da quell'altra parte, per no~ cont11:- mmarmi. (da Il Teatro Avulso - discorso pronunciato a Ivrea il 25 settembre 1987, in occasione del Convegnp "Memorie e Utopie"). Una tale teatrica sapienza (ove teatrico si configura come punto liminale di coincidenza tra il più-che-sacro e il più-che-profano) e una tale coscienza artistica non potevano limitarsi alla creazione di rappresentazioni, e le attività della Raffaello Sanzio si sono estese incuneandosi in territori aspri e difficili come la pedagogia teatrale e il teatro ragazzi, dal gruppo definito, senza dubbio in modo più appropriato, teatro infantile. Anche in questi approdi, l'impatto con il pensiero della Raffaello è stato singolare e affascinante; i tre spettacoli concepiti per il pubblico infantile: Le favole di Esopo (92), Hansel e Gretel (93) e Buchettino (9?) s_ipresentano come costruz10111monumentali, esperienze che segnano e coll?iscono l'immaginazione, aggiungendo un ulteriore tasvnr, sello alla definizione di un teatro totale e esperienziale. Dal 1988 è nata la Scuola teatrica della Discesa, di "durata permanente", sotto la responsabilità di Caudia Castellucci. Scuola senza diplomi e patente, ove più che il "mestiere" si apprendono uno stare attorno alle cose, attorno ai pensieri, uno sguardo sulla società civile. Tutto questo. peniene al teatro, contiene il teatro. ... Il linguaggio è la porta stretta (Claudia Castellucci nel corso della "Disputa sulla Natura del Teatro" 11-12 novembre 1989) L'Orestea, ultimo lavoro del '95, rappresenta un punto di non ritorno per la Societas Raffaello Sanz10, un crudele abisso di chiarezza segnica che abbandona la significanza della parola. I corpi parlano e sono corpi dolorosi, esposti per la loro stessa capacità di rappresentare, di essere testimoni e guide di una lunga e visionaria discesa negli inferi. Parlano le macchinerie che attorniano i corpi, e ineluttabili li conducono verso un destino ove il tempo è scandito e indistinto insieme, intriso di una clownerie atroce che sconfina nell'incubo notturno. I morti sono vivi e i vivi già morti alla nascita sulla scena, posseduti_ da un potere esterno che li tragh!'!tta nel1 'Averno della coscienza umana. Le voci dei corpi distorte, quasi incomprensibili, ma perennemente rieche~gianti nul- -Ia a~giungono all'infinito silenz10 dei protagonisti. Oreste tace, Oreste è, semplicemente, fuori e dentro di noi, mentre Bianconiglio, come un Caronte mutante racconta storie di strazio e di morte. L 'Orestea è dramma di putrefazione. L 'Orestea pullula di cadaveri. Prima o poi i protagonisti entrano nell'altra parte: quella della morte. Nell'Orestea sono i morti a dare vita all'azione · (Romeo Castellucci, Appunti di un clown, programma di sala di "Orestea", 1995) Rari dunque i Raffaello, che in compagnia di pochi altri, rappresentano la cattiva coscienza di un certo "decadentismo" teatrale. Rari anche i teatri, fino a qualche anno addietro, disposti a ospitare il loro lavoro. Ciò nonostante negli ultimi anni la presenza della Societas Raffaello Sanzio è aumentata. Forse soltanto una goccia destinata a lasciare una traccia profonda. ♦
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