in un dato periodo, altri proprio non possono. Così abbiamo agito in modo da in~urre alcuni cambiamenti molto piccoli, ma costanti, verso comportamenti meno rischiosi che aiutano le persone che usano droga per via endovenosa a rimanere fuori da problemi incredibilmente gravi, come l'infezione da Hiv; e siamo rimasti costantemente disponibili per fornire supporto in modo che questi cambiamenti venissero mantenuti nel tempo. Oltre ai servizi di "scambio" di siringhe abbiamo promosso una notevole espansione del trattamento con metadone, abbiamo organizzato progetti di unità di contatto per le persone che non afferivano ai servizi. esistenti, oltre a programmi specifici di educazione sanitaria per le persone che usano droga per via endovenosa e a campagne pubblicitarie. Un 'ampia varietà di servizi f.? di interventi ... Sì, ma non voglio che crediate che siamo necessariamente molto soddisfatti di tutto ciò che abbiamo fatto, perché ci sono molte cose che non facciamo bene quanto vorremmo. Comunque penso che siamo stati capaci, rispetto ad altri paesi europei, di seguire e di realizzare una linea efficace di riduzione del danno. E qui vorrei che si intendesse un ambito molto specifico per "riduzione del danno" che sta nell'individuare e riconoscere per quello che sono i problemi che devono essere risolti, e di trovare un modo per risolverli o per ridurne la gravità. Non significa intrecciare la pratica della riduzione del danno con i dibattiti sull'antiproibizionismo. Nel Regno Unito la riduzione del danno si è sviluppata in un modo del tutto simile ad altri approcci tradizionali di sanità pubblica. E adesso? Cos'altro c'è da fare? Nel Regno Unito abbiamo ancora dei "vuoti" importanti da colmare: il carcere, l'uso di droga in prigione, la presenza di comportamenti a rischio di infez10ne da Hiv in prigione, la necessità di intervenire per ridurre questi rischi; il riuscire a fare in modo che le autorità penitenziarie superino la propria riluttanza, e che riconoscendo la propria responsabilità nei confronti di ·tutta la società consentano di realizzare in carcere dei buoni programmi di sanità pubblica. E poi ... i comportamenti sessuali: qui praticamente non abbiamo osservato alcun cambiamento. D'altra parte è più o meno lo stesso per le persone che usano droga per via endovenosa di tutta Europa, anz'i è più o meno lo stesso anche nell'ambito della popolazione che non us-a droga per via endovenosa. Infine, stiamo notando un cambio di atteggiamentò del nostro governo nei confronti della droga. L'attuale governo ha posto molta enfasi nel distogliere il centro della propria politica sulla dro~a dalla sanità pubblica, concentrandosi di più su argomenti di criminalità e narcotraffico, sulla diffusione della droga fra i giovani. Così che siamo alquanto preoccupati che i nostri successi di sanità pubblica vengano sminuiti di fronte all'opinione pubblica, mentre andrebbe riconosciuto che si è trattato di buoni interventi e si dovrebbe andar fieri di essere riusciti a realizzarli. Non abbiamo commesso errori in cui sono incorsi altri paesi e vi sono problemi (l'alta prevalenza di infezione da Hiv e il tremendo peso dell' Aids tra le persone che usano droga per via endovenosa) che noi adesso non abbiamo. E se per ragioni politiche adesso il parlare di traffici e di criminalità è u~ile al partito conservatore, che non gode di ottima salute ... Comunque, per la prevenzione di Hiv - un'attività per la quale abbiamo solide prove che è possibile conseguire notevoli successi - credo sia importante ncordarsi che vincere una battaglia è diverso dal vincere una guerra: non ci si può fermare, si deve continuare. C'è il pericolo che proprio per il fatto di avere conseguito degli importanti successi iniziali i governi dicano "OK, di questo problema non ce ne dobbiamo più preoccupare". Ma la prevenzione di Hiv va fatta in ogni momento di ogni giorno. E un'ultima cosa ... tanto per ricordarlo. I finanziamenti del nostro governo, specificamente finalizzati alla prevenzione dell' Aids tra i tossicodipendenti nel periodo 1987-1993, ammontavano a circa 35 milioni di sterline. Se stimiamo quante infezioni si sarebbero potute verificare in questa popolazione ... il che è difficile ... ma se pensiamo all' esempio dell'Italia settentrionale dove si è superato il 50% di prevalenza, possiamo dire che dei nostri 100.000 tossicodipendenti se ne sarebbero potuti infettare circa 50.000 ... allora ogni infezione prevenuta, ognuna di queste 50.000 vite salvate, ci è costata circa 700 sterline. ♦ NEL BRONX E ALTROVE Ernest Drucker a cura di Damiano D. Abeni Ernest Drucker è direttore della Divisione di Medicina della Comunità e professore di epidemiologia e medicina sociale presso il Montefiore Medica[ Center e l'Albert Einstein College of Medicine a New York negli Stati Uniti d'America. Per 20 anni è stato direttore di un vasto e impegnativo programma per il trattamento delle tossicodipendenze nel Bronx a New York, e negli ultimi dieci anni ha sviluppato importanti ricerche sull'epidemiologia dell'infezione da Hiv specialmente in relazione all'uso di droghe. Attivamente impegnato in attività di riduzione del danno da droga, è tra i redattori dell' "lnternational journal on Drug Policy". ♦ Diverse ricerche sui tossicodipendenti hanno mostrato che in quasi tutti i Paesi l'informazione sulla pericolosità dell'uso in comune di aghi e siringhe era ampiamentè diffusa tra coloro che usavano droga per via endovenosa. Come mai poi ci sono state differenze così profonde nella diffusione dell'infezione da Hiv tra i tossicodipendenti in nazioni come gli Usa, l'Italia, la Spagna rispetto ad altre nazioni industrializzate come la Gran Bretagna o l'Australia? Sì, è vero. Negli Stati Uniti, nel 1985, abbiamo documentato che il 95% delle persone che usavano droga per via endovenosa ed erano in carcere - e si sa che i tossicodipendenti in carcere rappresentano lo "zoccolo duro" di questa popolazione - conoscevano le informazioni çAJ //Ti' F MAI A7T!A
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