glie di boat-people, uomini e donne che giugnono ai porti europei in cerca di asilo come immigrati o rifugiati senza averne il diritto. Ventisetre anni fa il conservatore inglese Enoch Powell ammonì che l'aumento di immigrazione avrebbe fatto spargere "fiumi di sangue"; oggi ascoltiamo con lo stesso orrore i clamori _provenienti da quartieri rispettabili in Francia e in Germania, per non parlare della · voce- dei neo-fascisiti, che si leva minacciosa contro i cercatori di asilo che già·vivono in costante pericolo negli ostelli a loro destinati. La loro presenza è causa di preoccupazioni politiche ed economiche nei paesi cosiddetti sviluppati del mondo, genera ansie di enormi implicazioni. I loro timori possono in un certo senso paragonarsi a quelli di fine secolo, proprio il periodo in cui fu definito l'assetto attuale, il periodo in cui il mondo sottosviluppato fu diviso in parti disuguali tra le potenze europee, e i confini assegnati dagli imprecisi ma grandiosi disegni dello zelo capitalista. Dopo due guerre mondiali e un secolo di mezzo, gli _abitanti di quel mondo sono di nuovo a un crocevia. Dove sono i nuovi architetti dell'impero? Oppure abbiamo di fronte solo un mondo diviso, imperi rinsecchiti e piccoli cervelli, isole di isolazionismo? · Forse stiamo assistendo a uno spettacolo ancora più triste, quello in cui "l'Occidente abbandona la nave" perché è giunto alla "fine della storia", proprio nel momento in cui riti~- ne di essere l'umco capitano. Stiamo assistendo a un mutàmento radicale nell'atteggiamento dei costruttori dell'impero, mentre le ferite causate dall'Europa e dall'America non si sono anc,ora sanate. Per secoli il mondci europeo si è mosso sulla base di una continua e aggressiva espansione imperialista. L'Europa ha invaso, saccheggiato e colonizzato il resto del mondo, trasformando la loro identità culturale. L'Europa si è arricchita e le sue città sono diventate centri cosmopoliti. Gli africani furono importati come schiavi, gli asiatici come forza lavoro salariata, i poveri di tutto il mondo ammessi come emigrati o lavoratori stranieri. Ed ora che il resto del mondo è diventato una massa di bidonville, di affollate città di zinco e di cartone; bassifondi al confronto con l'Europa - l'Europa adesso ha perso interesse nel resto del mondo. · L'Unione Sovietica non è più un impero; oggi non è neppure un'entità geografica. La disintegrazione di quell'impero minaccia di mandare in Occidente una grande marea di umanità senza luogo. Le traiettorie dell'impero e le identità connesse possono solo comprendersi sullo sfondo delle situazioni politiche in mutamento che ne informarono la costruzione. Ma il chiudersi della mente e dei cuori degli europei e dei nordamericani alla questione dei rifugiati, precede la disintegrazione dell'Unione Sovietica. Le leggi che limitano la libertà di ingresso nell'Europa occidentale variano da un paese all'altro, ma esistevano già prima dell' arrivo dei rifugiati dalla Somalia, dallo Sri Lanka, dall'Uganda e dal Ghana. · Questo sentimento fu per la prima volta trasformato in legge in Gran Bretagna all'inizio degli anni Settanta del nostro secolo a seguito della paranoica espulsione da parte di Idi Amin degli asiatici ugandesi. Il ministero degli Interni dell'epoca passò una legge che limitava il numero degli stranieri cui veniva concesso il visto d'ingresso nel paese. Prima c'erano state ."ondate di reclutamento" per spingere i neri all'emigrazione e ingrossare le fila della mano d'opera servile. Una grande quantità di mano d'opera non specializzata arrivò dalle Indie Occidentali e sebbene non venisse trattata civilmente, le veniva concesso il diritto di restare nel paese. Molti altri giunsero dagli angoli più distanti dell'ex-impero. Fu presto chiaro che esisteva una logica razzista nelle le~gi dell'immigrazione, perché si era trattati rn maniera diversa se si veniva dai paesi definiti del vecchio Commonwealth. In parole povere, si era trattati in modo umano se si era di Stirpe europea, anche se di antenati forzati. Ma ormai l'Inghilterra era pronta a negoziare la sua responsabilità imperiale e a unirsi a un impero di tipo più sofisticato, la Comunità Europea. Le parole chiave sono "integrazione" e "disintegrazione" degli imperi e ambedue le nozioni sfidano le vecchie idee che intendono rimpizzare. Gli imperi e le alleanz~ so_no in gran parte state eclissate da una -sene d1 club esclusivi - il G7, la Cee, il club nucleare - il cui accesso è limitato alle nazioni con le giuste credenziali. Si resta con la sensazione di un establishment politico privo di visione, incapace di trattare i complicati problemi contemporanei. Prova dell'enorme complessità del mondo attuale è il fatto che non ci sono risposte facili..E neanche le domande sono facili. Come si spiega il ritorno alla politica degli anni Trenta? Come si spiega il sorgere della destra neonazista? Come si fa a comprendere il ricorso al sangue, la spinta agli assolutismi etnici? Nonostante la Comunità Europea sia oggi l'unità economica più coesa che il mondo abbia mai avuto, la più ricca e più potente entità nella storia mondiale, le popolazioni di quest'impero si stanno .barricando. Vengono aiutate in questo dalla retorica della paura e dell'impotenza: paura di quella marea straniera e senza nome, impotenza di fronte alla violenza impiegata ad arrestarla. Ma se i rifugiati sono U'naprovocazione e insieme un biasimo al nostro senso di umanità; se i rifugiati sono un grido levato, un lamento; se i rifugiati sono i bastardi dell'impero - allora come facciamo a riversare su di loro, un'umanità senza luogo e senza diritti, la colpa di tutti i mali d'Europa? Sono ottimista. Credo che l'umanità, quel fondo inesauribile di forza e di generosità umana, si trovi dappertutto, nel cuore· della Fortezza Europ~a, ':osì come nel p_over? ~fricano che cond1v1de11poco a sua d1spos1z1one· con l'ultimo rifugiato di un paese vicino. Perciò almeno al livello retorico bisogna riconoscere che le classi umane che sono private di diritti nei propri paesi e che entrano m competizione per le stesse scarse risorse con i rifugiati nuovi arrivati, esprimono in un modo o nell'altro il proprio risentimento. E tuttavia ritengo che, a dispetto di un impero europeo, la ricca riserva di buona volontà umana, l'istinto umano, sarà presto ricolma. Anch'io ho attinto a queste risorse ed è grazie alle riserve di euro-umanità che sono sopravvissuto. Sarà lo stesso per molti altri. ♦ J.f.lJ.QJY.l
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