La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

stesso Farrakhan deve ancora dimostrare di essere politicamente capace di gestire il successo che comunque ha avuto a Washington. Ha conquistato la scena naziomle, ma le parole che ha pronunciato - anche se depurate, per l'occasione, degli aspetti più dottrinari e dall'antisemitismo e ricche dell'omaggio formale alle donne nere - non sono state quelle di un leader che si pone al centro dell'iniziativa politica e oq~anizzativa. I suoi orizzonti rimangono limitati. E alcuni di quelli che hanno parlato dallo stesso palco, per esempio J esse Jackson o anche Marion Barry, il sindaco di Washington, non saranno più al suo fianco, perché la loro politica non coincide con quella di Farrakhan. Ma allora come ha potuto portare in piazza un milione di persone un leader che è forte soltanto dei membri della sua organizzazione - circa 100.000, che in ogni caso sono tutt'altro che pochi - e che è osteggiato dalle maggiori organizzazioni storiche laiche, come la Naacp e la Urban League, e religiose, come le Chiese battiste e metodiste? È possibile cercare la risposta partendo dagli spunti emblematici che offrono le due vicende processuali di O. J. Simpson e di Rodney King. All'assoluzione dei poliziotti che avevano brutalizzato King, alla fine di aprile del 1992, se~ì la rivolta di Los Angelels, a sua volta seguita da più leggeri sommovimenti in varie altre città: una nvolta disperata, in cui i Latinos si affiancarono agli afroamericani, che avveniva nel pieno della recessione economica con cui si chiudevano le presidenze di Reagan e Bush e che aveva luogo in una delle aree metropolitane più disastrate del paese. Ora, invece, la manifest.azione di Wahington ha avuto luogo nella capitale politica federale pochi giorni dopo l'assoluzione dell'imputato O. J. Simpson m un altro processo, anch'esso svoltosi a Los Angeles, su cui erano state fatte confluire enormi ipoteche ideologiche e culturali, tali da oscurare le ragioni per cui il processo stesso aveva luogo. Essa è però avvenuta anche dopo la vittoria dei Repubblicani nelle elezioni congressuali del 1994 e dopo che le scelte del presidente Clinton in materia di assistenza, di riforma sanitaria e di politiche sociali (in particolare nella "lotta alla criminalità") hanno tolto agli afroamericani ogni residua illusione sul "progressismo" dei Democratici. In queste opposte coincidenze si racchiudono le diversità tra il 1992 e ora, tra la rivolta più violenta e distruttiva del secolo e la manifestazione organizzata e di massa più grande della storia afroamericana. La recessione è stata superata; nei primi due anni della presiden:.. za Clinton si è verificata una ripresa economica da cui hanno tratto benefici marginali anche gli afroamericani. La polarizzazione sociale non ha smesso di esistere, né si è invertita la tendenza al suo approfondimento, ma per la prima volta negli ultimi cinque anni il numero dei poveri ha smesso di aumentare (15,1 per cento nel 1993, 14,5 nel 1994). In particolare, sempre secondo i dati più recenti dell'Ufficio del censimento, il tasso di povertà delle famiglie nere è r.assato dal 33,1 per cento al 30,6 per cento e 11reddito medio delle famiglie nere è aumentato del 5 per cento nell'ultimo anno. Non è molto, soprattutto di fronte ai nuovi attacchi al reddito afroamericano che vensono dai programmi politici e sociali di Ginsnch e Dole, ma può essere sufficiente per cominciare a capire il perché di una manifestazione che è di per sé un fatto politico di grande rilievo. Bisogna tenere conto che l'iniziativa politica afroamericana è stata sempre più costruttiva - I' org-anizzazione invece della rivolta - nelle fasi d1crescita economica. Un'altra parte di spiegazione risiede nella diversità profonda - le cui implicazioni non sono tutte facilmente comprensibili a chi osserva dal di fuori e da lontano - tra verdetto favorevole (O. J. Simpson) e sfavorevole (nel caso di Rodeny Kins dell'aprile del '92) in due processi al centro dei quali era venuta a trovarsi la questione del razzismo delle istituzioni e della polizia di Los Angeles. Negli ultimi decenni, e in tutto il paese, si è ripetutamente dimostrato quale valore scatenante i verdetti giudiziari ingiusti possano avere sulle masse afroamericane. Nel caso Simpson, accertato in tribunale che un razzismo viscerale aveva spinto il poliziotto Fuhrman ad alterare delle prove a carico dell'imputato nero, l'assoluzione ha scongiurato il rischio di un'esplosione, ma ha rinforzato il senso della necessità politica di dare un segno d'orgoglio. Infine, bisogna tenere conto che gli Stati Uniti sono all'inizio della nuova campagna elettorale. Senza alcun dubbio, Farrakhan è stato abile stratega nel convocare la manifestazione, nel fissarne la data e nell'indicare nella registrazione dei neri nelle liste elettorali e nella coesione del voto afroamericano un altro degli obiettivi da r.erseguire. Non è detto che sarà lui a guidare 11voto nero, tuttavia, la mobilitazione era necessaria, sia perché è reale la minaccia di una vittoria repubblicana nelle presidenziali del 1996, sia per ricordare a Clinton che il voto dei neri sarà prezioso tra un anno. Nel discorso già citato, Farrakhan aveva detto: "Noi non voteremo per i Democratici. E non voteremo eer i Repubblicani. Noi voteremo in nome de1 misliori interessi del nostro popolo ... Ci terremo 11nostro voto e determineremo l'esito delle elezioni del 1996...". Non è necessario essere un grande stratega per fuminare un principio di comportamento · che, in realtà, ha radici secolari nel movimento sindacale, prima che nei movimenti neri. Del resto, in presenza del terzo incomodo Ross Perot, che aveva sottratto ai due contendenti princifali quasi venti milioni di voti, già nel 1992 i voto afroamericano era stato determinante nell'elezione di Bill Clinton. E a dimostrazione che Clinton è ben consapevole di come stanno le cose, è venuto il discorso da lui stesso pronunciato a Austin, nel Texas, lo stesso giorno della manifestazione di Washington. Un discorso in cui Clinton non poteva che ripudiare Farrakhan come seminatore di odio, ma in cui non poteva evitare di indicare nel razzismo uno dei mali-più perversamente persistenti della società statunitense e nell'iniziativa di un milione di persone ùn fatto di grande rilievo, meritevole di attenzione e rispetto. Nell'indurre un simile pronunciamento, Farrakhan e i suoi associati hanno raccolto un successo. Ma da ora in avanti tutto deve ancora succedere. • PIANETATERRA

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