La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

la maggioranza oltre i cinquant'anni. Queste attività stanno morendo poco a poco per la situazione che si è generata negli ultimi tempi a cui non poco hanno contribuito i giornali", spiega "ora occorre recuperare il rapporto tra abitanti e commercianti e per far questo bisogna investire. L'assessore Prele (che è stato delegato a occuparsi dei problemi del rione) sta svolgendo oggi J;>iùun'attività di ordine pubblico che un'attività di riprogettazione. Noi qui abbiamo bisogno di soldi e delibere per far s1 che le cose tornino ad andare per il verso giusto". In effetti soldi per il quartiere, destinati a progetti, iniziative, azioni d'impatto sociale non ne sono stati spesi molti. A questo si aggiunga la situazione dei servizi sociali della circoscrizione: sette assistenti sociali per un territorio (la ciscoscrizione VIII, San Salvario - Cavoretto - Borgo Po) abitato da circa sessantacinquemila persone, con un carico di circa cento casi aperti per ogni assistente. Una delle poche iniziative partite in questi anni nel quartiere è quella dell' "educativa di strada", finanziata dalla circoscrizione: tre educatori che girano per le strade del borso "agganciando" gruppi spontanei di ragazzi e ragazze, sia italiani che stranieri. Kutaiba, uno degli operatori, è palestinese giunto in Italia parecchi anni fa per studiare, e dall'89 educatore. È arabo di madrelingua e può contattare con maggiore facilità i mmori maghrebini. Ora è diventato un riferimento un po' per tutti: basta vedere· quanti si fermano per un saluto, un consiglio o per scambiare due parole, d'altronde l'anima del borgo nonostante tutto è ancora viva e la strada è rimasta il luogo privilegiato per incontrarsi. "Di fatto - dice Kutaiba - la polizia mi _paremolto confusa. Fino a sei mesi fa aveva mdividuato 'il nemico', l'extracomunitario, dal quale difendere la popolazione bianca. Venivano considerati sospetti anche gli italiani che legavano con le comumtà degli stranieri, quanti si dimostravano disponibili ai loro problemi. Poi ai Murazzi è morto un marocchino aprena arrestato, e 'finito' immanettato ne fiume e nello stesso periodo sono state uccise alcune prostitute nere ... Oggi i controlli sono estesi a tutti indistmtamente, si è allentata la pressione sui soli stranieri, tanto che persino un locale come Hiroshima mon amour è stato chiuso per un certo periodo. t chiaro però che una _presenzacosì massiccia di forze dell'ordme nel quartiere non può durare a lungo. La gente non esce più, i negoz> vendono di meno, gli stranieri non si fanno vedere in giro e fanno la spesa altrove. Vedo la necessità di formazione all'interno delle forze dell'ordine, per capire quali siano i veri problemi, per conoscere le realtà su cui si opera, senza creare ambigue figure di 'J?oliziotti sociali' o 'poliziotti-educaton', ma per arrivare a una professionalità che sappia leggere tensioni, situazioni, territori, paure, che sappia inserire in un contesto le questioni di ordine pubblico. Tra maggio e luglio, -continua Kutaiba- in concomitanza con i tristi episodi a cui accennavo prima, la tensione era davvero alta. Alcuni di noi hanno dovuto fare una grossa opera di mediazione, da una parte e dall'altra, per evitare che la situazione degenerasse. Non bisogna nemmeno trascurare la paura della gente che seppure è eccessiva, tuttavia è un elemento con cui bisogna fare i conti, senza scandalizzarsi o agitare lo spauracchio del razzismo. Per chi abita può essere devastante la presenza di uno spacciatore, di un tossico, di una prostituta, tanto più di un paese lontano. Si ha paura per l'esempio dato ai figli. Così come gli schiamazzi fuori dai locali notturni, sempre avvenuti in ogni parte della città sono meno tollerati se praticati da stranieri. È importante parlare con le persone, sopire i toni, e ragionare insieme su quali siano i veri problemi. L'esatto contrario di quello che sta facendo quasi tutta la stampa locale e nazionale, rendendo tra l'altro una descrizione del quartiere assolutamente lontana dalla realtà. A me però questo borgo piace tantissimo. Forse alla sera fa più paura, ma di giorno si vede la sente mescolata per la strada e poi i bambirn che giocano, girano in bici. Sono davvero in pochi nelle grandi città i posti così vivi". Grazie anche all'impegno dei tre educatori un gruppo di ragazzi "di strada" è stato coinvolto nella realizzazione di un film sul quartiere. Federico La Rosa, il regista, è uno studente di filosofia, ha ventun'anni e una grande passione per la fotografia e il cinema. Ha girato alcuni cortometraggi presentati al "Festival Cinema Giovani" di Torino. La finestra di camera sua si apre proprio su piazza Saluzzo ed è da qui che osservava da spettatore la vita della piazza, la solidarietà dei ragazzi, il traffico, i litigi tra i vicini, il chiacchiericcio arabo dei maghrebini, il via vai di spacciatori non appena fa buio. Ha deciso di scendere, di essere anche lui uno di piazza Saluzzo, di conoscere e incontrare i ragazzi seduti sui motorini, davanti all'oratorio quasi l'unico luogo aggregativo del rione, quasi suoi coetanei, ma con storie così diverse dalBUONIE CAITIYJ

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==