Quando noi siamo entrati a far parte del Centro Espressioni Cinematograficlie, il circolo procedeva quasi per inerzia, forte della considerazione ottenuta con gli anni, nella regolarità delle proiezioni quotidiane dei film, con il periodico appuntamento annuale di Udinelncontri e quello biennale de La Mostre dal cine furlan (realizzate entrambe da un'unica persona, il famoso "oeeratore culturale"). È stato facile quindi mserirsi e ottenere spazio: dopo riunioni estenuanti spese nel tentativo di convincere gli "splendidi quarantenni" sulla bontà di un'iniziativa, dove alla fine non si decideva nulla o si otteneva una biascicata carta bianca, bastava alzarsi presto il &iorno dopo e lavorare per dimostrare con i fatti che l'iniziativa era giusta. Senza la possibilità, però, di sbagliare. Ma saranno davvero così "splendidi" questi quarantenni, tutti presi dalla famiglia, che non è più il movimento, ma è proprio la Famiglia: la moglie, i figli, i cani e i gatti, e la casa. D'altronde si trattava di lavorare in un circolo nato vent'anni fa, con le proprie regole interne e la propria storia. Lo SP,azioche siamo riusciti a ottenere probabilmente è già molto: difficilmente un cambio dirigenziale corrisponde a un cambio generazionale. L'ostinaz10ne, però, a non voler perdere comunque l'ultima parola, porta ad un eccesso di lavoro che può concludersi con una "vittoria" in extremis per sfinimento. . Le differenze maggiori si sentono comunque nel come rivolgersi al pubblico: se gli "splendidi" quarantenni si rivolgono a un pubblico già definito, creatosi nei vent'anni di attività, e a loro vicino per idee politiche ed atteggiamenti; noi privi di espenenze di movimento pensiamo sia importante rivolgersi a tutto il pubblico possibile, nella convinzione che chiunque (anche chi vota Berlusconi) ha le sue ragioni, e solo ascoltando, cercando di capire e poi confrontandosi si può giungere, non a far cambiare idea all'altro, ma ad avere tutti quella "visione critica dell'esistente" di cui si parlava all'inizio. Ed è secondo questo orientamento che abbiamo pensato di dedicare l'ultima edizione di Udinelncontri per cercare di confrontarci, su quel periodo della storia d'Italia da cui è nata la pnma repubblica, che ha caratterizzato il nostro paese fino agli anni No vanta. Lo SCOP,O, ovviamente, era quello di andare oltre i film famosissimi che quotidianamente passano in televisione, o si possono recuperare in video cassetta. Si trattava cioè di cercare i film che la critica di allora aveva deciso non validi, per poterli vedere, rivalutare e, in qualche maniera, salvare. Perché comunque gli anni Cinquanta sono stati il periodo più fiorente per il cinema italiano (e molto, troppo si è _perso), perché molto seesso in film con minon pretese artistiche è più facile scorgere i segni di quel periodo non filtrati dall'impronta dell'autore, che è sempre e comunque opinabile. La rassegna si è poi svolta con la proiezione di una quarantina di film e alternati da numerosi interventi di re&isti e attori di quel cinema: un modo per arnvare alla storia direttamente dai loro protagonisti. Le difficoltà maggiori si sono avute nel recupero dei film, basti pensare che più di metà delle pellicole è praticamente scomparsa, e un buon quarto è in condizioni irrecuperabili. È secondo gli stessi principi che il prossimo anno vogliamo scandagliare gli anni Settanta. La curiosità cioè di ( capire da dove è uscita l'attuale classe dirigente italiana, sia cortigiana, affiancata al potere, sia all'opposizione. Di confrontarci cioè con la generazione che ci ha preceduto, con la generazione con cui, per norma, per storia, dovremmo essere in conflitto, in sana e creativa oRposizione. Conflitto che manca perché non c è nulla né da una parte né dall'altra su cui confrontarsi e su cui litigare. Mancano i maestri, forse perché in troppi vogliono esserlo. ♦ GIRO D'ITALIA Al MARGINI. STORIE DAL VENETO Andrea Dedda Andrea Dedda è obiettore 1n una comunità di tossicodipendenti del Veneto. ♦ Violetta 25 anni, da 13 mesi in comunità, Violetta è una ragazzina adulta, non alta, fr:Y.:.ile,con viso pulito, carino, ferocemente indi eso. Al primo impatto ti colpiscequalcosa ne suo carattere di duro, scontroso. Non regala facilmente la sua confidenza, la sua fiducia, perciò, forse, è difficile coinvolgerla in una discussione, in un dialogo, che preferisce troncare con risposte fredde e disarmanti. Nei compiti che le vengono assegnati invece, è volitiva, meticolosa. Anche durante l'orario di lavoro, però, parla poco, preferisce ascoltare e pensare a sé stessa. In futuro, uscita dalla comunità, vorrebbe diventare una parrucchiera. Un giorno eravamo entrambi seduti sulla panchina davanti alla casa,prendevamo il sole, guardavamo i batuffoli di nuvole dipingere il cielo. Allora lei mi raccontò la sua storia: «Roma non mi è piaciuta. Non ricordo per quanto mi ci sono fermata. Non era un bel periodo. Prima stavo a Firenze, poi mi spostai a Roma, Napoli, all'Elba, infine di nuovo a Firenze. Allora stavo con un tipo di 40 anni... non so più niente di lui, sarà in gabbia oppure si fa come prima. Sì, mi ha fatto parecchio male. L'avevo conosciuto in una comunità, la prima in cui sono entrata. Da lì siamo scappati insieme. Un giorno mi dice che va a cercarsi un lavoro e dopo un'ora ritorna con della roba. Io non mi incazzo, gli dico solo che deve lasciare che mi faccia pure io. Non ne avevo realmente voglia, forse l'ho fatto solo per ripicca. Da que~ momento sono ricaduta nella merda fino al collo. Siamo tornati sulla strada, sotto i ponti, senza una casa. Per la strada è meglio essere in due, soprattutto per una donna. Ma poi invece che aiutarci a vicenda, ero io ad accudire lui. Beh, una certa protezione me la dava, perché_poi quando sono rimasta sola ho sentito la differenza. Sì, mi faceva battere, guadagnavo mezzo milione a! giorno più o meno. Lui tirava giù i numeri di targa di quelli che si fermavano e SJ.lQLf.1)1 Y.flflQ
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