realizzazione diretta dell'intervento è stato presentato il progetto, le facce degli operatori non lasciavano trasparire nessuna espressione particolare al di là della ovvia emozione mista a curiositàper l'avvio di una nuova esperienza di lavoro. Solo più tardi, dopo qualche mese di presenza all'interno del quartiere e dopo aver raccolto alcuni dati sulla cultura del luogo, ci si è resi conto del complessolavoro che siprospettava davanti. · Non ha senso lavorare per facilitare l'inserimento dei /jiovani nel mondo del lavoro (obiettivo de 'intervento) quando la cultura prevalente del quartiere porta a rifiutare un lavoro in regolaperché "se vedono una denuncia dei redditi poi ci aumentano l'affitto della casa". È meglio continuare a vivere in uno stato di irregolarità-normaliz zata che, per quanto penalizzante, non mette in dubbio le discutibili ma funzionanti regole non scritte di vita acquisite in lunghi anni di esistenza ai margini della legge e della legalità. Se il primo sentimento si radica è più probabile che dalla ricerca di occupazione si passi alla ricerca di "scorciatoie" (es. delinquenza, spaccio,etc.)per: - un_acospicua e immediata disponibilità economica; - una maggiore disponibilità di tempo proprio (se è vero che il tempo di lavoro è un tempo non proprio). Ma allora che fare? da dove partire? quali i cambiamenti possibili e le strade percorribili? Gli interrogativi rimangono ma intanto le settimane passano e le relazioni con gli abitanti del quartiere si intensificano. Lentamente gli operatori iniziano ad entrare nel mondo immaginario del quartiere, a comprendere la rappresentazione della realtà che guida le scelt.eed i comportamenti dei suoi abitanti. Non è stato facile evitare di rendere propri i giudizi di comodo e le comuni interpretazioni di fatti e situazioni ormai col dificate da anni di incuran- l te ghettizzazione e man- \ j canza di volontà di com- 01 i prension~., J?el_:e sto! no_n è .una novita e piu facile ride- - re delle cose che capirle. Appare comunque con --chiarezza la distinzione tra ----- due modi di vedere e leggePer meglio comprendere questa cultura, ecco alcune caratteristiche evidenziate dall'équipe e raccolte nella relazione conclusiva dell'intervento. Gli adolescenti mani- [estano un senso di smarrimento e confusione: sono lontani dai riferimenti li ---.._ re la realtà: il primo discri- ( ~ , -....._____ minante e funzionale al ---...... mantenimento delle condi- '---- zioni attuali; del resto, che il disagio sia un prodotto di scarto del nostro modello di culturali dei genitori (immigrati dall'Italia del Sud negli anni '70) e tuttavia non se ne separano; ciò induce a riconoscere in sé solo bisogni di consumo indotti dai mass-media e trasmessi all'interno della famiglia. La relazione con il contestoperde di significatività e contenuti, cosa molto visibile, ad esempio, nella scuola e nel lavoro, col rischio che questi ultimi diventino solo degli adempimenti. La frequenza della scuola diventa utile nella misura in cui offre vantaggi immediatamente fruibili: ad esempio una scuolaprofessionale che "ti dà un mestiere", la licenza media per fare la patente di guida, etc. ma raramente la scuoi<!diventt:f'opportunità di crescita. Di fatto molti ragazzi non vanno oltre la licenza media, alcuni abbandonano prima e pochissimi frequentano la scuola superiore. Il lavoro non sembra assumere la dimensione di qualcosa che nell'esistenza ha un ruolo importante e in qualche modo personalizzato e personalizzante: "vorrei trovare un lavoro a metà tempo per avere una mezza giornata per me" afferma una ragazza. Emergono due sentimenti contrastanti: - il primo di "indifferenza" rispetto al lavoro come contenuto, in quanto è esclusivamente un mezzo per avere una disponibilità economica da spendere nel "mio tempo libero", "tempo mio" dunque, da cui escludere il tempo di lavoro; - il secondo di soddisfazione e di apprezzamento per il proprio operato sul posto di lavoro e/o per essere stato in grado di trovarlo: il lav~ro _dunque che sì, dà uno stipendio ma contribuisce a costruire una identità. . SUOLEDI VENTO sviluppo è risaputo da tempo ma era stato messo in conto già da subito e per questo si sono approntati anche gli strumenti per arginarlo. Dico bene: arginarlo e non prevenirlo! . La seconda chiave di lettura della realtà è quella conflittuale, quella del quartiere. Una interpretazione della realtà che si scontra con quella dominante e che, senza negare le distorsioni cheproduce e le trasgressioni di cui si rende responsabile, ha l'indubbio pregio di evidenziare alcuni limiti e carenze dell'attuale organizzazione sociale. Oggi, malgrado gli episodi di violenza manifesta siano diminuiti, i feedback nella comunicazione - tanto da una parte, quanto dall'altra - rimangono immutati. Il fatto diventa mito e non ci sipone così il problema di modificare le rappresentazioni sociali e di ricercareun 'identità culturale condivisa. Questo è il quadro di sottile e subdola violen~a i1:c":i crescono migliaia di ragazzi nelle p~riferie 1i alcune grandi città. Spesso si tratta di una violenza strutturale, frutto di anni di disatt~nzioni e di voluta indifferenza nei confro·nti delle fasce marginali della società. Ma questo a chi giova? Quanti candidati ad una vita_m'!rginale si nascondono nei quartieri di periferia? E a quanto ammonta il costo sociale della 7:1ancatavalorizzazione di queste risorse? Di fronte a questi interrogativi nessuno ha risposte certe, proprio per questo è meglio cercare di capire che giudicare. ♦
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