La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

nale" sul frammentato corpo economico e sociale del territorio rimettendo al centro del sistema i soggetti forti piuttosto che la partecipazione diffusa. Il localismo, insomma, ha vissuto stagioni contraddittorie e ricche di spinte e contraccolpi, dalle quali ha saputo ogm volta riemergere, grazie ad una caratteristica capacità di attualizzazione delle proprie risorse distintive e del proprio specifico relazionale (tab. 2). Le tensioni di questi anni Novanta assumono tuttavia un significato particolare, perché al di là dell'eccellenza dei risultati comunque garantiti il modello localistico vede intaccato il suo tradizionale elevato tasso di "democraticità economica". Cerchiamo di analizzare il punto. È noto a tutti che il grado di concorrenzialità del mercato è in forte crescita da diversi anni; aumenta la velocità di comunicazione tra diversi luoghi fisici, le informazioni si acquisiscono in tempo reale, si abbattono le reti di protezione dentro le guaii vivono • interi spezzoni d1 economia, mantenere posizioni di nicchia è più difficile e così via. A fronte di questo scenario, caratterizzato anche da un'esponenziale incremento di turbolenza (rapida e continua mutevolezza) nei rapporti tra produzione, distribuzione e consumatori finali, la tradizionale organizzazione produttiva del distretto, basata sulla specializzazione di fase ali' in terno di cicli molto frammentati e spesso in assenza di imprese leader, non è più in grado di garantire statisticamente la permanenza sul mercato delle imprese minori, che non dispongono di risorse per fronteggiare in modo aggressivo il mercato stesso. I sistemi locali si riposizionano allora verso configurazioni via via più gerarchizzate, dove cioè riacquistano centralità i sog~etti-leader delle filiere (le aziende di media e grande dimensione), che tendono a riconcentrare alcune fasi del ciclo, a crescere dimensionalmente o ad ampliare, rafforzandoli, i rapporti orizzontali e verticali con le altre imprese. In questo movimento, le imprese minori sub-fornitrici debbono elevare i propri standard qualitativi di prestazione per garantire all'anello delle imprese terminali la giusta risposta alle nuove solleciTAB. 2 - L'EVOLUZIONE DELLE ECONOMIE LOCALI Diffusione e radicamento (anni '60 e '70) tazioni del mercato. L'evoluzione dei distretti lungo i sentieri della gerarchizzazione permette al sistema di ritrovare equilibri compatibili con il nuovo scenario concorrenziale e, in questo senso, la capacità reattiva del localismo deve essere valutata positivamente. Tuttavia, non deve al pari sfuggire il senso più complessivo dell'impatto generato da queste trasformazioni sul modello socio-culturale ed economico che è proprio della specificità produttiva italiana. Bisogna osservare, in primo luogo, che sull'ampia platea dei sosgetti imprenditoriali di minore dimensione· che operano all'interno delle filiere si esercita una triplice pressione competitiva: - perché la riconcentrazione del ciclo da parte delle aziende leader spiazza quote di produzione prima assorbite dal contoterzismo; - perché il rafforzamento delle relazioni tra le imprese lungo la filiera sollecita una maggiore capacità del fornitore in termini di qualità del prod?tto, di P_ll!1tualità~elle forrnture e di innovazione tecnologica; le imprese più piccole inevitabilmente faticaI distretti locali in Italia sono circa 2S0, di cui oltre la metà a specializzazione industriale. Nel Nord Italia si concentra la metà dei localismi nazionali: nel Sud circa 1/4 Mediamente il 70% degli imprenditori vuole continuare a svolgere la propria attività nell'arca a prescindere da considerazioni di ordine professionale. Le spinte di rottura (anni 80) la ristrutturazione "silenziosa" delle imprese locali Nel triennio 198S-1988 le Pmi (20-S00 addetti) manifatturiere hanno: operato su nuovi prodotti per il S1,2% - ammodernato gli impianti l?er il S1,2% - introdotto l'informatica nei processi produttivi per il 34,4% - esportato per il 65% - avviato i111ziativedi internazionalizzazione allargat~ per il 12%. L'apertura sottosistemica Si allargano i riferimenti di mercato per la domanda di servizi consulenziali (il S2,7% delle Pmi pensa di utilizzare società che operano nel mercato nazionale) Acquistano velocità i processi di integrazione tra aziende del sistema creditizio in particolare nella dimensione intermedia (Cassa di Risparmio e Banche popolari) Si formano gradualmente aggregazioni di tipo sottosistemico territoriale (dalla Padanis al Nord-Est, fino alle forme di collaborazion_eregionale a livello europeo) I processi di "condensazione" Circa la metà dei localismi sperimenta negli anni '80 processi di concentrazione produttiva nel settore di specializzazione · Le aziende conto proprio e quelle di media-grande dimensione hanno realizzato mediamente performance migliori negli anni '80 rispetto a quelle conto terzi e di piccola dimensione Nel bilancio degli anni '80, 3 localismi su 4 hanno incrementato i livelli produttivi, mentre solo 4 su 10 hanno parallelamente accresciuto l'occupazione (sempre nel settore di specializzazione). La maturità (anni '90) Molti distretti evolvono dallo stadio di sviluppo dell'area sistema integrata" verso processi di: - gerarchizzazione per "linee interne" (ad es. Castel Goffredo) - gerarchizzazione _J?er"linee esterne" (ad esPrato, Santa Croce, Alta Padovana, Arzignano) - concentrazione direzionale (ad es. Langhirano e Mirandole) Fonte: Censis su fonti varie, 1994.

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