inglese è minacciato e dal punto di vista del "nuovo Labour" i governi inglesi che gestiranno la fine degli anni •novanta si dovranno misuraFe non tanto con problemi di riorganizzazione economica quanto con la necessità di correggere e arrestare un vero e proprio processo di declino morale. Il Labour non si limita più a individuare le soluzioni economiche dei problemi dell'economia. Getta una rete molto più ampia in acque ancora sconosciute. Questa metamorfosi culturale ha esercitato già un profondo impatto f o litico. Negli ultimi mesi, i Labour si è effettivamente cominciato ad occupare di questioni che prima gli erano comple_t~- mente estranee. Argomenti tipici dei conservatori - Legge e Ordine - hanno fatto il loro in~resso nella sua agenda polittca. ~ony Blair in effet!1ha costruito la sua reputaz10ne politica, ~uando, in qualità di esperto d1 questioni di politica interna per il partito, ha convinto gran parte della popolazione inglese che il futuro governo laburista si sarebbe seriamente occupato della "questione criminale". Il Nuovo Labour non spiega più l'aumento della criminalità imputandolo, come ha fatto dagli anni sessanta a oggi, a una cattiva redistribuzione delle risorse materiali, ma denunciando direttamente lo "sfaldamento della struttura sociale"' determinato dal decennio dcli' individualismo tatcheriano. Di conseguenza le proposte avanzate per risolvere il problema della criminalità non vertono più su un puro e semplice incremento delle politiche di welfare ma su uno schema generale, per quanto ancora indeterminato, di "rinnovamento sociale". Per il "nuovo Labour", l'aumento della· criminalità non può _più essere an~ullato con la piena occupazione o con l'incremento dei sussidi di indennità ma promuovendo dei programmi scolastici di "educazione morale" e rafforzando i "servizi comunitari" per chi ha violato la legge. Queste politic'1e hanno inoltre il vantaggio di essere molto meno costose delle precedenti. Si può ipotizzare che il Labour abbia perso le ultime elezioni proprio perché nell'elettorato era molto diffuso il timore che una sua vittoria avrebbe portato a un incremento della pressione fiscale: forse la consapevolezza di questa situazione ha influito sulla trasformazione del partito molto più di grandi ripensamenti teorici e filosofici. Indubbiamente, gli esperti di comunicazione Peter Mandelson e Alistair Campbell hanno f iù influenza sul partito e su suo Leader di quanto non ne abbia, per esempio, David Miliband, il consigliere politico e filosofico di Blair. Ma indipendentemente da PIANETA TERRA quali ne siano le cause profonde, la trasformazione del partito laburista è un fatto incontestabile; si tratta di un ripensamento profondo che va molto al di là di quel rovesciamento simbolico di strategia e valori economici espresso dalla riscrittura della clausola 4 dello statuto. Se i sondaggi dicono la verità, questa trasformazione eserciterà presto un peso decisivo nel futuro politico della Gran Bretagna. • A Cipro, l'ultimo muro Antonio Solaro Antonio Solaro è corrispondente del quotidiano "Av~i" di Atene. È autore della Stona del Partito Comunista Greco, Teti editore 1973. • Da 21 anni ormai, un muro di filo spinato lungo 180 klm, l'ultimo in Europa, divide l'isola di Cipro in due. Il 15 luglio del 1974 i "colonnelli" di Atene e l'organizzazione terroristica e ultra-nazionalista cipriota "Eoka B" tentavano, senza successo, di rovesciare l'allora presidente della Repubblica d1 Cipro, il terzomondista arcivescovo Makarios, e di annettere l'isola alla Grecia, una delle tre potenze garanti, insieme a Gran Bretagna e Turchia, dell'integrità territoriale e della sovranità di Cipro, ex colonia britannica diventata indipendente nel 1960. L'allora primo ministro tu reo, il socialdemocratico Bulent Ecevit, invocando gli accordi di Londra - Zurigo del 1959, dette mano libera ai suoi militari che con 40mila uomini, appoggiati da ingenti forze navali ed aeree, invasero il 20 luglio Cipro, col pretesto di dover difendere dagli estremisti greco-ciprioti la comunità turca dell'isola che, con i suoi 120mila abitanti contro i 600mila greco-ciprioti, rappresentava il 18 per cento della sua popolazione totale. Tale pretesto si fondava sulle violenze ripctutamente subite dai turco-ciprioti negli anni precedenti proprio dagli estremisti della destra greco-cipriota, irredentista e , fautrice dell' Enosis, l'unione di Cipro alla Grecia. Un mese P,iùtardi, il 16 agosto, quando 11"golpe" dei greci era ormai fallito, il regime dei "colonnelli" di Atene crollato e nulla più minacciava i turco-ciprioti, un secondo sbarco di truppe turche completava e consolidava l'occupazione del 37 per cento del territorio nella parte settentrionale dell'isola e delle sue principali risorse economiche. Alcune delle più grandi città ed importanti centri turistici e balneari, quale Famagosta, Kerynia, la metà della capitale Nicosia sono da allora sotto occupazione turca. 6.000 morti, 1.619 desaparecidos, 180.000 greco-ciprioti sfollati dalle zone occupate e 684 dei 20mila greci rimasti oggi in alcune enclaves, sono il triste bilancio di quella operazione militare denominata "operazione Attila". La maggior parte dei turco-ciprioti sono stati spinti a trasferirsi nella parte occupata, mentre 60mila coloni turchi, provenienti dall'Anatolia, venivano insediati nelle terre e nelle proprietà dei rifugiati $reco-ciprioti, allo scopo evidente di modificare la composizione etnica della popolazione dell'isola. Intanto, circa 30mila turco-ciprioti hanno dovuto
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