programma Urban, elaborato con l'ufficio interventi speciali del Comune sui fondi dell'Unione europea. Nel programma, accantonato per tagli ai finanziamenti europei, ricorrono temi di una strategia della socializzazione: centri sociali giovanili, formazione professionale e a\7\'.iamentoal lavoro, sostegno alle famiglie. Le periferie - secondo il sociologo gesuita Domenico Pizzuti - sono il luogo elettivo della riproduzione: biologica, come attesta la crescita demografica; sociale, per il tramite delle famiglie; culturale, per assemblaggio di tradiziom e modernità televisiva; religiosa, come dimostra la disponibilità all'azione ecclesiale. Manca, invece, quella economica, e basta appe- . na allargare lo sguardo da Scampìa alla zona a Nord di Napoli per vedere la cnsi di un caposaldo del sistema industriale metropolitano. Allora, in quali forme economiche, oltre che civili, trova sfogo la vitalità riproduttiva delle periferie? Cosa inventarsi perché non alimenti la faccia perversa del post-industriale, ovvero precarietà ed economia criminale? La riqualificazione La nuova amministrazione comunale ha inventato il piano di "riqualificazione di Scampìa"3 che, con buona sapienza urbanistica, contrappone alla richiesta di abbattere le Vele, cui s'è fatto cenno, trasformazioni più articolate: reinsediamento degli abitanti delle Vele in nuovi fabbricati, di dimensioni limitate e distribuiti nel quartiere; cessione delle Vele, sgomberate, a imprenditori privati affinché, ristrutturando o ricostruendo, ne facciano edilizia terziaria e, in quota contenuta, abitativa; integrazione della dotazione di attrezzature collettive e strutture per l'artigianato; realizzazione di un nodo d'mterscambio della mobilità a ridosso della metropolitana; riorganizzazione. del sistema viario in un tessuto di vere e proprie strade urbane di quartiere. Il piano desta interesse e non suscita rilevanti opposizioni - la discussione è appena iniziata - dovrà darsi forma operativa e, già adesso, richiede la cornice di strategie politicosociali, come fa lo stesso documento che l'accompagna. Il sindaco Bassolino nella conferenza-stampa sul piano lo presenta come atto di una "rivoluzione amministrativa": ovvero: "l'urbanistica torna nella sua casa d'appartenenza: l'amministrazione comunale, il cui primato è condizione per il concorso di forze esterne" (questo concetto merita una riflessione conclusiva, tra poche righe). . Nel prossimo futuro si vedrà se questa iniziativa saprà dialogare con le domande del quartiere. L'esperienza di precedenti piani dimostra che la riqualificazione delle periferie o passa per mutamenti sociali e istituzionali op.- pure produce oggetti che, domani, saranno a loro volta da riqualificare (basta guardarsi in giro per intuirlo, almeno). · Per una riforma democratica della città Infine, quali mutamenti? Da un sommario sondaggio a Scampìa e d_ap_ersonaliriflessioni vengono queste osservaz10m: - non v'è, oggi, una strategia unitaria per la grande Napoli, come poteva apparire quella della modernità secondo il modello della città industriale, che ha nutrito le speranze di generazioni di progressisti; - la valorizzazione del centro e di zone cosiddette pregiate non desta opposizioni, quando assume la forma simbolica del riscatto della città, ma pochi attribuiscono ad essa una forza espansiva di progresso per la regione napoletana. - emerge, allora, la richiesta di una distinta politica per le qualità urbane e sociali delle periferie. Insomma: due città nella transizione, senza che quella forte sia trainante di quella debole, come si sperava nella vecchia dicotomia modernità-arretratezza. E poi: la diffusa preoccupazione che la transizione a un inedito postmdustriale produca più vittime che beneficiati, come accaduto in altre città dell'universo occidentale. Ne sortiscono, quindi, due distinte politiche urbane: di valorizzazione e competizione sul mercato delle città verso l'esterno, di promozione e integrazione del tessuto sociale verso l'interno, che, nel tempo, dovrebbero trovare connessioni 4. Da questo punto di vista, la politica urbana a Nappli appare zoppa, mancante.della seconda gamba, per limiti operativi posti agli enti locali, ma anche per limiti programmatici. Allora, a proposito della "rivoluzione amministrativa" di Bassolino: essa ha per oggetto l'intreccio pubblico-privato ereditato da Tangentopoli e motiva il dirigismo municipale del nuovo corso cittadino. Il politologo Mauro Calise, consulente del Sindaco, ha proposto· una sorta di "partito del sindaco": uno stato maggiore a tempo dell'amministrazione, alla maniera americana s. L'impressione è che permanga un antico vizio dei l:'rogressisti meridionali: lo stato maggiore pnma dei soldati, lo stato prima della società, la testa prima del corpo. Invece, osservando da Scampìa, questa transizione disordina il vecchio corpo sociale, crea e mobilita forze, attiva processi che la cattiva coscienza progressista descrive come degrado. Occorrono, allora, nuove forme e istituti della vita civile che, liberando la città e le periferie, in particolare, da ogni forma di statalismo, sappiano decentrare poteri, concertare decisioni, associare cittadini, promuovere risorse umane ecc. Insomma: una riforma democratica costruita dal corpo oltre che dalla testa della città. 1 Per la conoscenza del quartiere vedi in particolare anche: Vincenzo Andriello, Vivere e cambiare nella 167 di Secondigliano, C.r.e.s.m., Napoli 1986; Domenico Pizzuti, I.s.e.r.s. , Una periferia napoletana, "Rassegna di teologia", Roma, Maggio-giugno 1994. Daniela Lepore, A sgonfie vele, "La città nuova", Napoli, N 1-2, 1993. 2 Salvatore Pisciscelli, Immacolata e Concetta, 1979, Napoli. 3 Servizio Progetti del Comune di Napoli, Piano di riqualificazione del quartiere Scampìa, aprile 1995. 4 Proposta descritta con l'articolo di Mauro Calise, Se nasce il partito del Sindaco, "La Repubblica-Napoli", 24 giugno 1995. ♦ LACIITÀ
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