La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

Noi ci interessiamo dall'86 degli immigrati e adesso, per restare alle discussioni su questo centro, ci troviamo di fronte associazioni che continuano a occuparsene perché è proprio non se ne può fare a meno. Alcune associazioni_si a~con~entano di f;ue _qualcosa per gli immigrati, noi no, non sappiamo quello che vogliamo fare: prima di tutto l'accoglienza. È impossibile a un punto d'incontro come centro multiculturale quando non esiste l'accoglienza, quando ci sono ragazzi immigrati che vivono nelle campagne. Come fai ad andare a parlare di un momento d'incontro a quelli che vivono nelle campagne? Ci sono cose che sono prioritarie. E poi è inutile andare avanti nell'elenco se loro sono fermi al punto d'incontro, al centr:o multicùlturale quando nella città di Aversa e n_ellazona, con tanti immigrati che ci sono non esisté un centro d'accoglienza, non esistono servizi per immigrati. E poi non è detto che di una doccia o di una lavanderia pubblica se ne debbano servire solo gli immigra.ti. A questo punto noi ci muoviamo così: le cose che vogliamo. fare con gli immigrati le facciamo per conto nostro. Abbiamo già presentato dei progetti alla comunità europea per l'accoglienza e la formazione professionale degli immigrati. Se ad Aversa ci sono delle associazioni che si vogliono interessare di cultura. degli immigrati possiamo dare il nostro contributo, cerchiamo di far crescere insieme questo coordinamento". "Io credo che la Comunità - aggiunge Silvio - possa avere un ruolo molto preciso in questo momento e in prospettiva. Senza dubbio siamo all'"avanguardia sul territorio in questo settore, . però rischiamo di non essere ascoltati e di non essere capiti perché la gente non è ancora abituata a pensare nei nostri termini. Abbiamo di fronte due strade: andare avanti e lasciare indietro gli altri oppure avere un ruolo diverso, di stimolo, anche nei confronti delle altre associazioni di Aversa, pungolandoli continuamente su temi sui quali loro non hanno o non vogliono avere le idee chiare, nel caso di a·ssociazioni che sono più vicine a gruppi di potere". Sulla paura, Rosangela: "Qui se vuoi essere semplicemente coerente, senza .fare niente di eccezionale, nessun atto eroico, se vuoi essere I J i • I ! ..; ,. cittadino, persona, allora già in quel frangente hai paura. Io so che nel momento in cui voglio far valere i miei diritti allora devo cominciare ad avere paura". Pina: "Quelli del nostro gruppo che ci hanno ostacolato quando dovevamo· fare uri giornalino di informazione locale, in cui inevitabilmente avremmo parlato delle cose che non andavano, non la chiamavano paura ma biso- · gno di non guastare certi rapporti che avreb~ bero potuto stroncare le loro attività: parlo -della concessione di una licenza commerciale o cose del genere. Un messo comunale, l'unico· che ci ha appoggiato alle scorse elezioni, poi si è ritrovato con incarichi che non erano i suoi; insomma è stato punito quando abbiamo perso le elezioni". . Antonio: ".Ho avuto paura subito dopo la morte di don Peppino. Stai costruendo un centro di accoglienza per immigrati insieme a lui e te lo ammazzano: allora ti chiedi: qual'è il problema, sono gli immigrati? E io domani dovrò andare a gestire il.progetto là, a Casale? Poi dopo ti rendi conto che non era il Centro, non erano gli immigrati". . Silvio: "Per quanto riguarda il nostro operare sul territorio, noi non abbiamo sbattuto il muso su certe cose forse perché fino ad ora abbiamo dato solo fastidiQ, ma a un livello che loro non ritengono pericoloso: non gli abbiamo tolto gli appalti in nome della trasparenza, abbiamo stampato un libro. Io non credo che siano. tanto sottili da capire la differenza. Certo, don Peppino è stato ammazzato perché stava facendo cultura, non perché gestiva dei soldi. Però don Peppino era un prete; è molto diverso. In una zona come questa il ·prete è il padre del paese, è un punto di riferimento. In realtà noi non ci siamo ancora trovati a gestire situazioni materiali capaci di portare a uno scontro diretto con la camorra. La nostra è stata un'attività di contro-cultura, di controinformazione, di sensibilizzazione, ma non abbiamo ancora avuto la possibilità: di andare al di là di questo. Vedremo. Quello che ho visto è però che a volte facciamo 'paura'. Per i pubblici funzionari con cui ci incontriamo, per la Chiesa, per le Istituzioni, siamo inquietanti perché ci portiamo appresso l'immagine SUOLE DI VENTO

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