La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

anche per quelli che restano in secondo piano c'è un momento di crescita. Si comincia dalle piccole cose per arrivare alle grandi: noi eravamo in quest'associazione giovanile Sport e Cultura che ha organizzato la mostra, i presepi, ecc. finché non abbiamo fatto la lista civica che stava per vincere le elezioni. Prima o poi un gruppo muore, si esaurisce, però intanto tra quelli che hanno partecipato c'è gente che si è arricchita, che può parlarne con gli altri e, prima o poi, lungo il percorso ci si ritrova". Sul rischio che si corre, lavorando sul territorio, di accanirsi sulle più infime questioni locali e di smarrire i riferimenti generali, i contatti con un movimento più ampio, dice ancora Tommaso: "A Teverola c'era soprattutto il momento pratico, rischiavamo di perdere di vista lo scenario generale. Questo alla fine ci ha fatto fuggire e ci ha portati a un gruppo nato con prospettive più ampie, nelle quali forse· a volte si perde, però da cui potrebbero uscire, alla fine, persone capaci di fare la sintesi tra teoria e prassi". "Anche se noi a Teverola - prosegue Pina, avevamo elaborato un'idea precisa di amministrazione, un metodo diverso di gestione imperniato su trasparenza e questione morale, che secondo me sono ancora le questioni fondamentali in Italia e forse. in generale nella politica: lo statuto comunale doveva diventare uno strumento vivo e concreto che potesse essere usato dalla popolazione, che promuovesse la partecipazione e il collegamento tra la base e il centro". Rosangela è l'ultima a raccontare la sua ricerca, la strada sin qui seguita. "Io sono stata nella Rete, c'era anche Pina, e poi nei Globuli rossi. Quest'esperienza è stata un po' deludente, io avevo un'idea di gruppo probabilmente diversa: è bello parlare, è bello scambiarsi le idee, però è bello anche agire, e io ho bisogno delle piccole cose; grandi progetti sì, ma prima di tutto progetti sul territorio, immediati. Quest'anno ho avuto un'esperienza con un altro g~uppo, il movimento giovanile Costruire. Abo1amo considerato quattro zone a rischio di Aversa e abbiamo dato la possibilità a 80 bambini di· fare sport gratuitamente, abbiamo affittato a spese nostre un centro polisportivo e due volte la settimana andavamo a iì&:il~•n ' ; - -SÙOLE DI VENTO prenderli con un pulmino, li portavamo a fare sport e li riportavamo a casa. Abbiamo informato il comune e il vescovo, l'assessore è venuto anche all'inaugurazione," ma alla fine abbiamo fatto tutto con i quattro-cinque milioni del Centro sportivo italiano." Le cose che dice Rosangela, la sua urgenza di fare, un po' me le aspettavo, corrispondono all'idea che mi ero fatta di lei irt poche battute scambiate alla fine di una riunione, tempò addietro. Diceva, in quell'occasione, che non c'è tempo, che qui la situazione è di emergenza, a Napoli forse un gruppo di ragazzi può ancora nascere attorno a obiettivi indefiniti e a qualche vaga idea in comune, qui non è il momento di fare troppe discussioni. Le ricordo quell'incontro e le chiedo se, in questa situazione di emergenza, si diventa più forti e consapevoli, meno recuperabili dai valori e dalla prassi correnti. "Io penso - risponde Rosangela - che in questo ambiente sia veramente difficile restare coerenti con le proprie idee. A me capita spesso di venire etichettata come una specie di anormale, di persona strana perché non faccio ciò che è usuale. Qui è molto frequente confondere la normalità con l'usualità. Anche in un gruppo è difficilissimo restare coerenti, a volte anche tra di noi non c'è rìspetto dell'altro, non c'è capacità di ascolto e se con le persone con cui condivido gli ideali politici è così figuriamoci con gli altri. Io mi sento molto isolata, anche all'interno del gruppo spesso o scendi a compromessi o ti isoli." In questi giorni ad Aversa un coordinamento di associazioni sta discutendo, in una serie di riunioni molto serrate, il progetto di un centro culturale per immigrati in alcuni locali concessi dal comune. I Globuli rossi ne sono già usciti. "A noi è dispiaciuto molto - dice Pina, - l'idea del coordinamento è bella, però ce ne siamo andati perché non si riuscivano a tenere rapporti formali tra le associazioni e l'amministt'azione". Antonio e Silvio mi avevano già accennato a queste difficoltà, nei rapporti con gli altri gruppi e con l'amministrazione: "Quello che distingue le varie associazioni - dice Antonio, - è il percorso, è la storia, è la visione politica, il modo di affrontare problemi come quello degli immigrati o altri. _ .· :.,..,_~ç---·.. 1-·•:41. ~- -~t. ' . . ,f . - -- -~-- I ~ -.--- ... :.~~ . ~-- -... ::,~~.;:,_~- .:~-·,, . .- ,' ;~ , ..

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