La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

Non più paese e non ancora una città, Aversa sembra piuttosto una periferia di Napoli, dalla quale dista peraltro solo diecidodici minuti di treno. Del paese, Aversa ha conservato riti antichi come la festa della Madonna di Casaluce e cortili che ricordano una vita associativa e una cultura agricole, non del tutto scomparse. La modernità delle grosse arterie stradali sopraelevate richiama invece più un'imposizione che non uno sviluppo armonico rispetto al territorio. Ma queste sono cose che Aversa potrebbe avere in comune con tante altre zone, tante altre piccole città del Sud. Di suo ha l'alto grado di violenza, la difficoltà a esprimersi di una imprenditoria non condizionata ddhi politica e dalla malavita, una mescolanza di povertà e ricchezza più inestricabile e forse più malsana che altrove. Aversa attira molti immigrati, per il lavoro del pomodoro, per il lavoro dei campi. I cittadini stranieri immigrati e i disagi che esprimono domandano di essere compresi, non ghettizzati. Anche dalla Chiesa, la quale propone antiche e rassicuIII ranti icone ma trascura il suo primario impegno alla giustizia. L'arte d'arrangiarsi è comune un po' a tutti, bianchi e neri. Infine i bambini, in braccio alle madri, a casa o per strada, sono la nota più dolorosa di questo servizio. Poco considerati anche da chi istituzionalmente è preposto a farlo. E ci sono bambini stranieri, per esempio, che continuano in orario scolastico a offrire sigarette di contrabbando ai crocicchi delle strade, con buona pace dell'Amministrazione progressista della città. (Nicola Alfiero)

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