La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

suole di vento BUONI E CATTIVI I GIOVANI E LA VIOLENZA Paolo Crepet, Sandro Onofri, Duccio Scatolero, Andrea Beretta, · Gian Cristoforo Turri, Silvana Quadrino, Carmen Bertolazzi, Roberta Torre, Anna Viola \ L'IDENTITA' PERDUTA Paolo Crepet · Paolo Crepet, psicologo, è autore di I giovani e il suicido e di Cuori violenti (Feltrinelli). Collabora a "L'Unità". . • È una serata afosa d'inizio d'estate al bar Bull Dos. Un gruppo di ragazzi sta vedendo una partita di calcio alla televisione. Sono seduti fuori, sotto il portico di cemento armato scrostato. C'è calma riel quartiere San Paolo di Bari, una calma strana ma che dura da qualche mese: le famiglie si sono messe d'accordo, l'eroina rende bene, come l'usura e il mercato degli schiavi dall'Albania per la stagione dei pomodori. E poi comunque ci sono sempre i Tir da svaligiare, le prostitute dell'est da smerciare sul mercato nazionale: insomma, non ci si può davvero lamentare, il lavoro non manca. Scorre molto denaro nel quartiere, il controllo sociale è assoluto: ci pensano i ragazzi a tenerlo, ogni- tanto parte una spedizione punitiva contro qualche balordo che si è trattenuto dei soldi che non gli spettavano, gli spaccano le gambe, lo mandano all'ospedale e l'indomani il quartiere saprà che è di nuovo tutto a posto. Ma quella sera le cose non vanno così; ci do':,eva essere u':1inc<;>ntroper "rimettere a _p~- sto una certa s1tuaz10ne, sarebbe dovuto fimre tutto con una stretta di mano. E invece no. Tre ragazzi sono seduti sulle sedie di formica verdastra, altri ne arrivano, i primi forse intuiscono, subito la voce si alza, qualcuno tenta di scappare. Dal giubbotto di jeans spunta l'arma. E un momento: partono i colpi, la gente si nasconde dentro il bar terrorizzata, i tre vengono raggiunti uno a uno e cadono. Uno viene finito con un colpo alla nuca mentre tenta di nascondersi sotto a una macchina, un altro è già immobile sotto il graffito che mostra un enorme bull dog con le fauci aperte e gli occhi assassini. Il terzo morirà prima di arrivare al pronto soccorso dell'ospedale. Erano tutti giovani, come chi li ha uccisi. ·Così la breve pace del san Paolo si interrompe ancora una volta, così i ragazzi si sfidano e si ammazzano come se si trattasse di una guerra civile, così il quartiere si abitua a convivere con la morte. È la legge di questi luoghi, sono le loro .regole, la loro morale inflessibile e semplice. I ragazzi che crescono in questa, come in tante altre periferie delle nostre metropoli, che si nutrono di questa ordinaria follia sono quelli nati in case con le sbarre alla finestra - che pure non sono galerè, ma appartamenti di cosiddetta civile abitazione -, hanno imparato a giocare nei pianerottoli fortificati di quei condomini squallidi e rutilanti di spazzatura ammucchiata. Questa è la loro educazione sentimentale, questi sono i percorsi affettivi che il nostro ordine sociale riserva a migliaia di questi bambini. C'è dunque da stupirsi che negli ultimi dieci anni il numero dei reati compiuti dai minori in Italia sia raddoppiato e che quello che riguarda i bim- . bi con meno di 14 anni sia addirittura triplicato? · Eppure questo dato non rappresenta che una piccola porzione di quel degrado spaventoso che sta ferendo così profondamente un'intera generazione di giovani: e se perfino il Ministero se ne è accorto scegliendo un tema sulla solitudine come f rova d'italiano per gli esami di maturità, vuo dire che la consistenza di questa sconfitta sociale è ormai visibile anche a chi non finora voluto avere occhi per accorgersene. Certo, quei numeri segnalano un fenomeno specifico: che la n:i~l~vita<;>rganizza~at~nd~ a sfruttare sempre prn mtens1vamente 1mmon e lo fa per evidenti ragioni di convenienza economica (un killer di sedici anni costa la metà di uno di venticinque) e di l;)iùrapido turn over di quella manodopera (i rrunori non vanno quasi mai in galera e la loro detenzione dura in genere assai poco). Ma quelle cifre ci dicono anche che i nostri ragazzi sono sempre più disponibili a cadere in quella lusinga. E non è per una questione solo economica, anche se di per sé non è poca cosa: guadagnare tre milioni a settimana lavorando un giorno solo spacciando eroina non rappresenta certo nulla di comparabile con quanto il mercato possa offrire a un ragazzo in termini di accesso al lavoro. Ma il punto non è solo questo. Qualche tempo fa mi trovavo assieme a un gruppo di ragazzi in un quartiere della periferia d1Napoli e ad un ragazzo avevo chiesto se fosse andato a lavorare nel caso in cui la Fiat avesse aperto lì uno stabilimento; lui ci pensò un attimo e mi disse "la Fiat no, ma se .venisse la Fininvest ci andrei di corsa". Ecco BUONIE CATTIVI

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