La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

in generale mettere in pericolo la loro sussistenza e il loro potere. E non possono però assolvere, perché l'abbassamento della pena porterebbe a un aumento nel numero degli obiettori totali. Non conosco le cifre attuali, ma due anni fa gli obiettori totali erano quindici. Nelle carceri militari non ci sono solo gli obiettori. Com 'è il loro rapporto con gli altri, e chi sono questi altri? Dario. Ci sono i carabinieri, ci sono gli obiettori, ci sono i disertori, ci sono coloro che sono incorsi nella legge mentre facevanb il servizio civile. Comunque è diverso il mio caso dal suo, perché io sono stato per molto tempo in un carcere militare a contatto molto stretto con i comuni, con i disertori, con gente che si sente molto abbandonata e che ha degli stimoli a vedersi vicine persone come noi. Una delle cose che mi sento più contento di aver fatto è stato questo contatto con i comuni, e alcuni li ho proprio aiutati a venir fuori. Mentre non sono uno come Agostino, mettiamo,-che fa proprio lavoro & formazione, in giro ..; che fa l'obiettore "di propaganda". La scelta dell' obiezione totale parte da una motivazione personale che può diventare politica; ma io credo che sia un bene che resti una scelta individuale, di responsabilità del singolo, in un contesto come quello di oggi che ne ha un grande bisogno. Come erano in generale le condizioni carcerarie? Dario. Of$ni situazione è diversa. A Roma di un certo tipo, a Peschiera più tranquilla, i militari rompevano meno le scatole. Diciamo che organizzandosi e chiedendo si riusciva a ottenere delle cose. Stavamo molto in cortile, insieme. Ma proprio perché si formava automaticamente quest'unione, a volte cercavano di isolare gli obiettori dai comuni, quest'unione era vista come una cosa pericolosa. I comuni hanno una forte spinta di _ribellione,fanno anche delle cavolate, reagiscono alle provocazioni rreparate a~ ar::e, fann?. cos~ con~rofroducènu. Il fatto di dire loro facciamo ms1eme delle cose che hanno senso", per il carcere è un fatto pericolosissimo. Il carcere militare è un mondo chiuso e s_egreto,mentre chi sta nel carcere civile civile trova un modo di farsi sentire ali' esterno. I carceri militari sono pochi e moltissima gente non immagina che ci sono degli obiettori totali che vi stanno rinchiusi ... C'è spesso, dentro, una distanza tra i testimoni di Geova da una parte e noi e i comuni dall'altra, e si forma sempre una.distanza di sicurezza tra_ i carabinieri e simili e gli altri. I carabinieri in quanto arrestati, naturalmente. In quanto guardie sono militari, sono della naja e basta, sono soldati che si trovano a fare i carcerieri, e hanno moti psicologici delicati, spesso. C'è un rapporto cordiale, perché si rendono conto di essere anche loro in carcere, ma dalla parte di chi tiene le chiavi, e a volte la differenza per loro è importante. A volte fanno proprio i bastardi. Dino. Poi ci sono i carabinieri arrestati. Io ho avuto la sorte di vedere l'arrivo degli arrestati di Mani pulite e simili, in massa! Nel '92. All'interno era pazzeso che mantenessero tra arrestati una struttura come la questura, con le regole e le differenze di grado tutte rispettate! Hanno pene detentive superiori, sono mediamente di età molto adulta, hanno condizioni di vita diverse, con le loro stanzette e tutti i loro piccoli e grandi privilegi. Spesso sono più finanzieri che carabinieri. Arrivano lì perché in carcere civile prenderebbero tante botte, qui invece sono protetti, basta che non vanno troppo in contatto con i comuni, e si fanno il loro ambiente. · Cos'ha avuto di diverso la tua esperienza di obiezione totale, Dino? Dino. La mia esperienza è stata più facile, rispetto a quella dei '"pionieri" come Dario! Sono stato carcerato a Peschiera e un mese al carcere civile di Sulmona. Ho vissuto il passaggio tra pena militare e pena civile, grazie a una sentenza della corte costituzionale, e ho trovato una situazione, a Peschiera, molto rilassata, senza violenza, e questo ha permesso di organizzare delle cose insieme ai comuni, un ufficio perfino, per le cose interne, strappando l'organizzazione ai testimoni di Geova che sono davvero una mina vagante, un capitolo dolorosissimo. Si è potuto fare un po' di attività, diciamo più politica, all'interno. Per esempio uno sciopero della fame in occasione della marcia di Mirsada, nella ex Jugoslavia. C'era in quel _periodo una pressione esterna, avvertibile, e qumdi per me, dentro, molte facilitazioni. Passare a Sulmona, era certo una conquista, dal punto di vista del movimento e in generale, ma nel caso particolare questo passaggio è stato duro. L'unico carcere disponibile dove spostare gli obiettori, che comunque al tempo erano tre-quattrocento, erà il carcere ,speciale dj Sul~ona, app~n~ inaugura- - to. Non e stata un espenenza belhss1ma, anche perché a Peschiera avevano un'esperienza e qui no, e ci siamo trovati tutti a non sapere neanche noi come comportarci. Fareste una distinzione tra pacifisti e nonviolenti, all'interno defli obiettori? - Dario. La farei ne movimento. Vorrei distinguere già la parola. Obiettore è chi obietta a una legge, per ragioni di coscienza, perché, la coscienza è al di sopra della legge. Il servizio civile è la forma che è stata data legalmente all'obiezione, e può essere visto in due modi diversi, come una conquista sulla strada dell' abolizione dell'esercito, verso la pace, e l'altra come una valvola di sfogo verso tutte le cose pericolose che possono toccare il nostro sistema militare. Io sono convinto che la mentalità militarista è la cosa più grave che esista nella nostra civiltà. La nonviolenza è un metodo, l'obiezione di coscienza è un metodo non violento, ma il servizio civile lo voglio distinguere, è uno strumento che è molto cambiato strada facendo. Lo stesso il pacifismo, che è diventato spesso un modo di stare tranquilli, senza correre nessun rischio. Il problema è il grado di attività del pacifismo, di incidenza contro le armi, contro gli eserciti. La nonviolenza dovreb-· be implicare quest'attività, e quindi la nonviolenza è superiore al pacifismo, che spesso vuole solo il mantenimento della pace e basta. Dino. Io devo precisare che non sono un pacifista, sono semmai un pacifico. All'interno degli anarchici c'è un fronte pacifista nonviolento e uh altro che invece si basa sulla critica radicale allo stato e non rifiuta la violenza. L'obiettivo ali' origine è lo stato, con i suoi apparati offensivi e difensivi. Su queste cose il movimento si divide, ma ci si incontra nel fatto che senza l'altra parte non si cresce, non c'è dialettica, e questo oggi è molto importante. L'obiezione di coscienza non dovrebbe riguardare, dicono i classici,solo il servizio miliPACE E GUERRA

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