La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

AL SERVIZIO (CIVILE) DELLA COSCIENZA PiergiorgioGiacchè Conquistare e vincere non sono sinonimi e così, spesso, passata la data della loro trionfale coincidenza, la conquista e la vittoria rivelano la loro differenza e talvolta la loro insanabile contraddizione. La conquista, per esempio, si concretizza in un qualcosa che va sfruttato e mantenuto a ogni costo, anche se questo può significare una progressiva resa, o perfino comportare una serie di "sconfitte". Se dunque per qualcuno è importante continuare a vincere - e per l'opposizione, la vittoria equivale all'affermazione della propria esistenza e necessità - non ci si deve affezionare troppo alle conquiste. Questo i militari lo sanno bene, ed è ora che lo imparino anche gli obiettori. Quando, dopo anni di dure testimonianze e inascoltate ragioni, l'obiezione di coscienza ha finalmente trovato una sua legittimazione e una fin troppo cauta e ancora incompleta traduzione nel servizio civile, si sono spese tutte le energie e le alleanze nello stabilizzare la conquista, invece di badare a rafforzare la vittoria. È così che oggi il "sèrvizio civile" è diventato un'alternativa possibile (anche se non sempre praticabile viste le molte domande inevase), è stato equiparato al servizio militare perfino nella durata (anche se non ancora nella dignità), ma l'obiezione di coscienza contro quello che Aldo Capitini chiamava "il servizio dell'uccisione militare" non ha per questo trovato maggiori consensi né ha inaugurato nuove sfide contro una cultura della guerra che, ormai, non solo detta le regole e informa il metodo di continui e consistenti (ancorché impotenti) "interventi di pace" ma si può credere - con Enzensberger - che sia arrivata a permeare molti piccoli, diffusi, criminali comportamenti quotidiani. Se si potessero fare ingiuste somme algebriche fra la tolleranza e la diffusione guadagnata dall'obiezione di coscienza, intesa come il nucleo attivo di una cultura della pace e l'approvazione ormai non più tacita delle ininterrotte operazioni di polizia militare con cui si governano e si alimentano le disgrazie e i conflitti di tutto il mondo, si dovrebbe amaramente concludere che più aumentano le conquiste pacifiste sul fronte del diritto più diminuiscono le vittorie sul piano del d~vere. E invece la p~ce, e l'?bi_ezione, e 1~coscienza stessa vanno nconoscmtt e proposti come doveri, anche se poi si debbono assoggettare al libero mercato delle opzioni e degli optional delle società e della culture di lusso. Ora, è giusto ammettere che ciò che si ottiene in questo mercato ha certo un valore, ma è altrettanto giusto riconoscere che non è un valore, ed è in fondo per questo che le conquiPACE E GUERRA ste sono diverse e - col tempo - sempre più divergono dalle vittorie. Oggi il "servizio civile" è un diritto, e non saremo certo noi a ignorare la portata oppure a smentire la fatica e il sacrificio di questa conquista. Tuttavia non si può ancora per molt difendere quello stesso rapporto con l' obiezione di coscienza che ha p~rmesso la sua attuazione e che fino a oggi ha sostenuto e orientato il suo sviluppo. Chiamare "obiettori" tutti coloro che oggi prestano servizio civile - e soprattutto i molti che vorrebbero farl domani - è corretto solo perché sottolinea il valore di una scelta a favore della pace e della solidarietà, ma è rischioso perché registra in modo uniforme comportamenti e motivazioni diverse, perché computa i consensi ma amputa le tensioni, in definitiva premiando il minimo comune denominatore del servizio civile in luogo del massimo comune multiplo dell'obiezione di coscienza. Ma, detto così, non è ancora esatto: c'è infatti servizio civile e servizio civile e, se è giusto diversificare e dilatare al massimo le sue possibilità e "specialità" (per usare una voce "militare"), se pure è conveniente una politica larga e una difesa stretta e strenua di questo diritto, non conviene comunque continuare a equiparare le forme di autentica assistenza in cui spesso si concretizza, ai servizi culturali o ambientali o talvolta solo comunali in cui il "servizio civile" sembra destinato a trovare sempre più spazio e attraverso i quali probabilmente otterrà un suo "pacifico_" e definitivo riconoscimento. Inutile mentire e mentirsi: non sono pochi i giovani che prestano il loro servizio presso associazioni culturali o perfino gruppi teatrali, così come non sono pochi quelli che a vario titolo aiutano piccoli enti locali a svolgere il normale lavoro d'ufficio. Talvolta - e ciascuno conosce le sue storie - le esperienze e le relazioni accumulate hanno comportato qualche facilitazione nella difficile conquista del posto di lavoro; quasi sempre hanno consentito al non-militare una qualche preparazione e un qualche orientamento, tanto utile almeno quanto un regolare corso di formazione professionale. Cosa si vuol dire con questo, si vuol porre il problema di una purezza di intenti e di un sacrificio obbligatorio? Si vuol polemizzare e moraleggiare in nome o in ricordo di un momento più doloroso che eroico, in cui l'obiettore doveva duramente e assurdamente pagare non un gesto ma addirittura la condizione di avere e di ascoltare una "coscienza"? No, si vogliono soltanto eliminare_ alcuni equivoci, forse ancora in statu nascenti; si vogliono aprire dei ragionamenti o appena manifestare delle preoccupazioni, utili alla strategia di un movimento di obiettori di coscienza che rischia di ingolfarsi e perfino di compiacersi nei meandri di una tattica altrettanto necessaria Il servizio civile, senza per ora snaturarsi. si è ·arricchito di impreviste ma non imprevedibili funzioni. In un quadro di eterna crisi economica e di endemica disoccupazione giovanile (oppure - se si volessero aggiungere a quelli civili anche i problemi militari - a fronte di un a richiesta di professionalizzazione dell'esercito, inascoltata soltanto perché costosa), il servizio civile potrebbe addirittura avere un futuro roseo, ma forse un senso decisamente diverso. Dal punto di vista della conquista non c'è niente di negativo o di scandaloso, ma da quello della "vittoria"?

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