La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

rate perché adesso lo stesso vicolo si chiami "via Gramsci, via Matteotti", poi si chiamerà "via Saragat, via Pacciardi". Dio mi protegga che non s1chiami mai "via Silane", ma insomma questa convinzione che la toponomastica faccia parte del sistema di mistificazione sociale è una cosa importante, è 'una cosa molto importante. Non c'è nessuna città del mondo, credo, sarei felice, che prenda il nome dagli spazzini, che sono poi quelli che la rendono transitabile. Ed ecco che c'era un paese in cui l'opinione popolare dettava al Comune il nome da mettere.alle cose. A Napoli c'è il "Rettifilo" ma il Comune si vergognerebbe di scrivere "Rettifilo''; .si chiama "Corso" non so come. La mia attenzione si acuì su questi fatti e così, non ci avevo fatto attenzione prima, scoprii che la grande bellissima strada che dal lago di Zurigo, attraverso il centro, va alla stazione non si chiama "via Nazionale", ma si chiama la ."via della Stazione" e .la via che sale dalla collina dove c'è qualche vigneto si chiama "via dei Vigneti", e dissi: io di qui non parto più, e infatti mi fermai. Mi fermai in Svizzera perché dove trovavo un altro paese dove fare la quarantena di tutta la retorica prima gesuitica, cattolica e poi marxista, che mi ero trascinato dietro fino allora? E fu in Svizzera che conobbi e incontrai giovani architetti reduci dalla Bauhaus. Erano veramente, malgrado le ineguaglianze dall'uno all'altro, delle persone, come ha dimostrato il loro sviluppo ulteriore, di molte capacità: Moser, Steigher, ecc. Il loro arrivo a Zurigo fu una rivoluzione sotto molteplici aspetti. La loro fortuna era che erano tutti figli di papà, molto ricchi, quindi non dipendevano dalla benevolenza degli imprenditori per poter dimostrare che cosa era l'architettura moderna. Si misero in cooperativa e fecero un intero quartiere senza concessioni a nessuno, senza futuri inquilini e senza ordinazione da parte di nessuno e poi aprirono le porte e tutta la città andò in processione a vedere queste cose nuove. L'impressione della popolazione fu tale che, alla fine, Zurigo era divisa in due gruppi ideologici: quelli della psicoanalisi, perché c' era Jung, e quelli dell'architettura; le altre divisioni passarono in seconda linea. Essere per l'architettura significava essere per i nuovi mobili e, appunto perché ne avevano i mezzi, crearono gli stabilimenti che producevano i mobili moderni e portarono lo scompiglio nell'interno del Partito Socialista, nei Sindacati e nelle Cooperative socialiste, l?erché non dovete dimenticare che Zurigo assieme a Vienna era uno dei Comuni socialisti all'avanguardia per le case operaie, per le cooeerative, e le case che facevano questi architetti erano molto superiori a quelle viennesi. Neubuller era veramen'- te degna di ammirazione, con riscaldamento, non centrale, casa per casa, ma di tutto il quartiere; nella casa del quartiere e in un sotterraneo c'era una specie di officina che produceva acqua calda per tutte le case per cui la mattina la persona che doveva affrettarsi al lavoro girava il rubinetto dell'acqua bollente e all'istante faceva il the, e dopo un minuto poteva uscire di casa senza perdere altro tempo. E poi era rivoluzionario il principio che degli architetti, dei figli di papà, degli architetti intelligenti si preoccupassero di fare la camera, la grande camera, che serve da soggiorno e da letto e poi la doccia, la piccola cucinetta, cioè l'abitazione per la persona sola. Forse a Zurigo questo.fece un'impressione ancora più grande perché il ceto degli scapoli e quello delle zitelle è partiçolarmente numeroso, e per quelli che non si rassegnavano a continuare a vivere nella propria famiglia perché ormai grandi, e per quelli ,che prima vivevano nelle pensioni. Questa era la risposta a un'architettura moderna, a u.n bisogno sociale che non era stato risolto. Io con questo gruppo di architetti mi vedevo fino a due volte la settimana, facevamo delle lezioni sul capitalismo e urbanistica, sulla proprietà privata e costruzioni edilizie ecc., alle quali loro si appassionavano molto. Per questa sera ho ricercato nel caos delle mie carte, non la collezione, ma alcuni numeri di una rivistina che allora facevo io con loro. Si chiamava "Informazioni". La part~ grafica era fatta da Max Bill, e se ci sono dei pittori e degli artisti astrattisti qui sanno cosa significa, e poi c'erano articoli appunto di George Smith che poi diventò il conservatore del Museo di Basilea per tutto ciò che riguardava le espo izioni. Andrei troppo per le lunghe se dovessi raccontarvi che cosa significò questa irruzione di aria fresca in una città che era già predisposta ad accettarla, perché una città in cui la via della stazione non si chiama via Nazionale, ma via della Stazione ovviamente è ben disposta ad accettare quella filosofia della Bauhaus che è la. "nuova oggettività" accompagnata da quella moda che poi cadde rapidamente, di scrivere tutto minuscolo, che, per la lingua tedesca era cosa ancora più importante perché in tedesco tutti i sostantivi si scrivono con la maiuscola (per i filologi è una delle prove del carattere reazionario di questa lingua perché, se si scrivesse con la mamscola il verbo, il verbo significa l'azione, il movimento ecc. e questo andrebbe bene, ma che i sostantivi fossero scritti con la maiuscola è ben altra cosa). Quindi ci furono anche dei tentativi di macchine da scrivere senza maiuscola e poi d'altra parte c'era l'obbligo per il telegrafo di scrivere uniformemente o tutto .maiuscolo o tutto minuscolo che era in appoggio di questa tendenza. Molte furono le iniziative promosse da questa rivistina: il Concorso per il Museo di Basilea per esempio divenne un fatto pubblico straordinario; la costruzione di un muro: se voi andate a Zurigo c'è un muro, un parapetto sotto la scuola femminile, che fu fatto prima in cemento e poi vi furono messe delle belle pietre per abbellimento; si scatenò una campagna: "a cosa servono quelle pietre, non a sostenere il cemento perché sono sostenute dal cemento e quindi è un'ipocrisia, e voi davanti a una scuola femminile, davanti a delle persone che devono essere educate, voi date un tale esempio di parassitismo, di pietre che non servono a nulla ecc.", oppure in luoghi, abituati a ricevere esposizioni d1pittura e d1 scultura, fare delle esposizioni di questo genere: la storia di oggetti comuni: la storia delle scarpe, delle cose di sughero; o delle sedie e del modo di sedersi, oppure le esposizioni promosse da tanti maestri contro gli oggetti goffi per cui tanti bambini rubavmo da casa gli orologi di legno intarsiato con il cuculo che usciva. Bene io sono molto riconoscente al promotore di questa riunione perché così durante mezz'ora ho rivissuto tutto questo tempo che era ilotempo della speranza, perché si diceva: be' adesso c'è il fascismo, ma quando crollerà il fascismo, l'Italia sarà così bella! ♦ J..l:JJSll::!J.

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