La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

Forse offrirà delle possibilità in più, ma le offrirà soltanto a quella ristretta minoranza di persone che Internet saranno in grado di usarla. Si creerà una divaricazione ulteriore, temo, tra coloro che posseggono gli strumenti culturali adeguati (pochi) e chi no (la grande maggioranza). Oggi un ragazzo che fa una normalissima scuola tecnica può tranquillamente imparare a usare Internet, mentre in passato questo non avveniva. Parliamo seriamente, esistono anche dei doveri: chi oggi non conosce le lingue stra-· niere, con tutte le possibilità che ci sono di impararle anche senza spendere tanti soldi, non può venire a lamentarsi se poi rimane tagliato fuori dal mondo del lavoro. Un aspetto positivo che riconoscoa Internet è che favorirà il ritorno ad una comunicazione scritta, cosa pressoché scomparsa da quando è stato inventato il telefono. Ma più in generale mi pare che il computer stimoli la scrittura, piuttosto che inibirla. Ricordo una trasmissione televisiva di qualche tempo fa in cui Eco dice~ va che è più Jacile che la tastiera di un PC produca un nuovo Proust che un nuovo H emzngway. · E proprio così: grazie al computer scrivere è diventato infinitamente meno faticoso di prima e il numero di quelli che si misurano con la scrittura è destinato ad aumentare progressivamente. Di questo passo, però, tra vent'anni verra_nnopubblicàti non cento, ma mille libri al giorno. Ma è meglio, scusa. A parte il fatto che preferisco avere una scelta che sia la più ampia possibile, il computer sta contribuendo in modo determinante a rendere la scrittura un'attività sempre meno elitaria. Basta il più scalcinato dei persona! per scrivere con facilità senza perdere giornate intere. È un discorso che vale anche per la musica: una volta per suonare bisognava avere una band al completo e spendere milioni per affittare una. sala di registrazione. Oggi si può studiare sui corsi di chitarra a dispense e usare dei sintetizzatori. Poi non è detto che in questo modo uscirà fuori un altro Jimi Hendrix, ma il fatto che ci sia più scelta secondo me è comunque positivo. Parliamo un po' d~l tuo stile di scrittura. Tu sei uno che cita moltissimo, che assembla materiali presi un po' da tutte le parti. Questo modo di procedere è estremamente diffuso e non investe solo la letteratura, forse perché viviamo in un'epoca "alessandrina", in cui più che altro si rielabora ciò che già esiste. · Sì, certo. Il fatto che il risultato finale sia frutto di una rielaborazione, in o~ni caso, non ne pregiudica la bontà o l'originalità. La vodka e la limonata sono buone tutte e due ma la vodka lemon, oltre ad essere diversa, è anche più buona. Almeno secorido me. Quale strada ritieni prenderà la scrittura, nell'immediato futuro? Credo che si andrà verso una progressiva semplificazione·. Anche qui mi viene in mente un para~one musicale: un ritmo molto semplice su cui montare dei campionamenti. In Italia gran parte della scrittura è ancora assolutamente elitaria, mentre in America sono già più avanti in questa direzione. Mi piacerebbe çhe si arrivasse ad una scrittura fruibile su più liv~lli,_che si possa guardare da diverse angolaz10m. Nel tuo romanzo, come anche in "Va' dove ti porta il cuore" della Tamaro, c'è una forte rappresentazione dei sentimenti, di quelli positivi, intendo. Malto più labile nella letteratura italiana recente mi sembra invece la raffigurazione del male. Come spieghi questa assenza? . Sto affrontando questo argomento nel mio prossimo romanzo, che si intitolerà Supertognazzi nelle Ardenne. Io penso che per rappresentare efficacemente il male bisogna liberarsi il più possibile dal complesso di colpa che l'occupartene ti fa sorgere, e questo, in un paese di cultura cattolica come il nostro non è così semplice. La dimensione del male, della violenza, della distruzione, credo sia ancora tutta da esplorare in Italia. Dove hai trovato una rappresentazione del male che ti ha veramente colpito? Nel Patrick Bateman di American Psycho e nel Raskolnikov di Delitto e castigo. Per me, comunque, la violenza è sempre stata più in basso dello statuto etereo della scrittura. La vera violenza esiste, ma la gente non se ne occupa. È quella che respiri quando vai allo stadio a vedere il derby Bologna-Cesena, e se ne può scrivere, ma non lo si fa oppure la si confina in degli ambiti. che la limitano. Un bellissimo libro sulla violenza è I furiosi di Balestrini, perché l'autore non ha avuto paura di scendere là dove in effetti si trova la violenza autentica. Non trovi che in Italia manchi una buona rivista che sia al tempo stessodestinata ai giovani e fatta da gente giovane? ·Manca, manca sicuramente. Allo stesso tempo, però, non voglio lanciare una crociata a favore di un progetto di questo tipo e poi fregarmene bellamente. Se io trovassi delle persone con cui sto bene, con le quali mi interessa ragionare e confrontarmi, mi darei realmente da fare per realizzarla. Anche perché, · una volta finita l'università, purtroppo bisognerà cominciare a lavorare sul serio, · · ♦ r-- ~ ' •.· I '· SUOLEDI VENTO

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