radi più l'immagine del lettore'...visitàtore, ma stavolta ponendola in contraddizione con la sua identità e individualità. Insomma, liberandola dal rapporto con il libro che, persino durante la sua fiera, sembra relegato all'ultimo posto. Si sente la mancanz,a di un'indicazione, di una strategia qualunque che lo riguardi anche soltanto come oggetto, foss'anche quella del suo avvenire elettronico ovv·ero quella che ne celebra e ne difende la storia. E invece no. Mentre il Salone è occupato dai super-lettori, ai libri non resta che un enorme tinello scompartito in centinaia di stand. Non ci si vuole stupire con effetti speciali - e sta bene - ma dall'altra non si inventano modi e ·luoghi che siano pretesto a un incontro diverso, non si danno proposte che partano dai libri invece di ripararvisi dietro, e nemmeno si spende un'idea per attra~re di pi~, per vendere meglio, per divertire un po' ... come avveniva di norma in quelle fiere che ormai sono descritte soltanto nei libri. Niente di spettacolare, niente di effimero (persino quello ci tocca rimpiangere), ma dall'altra ancora niente di adeguato o di necèssario, nemmeno sul piano àccessorio: una sala di lettura· a disposizione? _un modello di aula scolastica? un'idea per le librerie? per le biblioteche? Comunque sià, ciascun _lettore esce con un pacco di libri e di cataloghi in mano, soddisfatto come dopo essere· stato in un grande supermarket prodotto dalla coricentrazione di ottocentottantasei librerie. E magari pensa: I lettori in Italia sono pochi. Colpa della famiglia o della società? Colpa della televisione o della scuola? Dello stato o delle case editrici? .Su questo tema sono anni_che ci si interroga e ci si dispera e, talvolta, ci si consola: si dice che in fondo si leggono molti giornali; che anche il cinema e i fumetti e il rock sono "cultura", che se si fanno libri a mille lire e si lancia la settimana del libro i lettori aumentano, eccetera, eccetera. Uno di questi ecceter~ sono ormai da tempo le fiere del libro. ♦ Intervista a un eterosessuale ]avier Saez (traduzione di Saverio Esposito) ]avier Saez, saggista, è redattore della rivisia spagnola "Archipielago ", dal cui numero 18-19 del 1994 è tratta quest'intervista. Della persona intervistata omettiamo nome e dati_perchétale è la sua volontà. ♦ Quando hai scoperto di essere eterosessuale? Beh, è una di quelle cose di cui ti rendi conto poco a poco. Quando avevo dodici o tredici anni mi resi- conto, a scuola, che mi fissavo sulle ragazze, e avevo anche un'insegnante che mi pareva molto bella, ma non osavo certo parlare di questo con i miei compagni. Più tardi mi diventò Sempre più chiaro che desideravo ·esclusivamente le donne, e ini sembrò un destino terribile, perché a casa, a scuola e in parrocchia mi avevano sempre detto che l' eterosessualità era una cosa orrenda, che era un peccato, una cosa da anormali, e così io la vivevo come una mostruosità. Come hai avuto i tuoi primi rapporti eterosessuali? È stato piuttosto complicato, perché non ero sicuro che potessero esistere delle ragazze eterosessuali, non ne avevo mai conosciute. Il caso volle che andassi l'estate in vacanza a Sitges, e passeggiando lungo la spiaggia, verso il tramonto, notai diverse ragazze e diversi ragazzi solitari che si scrutavano a distanza, e vidi perfino delle coppie. Una ragazza mi interpellò, e dopo qualche ora stavamo facendo l'amore sulla sabbia. Fu lei a introdurmi nell'ambiente eterosessuale. Che cosapensi dei bar dove si ritrovano gli eterosessuali? Non saprei che dirti. Da una parte, va bene, perché sono posti dove puoi legare con una ragazza senza che la gente ti rida dietro, e dove sai·che le ragazze hanno gusti come i tuoi. Però, da un altro lato, mi pare che diventano una specie di ghetto, lì dentro puoi trovarti con delle ragazze però fuori, nella vita quotidiana, non q.mbia niente, e devi continuare a reprimerti e à tener nascosta la tua eterosessualità. È stato molto doloroso per te accettare la tua eterosessualità? Sì, molto. In principio dai la colpa a te stesso, pensi di esser_euna specie di anormale, di malato, perché vedi cosa dicono degli eterosessuali i tuoi amici e vedi che tutti quanti ridono degli eterosessuali, e perché sei stato educato a neanche poter concepire che un uomo e una donna possano desiderarsi. Più tardi vedi però che c'è molta gente come te, e appre_ndi che in altre culture o in altre epoche l'eterosessualità è una condotta come tante, una delle tante. Allora cominci a domandarti com'è stato possibile che sia potuto nascere così tanto odio contro una cosa così bella come l'amore tra uomini e donne, e propno non arnv1 a capirlo. Inoltre la gente qualsiasi ti guarda con paura quando viene a sapere, pensa che vuoi violentare le ragazze o roba del genere. La verità è che concepire questo modo _diragionare è proprio una cosa assurda, io credo che si tratti di una questione di cultura, e che forse in ogni società ci sono comeortamenti razzisti o segregazionisti, e che la nostra è una di queste società. È curioso come ti viene insegnano a controllare il tuo comportamento, a percepire i tuoi sentimenti come qualcosa di specifico, qualcosa di strano. Cosa pensi della possibilità per gli eterosessuali di avere in futuro gli stessi diritti degli altri cittadini? Credo che questa dev' essere una conquista _fondamentale, e penso che, col tempo,
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