La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

l'identificazione di quale sia il soggetto in grado di lanciare un appello alla pace così radic_ale e "ingenuo". Non può essere il singolo, perché la sua voce non sarebbe udita. Non può essere una chiesa: anche perché questa voce sarebbe coperta da quella di coloro che vogliono la guerra. Questo appello potrebbe essere udito solo se a lanciarlo fossero le Chiese, le Chiese riunite a Concilio, esse stesse in pace e solo come tali annunciatrici di pace. I cristiani non dovrebbero lasciarsi sfuggire il vantaggio che la pace ha, tautologicamente, sulla guerra: quello cioè di essere forza che unisce, mentre la guerra è forza che divide ( e non solo i "nemici" ma anche gli "alleati" tra di loro). L'annuncio della pace si crea ascolto nel mondo in quanto esso prod1.1cepace anzitutto in e tra coloro che lo proclamano. Il ruolo delle chiese cristiane (e oggi possiamo aggiungere: delle diverse religioni) in vista della pace ha dunque senso solo in quanto sia un ruolo ecumenico. Davanti alla guerra in corso La terza fase è quella della guerra in corso. Com'è noto Bonhoeffer è morto perché è stato condannato alla forca come membro della congiura Canaris-Oster-Dohnanyi. Egli ha fatto parte del servizio segreto dell'esercito (Abwher), proprio perché la congiura s'era· sviluppata e aveva trovato adepti in tale ambiente. Dopo l'annientamento delle strutture clandestine di opposizione praticamente completato alla vigilia della guerra, infatti, una congiura sembrava l'unica strada percorribile per rovesciare il regime. Ma Bonhoeffer non ha mai indossato una divisa di soldato tedesco e sappiamo che era intenzionato a sottrarsi in ogni modo al servizio militare. Dobbiamo allora distinguere il suo giudizio sul diritto alla resistenza attiva e anche armata e il suo giudilÌO sulla partecipazione alla guerra. Il diritto dovere alla resistenza attiva viene rivendicato da Bonhoeffer principalmente a :ausa della politica di annientamento degli ebrei. Egli lo considera un diritto il cui esercì- . lio è altamente rischioso, con un'argomenta- · lione analoga a quella ricordata dal Bobbio :L'età dei diritti, p. 134), perché esso è diretto :ontro l'istanza stessa che dovrebbe fungere :la garante dei. diritti. Bonhoeff er anzi va più in là, ritenendo che questo diritto porti con sé una colpa inevitabile, una colpa oggettiva. Della libertà "alta", che consiste nella respon- ;abilità liberamente assunta di infrangere la legge, possono far uso solo coloro che sono :onsapevoli del valore degli "ordinamenti", e :lunque della colpa oggettiva di cui ci si carica mdando contro di essi, anche quando infran- ~erli sia giusto e "necessario". È proprio la co- ;cienza di questa. colpa inevitabile e la disponi- . bilità a farsene carico, accettando di macchiare la propria coscienza, a distinguere la libertà di chi agisce responsabilmente dall'arbitrio di chi disprezza la legge. Per questo, come viene ribadito in una poesia scritta in carcere, Stazioni sulla via della libertà, la libertà non esiste se non in un vincolo indissolubile con la disciplina: se cerchi la libertà "impara innanzitutto la disciplina dei sensi e dell'anima .... nessuno apprende il segreto della libertà se non attraverso la disciplina". L'uomo responsabile viola la legge per metterla più fortemente in vigore, mentre il libertario entusiasta e superficiale si arroga una libertà a buon mercato che rappresenta una minaccia mortale per le "strutture" e gli "ordinamenti" che compaginano l'esistenza, e che può dunque spianare la strada al nihilismo e al caos. Bonhoeffer rivendica questo diritto all'intervento con l'uso della forza utilizzando un'immagine: " se un pazzo lanciasse la sua automobile sul marciapiede, come pastore io non ·potrei accontentarmi di sotterrare i morti e di consolare le famiglie. Se mi trovassi lì, dovrei lanciarmi e strappar via il guidatore dal volante". È un'immagine assai vicina a quella usata da Gandhi - alla cui figura Bonhoeff er si è molto interessato, e con cui ha avuto anche un breve scambio epistolare - per giustificare l'uso della forza nel contesto dell'ahimsà (concezione gandhiana della non-violenza). Si tratta di un testo del 1926 che dice: "In alcuni casi può essere necessario versare sangue umano. Supponiamo che un uomo venga preso da una follia omicida e cominci a girare con una spada in mano; uccidendo chiunque gli si pari d'innanzi, e che nessuno abbia il coraggio di catturarlo vivo. Chiunque uccida il pazzo otterr_àla gratitudine della comunità e sarà considerato come un uomo caritatevole. Dal punto di vista dell'anima è chiaro dovere di ciascuno uccidere un simile uomo". Mettere i bastoni tra le ruote voleva dire per Bonhoeffer due cose: 1 - Boicottare la macchina da guerra tedesca, come fece proprio uno dei membri più in vista dell' Abwher, il colonnello Oster, comunicando in anticipo all'Occidente la data dell'attacco tedesco alla Norvegia e al Belgio e all'Olanda (Shirer 1902s). 2 - Partecipare all'organizzazione di un attentato contro Hitler, di cui Bonhoeffer si disse disposto ad essere l'esecutore materiale (Moltke 209). Va notato che partecipare a un'attività cospirativa del genere (diversa dalla resistenza aperta) voleva dire infrangere un codice etico nel quale i congiurati si riconoscevano. Von Stauffenberg (l'ese·cutore dell'attentato a Hitler del 20 luglio 1944) ha descritto,la tragicità LEZIONI

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