La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

vita, che non deve essere compromessa da chi è malato. Ci sono uomini che ritengono poco serio, e cristiani che ritengono poco pio, sperare in un futuro ter~ reno migliore e prepararsi ad esso. Essi credono che il senso dei presenti accadimenti sia il caos, il disordine, la catastrofe, e si scoraggiano nella rassegnazione o in una pia fuga dal mondo alla responsabilità per la continuazione della. vita, per la ricostruzione, per le generazi om future. Può- darsi che domani spunti l'alba dell;ultimo giorno: allora, non P.rima, noi interromperemo volentieri 11lavoro per un futuro migliore. Pericolo e morte Negli ultimi anni l'idea della morte ci è divenuta sempre più familiare. Ci meravigliamo di noi stessi per l'imperturbabilità con cui accogliamo la notizia della morte dei nostri coetanei. Non possiamo più odiare la morte, nei suoi tratti abbiamo scoperto qualcosa di buono e ci siamo qqasi riconciliati con essa. In fondo, sentiamo bene che siamo già nelle sue mani e che ogni nuovo giorno è un miracolo. Certo, rion sarebbe giusto dire che moriamo volentieri - per quanto a nessuno sia sconosciuta quella stanchezza, cui però in nessun caso dobbiamo lasciare via libera. Siamo troppo curiosi per questo o, detto meglio: vorremmo riuscire a capire qùalcosa di più del senso della nostra vita rovinata. Neppure consideriamo .eroica la morte, perché troppo grande.e cara ci è la vita. Ci guardiamo bene dal pensare che il senso della . vita sia nel pericolo: non siamo abbastanza disperati e conosciamo troppo bene i berti della vita, e anche la paura di vivere tutti gli altri effetti distruttivi che produce la minaccia continua di perderla. Noi amiamo ancora la vita, ma credo che la morte non possa più sorprenderci molto. Da quando abbiamo conosciuto la guerra, quasi non osiamo assecondare il nostro desiderio che essa non ci colga in modo fortuito, improvviso, lontani dall'essenziale, ma nel pieno della vita e dell'impegno. Saremo però noi e non le circostanze esteriori a fare della nostra morte ciò che essa può essere, cioè una·morte · accettata come libero consenso. Possiamo ancora essere utili? Siamo stati testimoni silenziosi di azioni malvagie, ne sappiamo una più del diavolo, abbiamo imparato l'arte della simulazione e del discorso ambi~uo, l'esperienza ci ha resi diffidenti nei confronti degli uomini e spesso siamo rimasti in debito con loro della verità e di una parola libera, conflitti insostenibili ci hanno resi arrendevoli o forse addirittura cinici: possiamo ancora essere utili? Non.di geni, di cinici, di dispregiatori di uomini, di strate~hi raffinati avremo bisogno, ma di uomrni schietti, semplici, retti. La nostra forza di resistenza interiore contro ciò che ci viene imposto sarà rimasta abbastanza grande, e la sincerità verso noi stessi abbastanza implacabile, da farci ritrovare la via della schiettezza e della rettitudine? ' J.W.Qti1 Lo sguardo dal basso ~- Resta .un'esperienza di eccezion valore l'aver imparato infine a gu dare i grandi eventi della storia u versale dal basso, dalla prospett de~li esclusi, dei sospetti, dei maltt tau, degli impotenti, degli oppres: dei derisi, in una parola, dei soffer, ti. Se in questi tempi l'amarezza e stio non ci hanno corroso il cuore dunque vediamo con occhi nuov. grandi e le piccole cose, la felicit l'infelicità, la forza e la debolezz: . se la· nostra capacità di vedere grandezza, l'umanità, il diritto ( misericordia è diventata più chi, più libera, più incorruttibile; se, ar la sofferenza personale ~ di_v~nt una buona ·chiave, un pnnc1p10 condo nel rendere il mondo acce: bile attraverso la contemplazion l'azione: tutto questo è una forti personale. Tutt'o sta nel non far ventare questa prospettiva dal, ba un prender partito per gli eterni . soddisfatti, ma nel risponder.e ; esigenze della vita in tutte le sue mensioni; e nell'accettarla nella p spettiva di una soddisfazione più ta, il cui fondamento sta verament, di là del basso e dell'alto. *Questo brano si trovava finon Gesammelte Werke Il, 441. Dopo l'c zione tedesca del 1970 l'ho trasport qui perché probabilmente era. prof questo il luogo per il quale Bonhoeffe aveva previsto. Ma perché non ve lo inserito egli stesso? Non lo so con pr sione. Raramente egli ha descritto il h ro dei cristiani in modo così concis schietto. L'idea si trovava nella linea suo pensiero; nella confessione di cc dell'Etica, nei frammenti di dramma , romanzo, nelle Conseguenze (Progc per uno studio) riscontriamo pezzi an; ghi ma indirizzati prevalentemente, cc è ovvio, ad amici dell'ambiente ecclesi Ha forse avuto paura, nel Natale 1942, di rendere tanto chiaro ai paren agli amici della resistenza (e oggi a no destino dei cristiani? L'intero ~agi;i~ è · stenuto dalla domanda: questi d1ec1a sono stati sprecati? I membri di quel colo usavano all'epoca affrontare t, esistenziali liberamente ·scelti; con quc scritto era loro imposto il tema vit Forse Bonhoeffer ·ha temuto che la analisi potesse suonare come una dici razione di fallimento, anziché comuni, quella liberazione di cui questo testo carcere offre una non indebolita testi1 nianza? (A. G.) © Copyright Edizioni Paoline - 1989

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