che fa il mio gover.Qo", dice spesso Mènem, e c'è da credergli. Peron arrivò al potere a. metà degli anni Quaranta con una campagna centrata sullo slogan "O peron o Braden" che era allora l'ambasciatore statunitense in Argentina. Come in ogni movimento populista nato attorno a un leader diventato mito, oltre che· dittatore, dentro ci può essere tutto, estrema destra, sinistra che sogna un legame con il castrismo, intellettuali di ceti medi che ricordano soltanto come il peronismo rappresentò ai suoi inizi una reazione a decenni di governi conservatori corrotti (e questo gli va riconosciuto). Nel 1989 Menem ottenne per la prima volta la candidatura peronista alla più alta carica dello s~ato,strappandola ali'a~apero- · rusta moderna, con tanti tecnocrati nelle sue fila; ricorrerido al folklore peronista di più ba_ssa lega: frequenti nelle piazze di periferia gli "gnocchi popolari" che lui stesso preparava. Prometteva in quei giorni tutto il bene di questo mondo ai "companeros trabajadores", agli umili che già allora erano le ·. maggiori vittime di una crisi · economica sempr:e più grave. Basettoni, capigliatura lunga e poncho a imitazione del caudillo del secolo scorso Facundo Quiroga, da lui sempre ammirato. Rappresentava il contrario dei suoi avversari peronisti, più cauti nelle promesse e più credibili a qualsiasi orecchio mini-. mamente raffinato. E vinse: Appena insediatosi alla Casa Rosada fece il contrario dì quanto aveva detto. Non solo: emarginò e decapitò i sindacati, che da sempre erano stati la base del potere del "movimento nacional" Fece tutto quello che gli disse di fare il Fondo Mone~ tario Internazionale. Privatizzò tutto il priv~tizzabile. Anche i treni, la cui nazionalizzazione da parte del fondatore del movimento appena arrivato al potere negli anni Quaranta rappresentava un simbolo del movimento. Ma i soldi ricavati con le privatizzazioni furono usati quasi tutti per pagare debiti; sono stati puntualmente versati gli interessi del debito estero, che però rimane tra i più alti del mondo: 75 miliardi di dollari. C'è stato dunque il "risanamento" finanziario: l'inflazione è calata al 4 per centro annuo di oggi dal 5000 per cento di sei anni fa, ma la ripresa produttiva l'hanno sentita solo i ceti privilegiati (le statistiche indicano più del 30 per centq di crescita economica). Inoltre, Menem si mostro premuroso come nessun altro governante del continente nel seguire Washington in ogni mossa: il governo argentino è stato l'unico in America latina ad avere mandato truppe alla guerra del golfo e a dire di sì quando gli americani · sollecitaronò i vicini a partecipare alla spedizione ad Haiti. Certo, in questi atteggiamenti, a parte la fin troppo trasparente furbizia di Menem, si può anche riscontrare il protagonismo tradizionale degli argentini che fa loro pensare seriamente che possono persino battere gli inglesi in guerra. Da pochi mesi presidente della repubblica, Menem dichiarò che era in grado di far fare la pace tra israeliani e arabi; il ragionamento era semplice: discendente di siriani e presidente di un paese in cui c'era una numerosa e dinamica comunità e ebraica, chi meglio di lui per promuovere lo storico accordo? E per alcuni mesi la stampa argentina parlò seria- .mente della cosa, che naturalmente svanì nel nulla. È chiaro che Menem ha vinto anche perché "carismatico" agli occhi degli argentini. Beninteso non è che oggi dal- . l'Italia ci possiamo permettere di dare lezioni a qualche paese del mondo in quanto a livello degli uomini politici: anzi, Berlusconi e Tatarella che entrano nel duomo di bari e offrono alla coppia di sposini di far loro da testimoni compiono un tipico gesto da peronisti della prima ora, così come sono da manuale pero.nista le . tranquillizzanti dichiarazioni berlusconiane alle mamme e alle zie. Forse Berlusconi non conosce un episodio o forse non ha fatto in tempo· a imitarlo: Peron, quando in un.momento del suo primo mandato circolavano voci sulla debolezza del peso rispetto al dollaro, · affacciato al balcone domandò alle donne della folla radunata a Plaza de Majo: "Ma perché la cosa vi dovrebbe preoccupare: forse voi al mercato pagate in dollari?". E giù la piazza di grida entusiastiche. Alfonsin, predecessore di Menem, primo presidente eletto dal voto popolare dopo la dittatura 1976-83, era un politico_di alto livello, onesto, che faceva discorsi tipici delle socialdemocrazie europ_ee,alle quali si era legato. I militari . golpisti e gli speculatori finanziari gli resero la v_itaimpossibile. Ma a lui vanno imputati tre peccati originali: l'ingenua convinzione che sarebbe ba- . stato_il ritorno della democrazia per far affluire nel paese gli investimenti, la scelta di collaboratori per la maggior parte impreparati e il troppo amore per i giochi politici all'interno del proprio partito, che lasciò moltiplicare come se l'Argentina già vivesse in una demo- . ' . craz1a e con un economia consolidate e non nel fragile stato in cui si trovava appena uscita da una tragedia.nazionale. Ora Alfonsin ha in pratica distrutto l'Ucr, sceso nelle urne al suo minimo storico, il 16 per cento: il suo patto con Menem per votare insieme in Parlamento la convocazione di un'assemblea costituente al fine di modificare la costituzione in modo da consentire la rielezione del capo dello stato per un secondo mandato consecutivo ha sgretolato il partito e provocato l'uscita di molti militanti; perché l'ex-p,residente abbia stretto quel patto è soggetto a interpretazioni, forse pensava che Menem non avrebbe ottenuto il quorum necessario e in un secondo turno lo si sarebbe potuto sconfiggere. Briciole sono andate alle altre forze: alla destra nazistofila del tenente colon-· nello Rico · il 2 per cento (dal 16 delle elezioni passate), meno dell' 1 per cento andato al1' estrema sinistra del regista cinematografico Solanas. Le rate non conoscono ideologie e poi · tutti possono votare il peronismo perché nel peronismo c'è tutto. La notte del 14 maggio, appena si è saputo che Menem aveva vinto al primo colpo, alcune migliaia di persone si sono radunate sotto il balcone della Casa Rosada, quello dal ·. quale parlava il "leader", .il "generale", il "primo lavoratore" alle adunate oceaniche. Dal balcone il vincitore ha assicurato che durante il quadriennio del suo nuovo mandato creerà 330.000 posti di lavoro _l'anno. Non ha spiegato come.'Dall'estero, dagli imprenditori argentini? Nessuna sicurezza, mentre in pratica non resta più nulla d~ privatizzare. Ma intanto il {'residente rieletto e i suoi simpatizzanti hanno intonato lo storico inno del movimento che no ' proprio un esempio di alta ispiraz10ne poetica, ma commuove sempre chi lo canta: "Noi ragazzi peronisti, insieme, uniti, vinceremo, e come sempre urleremo di cuore; evviva Peron, evviva Peron ....". . ♦
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