La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 3 - aprile-maggio 1995

Bi - back delle informazioni è delle posizio.ni verso le Ortg "rappresentate". La dichiarazione alternativa Questa situazione, insieme alla sensazione, da parte di alcuni gruppi, di essersi lasciati irretire nella battaglia sulle parole dei negoziati ufficialj, ha provocato un' insoddisfazione diffusa nell' Ngo-Forum, scatenando un dibattito che ha rivelato il dilemma tipico delle organiz.zazioni di base. Da una parte c'era infatti chi, con sempre maggiore insistenza· nei vari dibattiti in programma, reclamava un boicottaggio totale del processo negoziale, e una presa di posizione autonoma e antagonista da parte delle Ong presenti al Vertice. La:reazione da parte delle associazioni meglio introdotte nell' establishmen t governativo (fra cui quelle ammesse a far parte delle delegazioni) è stata caratterizzata da una prevedibile freddezza: per queste ultime erano infatti in gioco la loro posizione di interlocutori dei governi, nonché il senso di un paziente lavoro di negoziato iniziato· molti mesi addietro. Da parte di queste associazioni è uscita la proposta, tendente a ricucire lo strappo, di "sovrapporre~', in un certo senso, le due posizioni, lanciando un processò doppio: da una parte andare avanti con il negoziato sui documenti ufficiali, senza provocare brusche fratture, è dall'altra assicurare un'opposizione vigilante nei confronti dei governi rispetto ai proce_ssi di realizzazione pratica· una volta rientrati a casa. Un tale aggiustamento non poteva soddisfare tutti, come è ovvio, e quindi la "dichiarazione alternativa" alla fine si è fatta. Il documento parla di fallimento del "sistema neo-liberale come modello universale di sviluppo" e qi approccio economicistico dei documenti ufficiali, che fanno eccessivo affidamento sulle "forze del libero mer:.. cato"; conseguentemente, si rifiuta il concetto di "rete sociale" come ultima· spiaggia per gli espulsi da questo sistema. La dichiarazione alternativa, pur rifiutàndo totalmente il modello di sviluppo corrente, evita accuratamente di proporne· un altro, ma si limita a fare delle proposte "di minima" per rendere più umane le relazioni sociali ai vari livelli. Al livello delle relazioni interpersonali e familiari, l'accento è su una ·rivoluzione nei rapporti fra i sessi, che escludano ogni forma di violenza, garantiscano la libertà e la salute sessuale e riproduttiva delle donne e proteggano i.diritti dei bambini. A livello di comunità (che nel mondo occidentale può es.:. sere interpretato come un livello di quartiere o cittadino) la dichiarazione insiste su uri controllo dal basso di tutte le attività, comprese quelle economiche, che determinano o influenzano la qualìtà della vita dei membri della comunità. A livello nazionale è necessario garantire la piena uguaglianza, · senza discriminazioni di sorta, il pieno rispetto dei diritti umani, la modificazione (per i .. paesi industrializzati) dei modelli di produzione e consumo in senso ecologicamente- sostenibile, la riduzione delle spese militari. A livello internazionale (o globale) la dichiarazione raccomanda di stabilire un controllo sulle istituzioni di Bretton Woods (Fmi e Banca Mondiale) e di affrontare le cause strutturali della povertà. Dal punto di vista ambientale è necessario far rientrare i livelli di produzione e consumo entro Ja capacità della terra · (" carryingcapacity") e passare definitivamente all'uso di energia rinnovabile. Una proposta interessante, à livello internazionale, -è quella di applicare la cosiddetta "Tobin tax" (dal nome del premio Nobel per l'economia che l'ha elaborata): si tratterebbe in sostanza di tassare dello 0,5% tutte le operazione speculative su valuta straniera, e destinarne il gettito alla costituzione di un fondo .sociale provvisto di adeguate garanzie per l'impiego. Belle · utorie, si dirà, ma, in Il1:ancan~ za di un. governo mondiale, gh · stati sovrani sono liberi di realizzarle oppure di ignorarle. La dichiarazione alternativa, a . . questo proposito, non si nasconde dietro un dito ignorando la realtà, ma ammette VOOI caGinoBianco che "gli attuali rapporti di potere non permettono la realizzazione di questi obiettivi". Tutto quello che si può fare, dato che "non abbiamo molto tempo", e "stiamo per lasciare ai nostri figli un mondo nel quale noi stessi non vogliamo più vivere", è "far scaturire dall'attuale crisi la creatività necessaria per realizzare una comunità globale che funzioni per davvero". Oltre 600 Ong hanno finora aderito alla dichiarazione, ma la firma dei gruppi che hanno avversato l'adozione di questo documento si fa ancora attendere. E dopo Copenaghen? Qui it discorso si fa difficile e le prospettive più che incerte. Molto dipende - sia detto sen- _z. a pessimismo ....: dalla forza contrattuale dei vari gruppi di pressione nei diversi paesi, da . quanto tali gruppi riusciranno ad "esto_rcere" ai propri governi in termini di impegni e realizzazioni concrete, sul piano della giustizia sociale interna come pure della cooperazione internazionale. A livello internazionale, la parte "sociale" del sistema delle Nazioni Unite (Undp, Unicef, Unesco) è in rotta di collisione con il blocco "finanziario" (Fmi e Banca Mondiale) e il conflitto sembra approfondirsi, piuttosto che ricomporsi. Dopo Copenaghen, il grande circo delle Nazioni Unite continua la sua tournée. In attesa della conferenza sulla donna a Pechino, siamo già alla conferenza della parti firmatarie della convenzione-quadro sui éambiamenti climatici, meglio nota come vertice del clima di Berlino. Nel .1996 sarà la volta di "Habitat II", sullo · sviluppo e la qualità della vita nelle città. Questi costosi vertici (il Social summit è costato .oltre 40 miliardi di lire) non portano risultati tangibili immediati, questo si è già visto per gli appuntamenti passati, e Copenaghen non farà certo eccezione. Servono però certamente a rinsaldare nel movimento non governativo la coscienza del proprio ruolo e della propria forza-, e ad affinarne l'elaborazione del pen- ·siero e delle strategie, già oggi molto più avanti di quelle governative e ufficiali in ge-9-ere. Può sembrare forse poco, ma costituisce una pressione de-. terminante per chi deve decidere, perché inizi finalmente a farlo in nome di un interesse globale. ♦

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