La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 3 - aprile-maggio 1995

Bi sotto i letti, il tavolo un banco di lavoro con colla da tutte .leparti, legname e altro sopra. Il bagno indescrivibile, richiudo la porta, suono il campanelloper chiamare&:gu_a,:diac,~iedo che mi apra · la cella ed esco con i miei sacchi andando a poggiarli 7:icinoall'uff~cio d~l briga~iere, al quale cona.rianormale chiedo-di essereriaccompagnato alla sezione specialedipròvenienza. Cella ri O 34 - Singola A volte non riesci nemmeno ad .entrare in certe celle, l'odore che ognuno di noi emana è cosìforte chè ti entra nelle narici nauseandoti. Se poi si aggiunge la poca pulizia personale e della cella, ciò ti porterà a camminare su file . parallele le quali non s'incontrano mai. O almeno lo speri.,in questo spazio limitato. Cella n° 35 - Singola . Fin~str~sempre aperu come de( resto il cancello e il blindato, nelle ore consentite. · IL TEATRO COME ·sPAZIO ' DI LIBERTA Armando Punzo a cura di PiergiorgioGiacchè Armando ~unzo è il reg~sta de '.'La compagnia del-· la fortezza del carcere d1 Volterra. · ♦ La progressiva e inarrestabile marginalità del teatro e la relativa e ostacolata "apert'ura" 'del carcere sono le condizioni che hanno favo-. rito 11nincontro - fra Teatro e Carcere ,- che sta diventando tanto frequ_ente quanto prolifico. Oggi sono relativamente numerosi i teatranti, gli operatori e gli animatori che cercano di importare il teatro in carcere, e poi magari di esportare davanti a un pubblico "esterno"gli spettacoli o i saggi elaborati insieme ai _detenuti. La quan,tità degli interventi e la problematicità del tema stanno motivando convegni e seminari e· discussioni che hanno assunto. impor-. tanza e regolarità: a Milano, nell'ottobrè_scorso, si è tenuto un 1° Conveg_noInternazionale, . coordinato da Claudio Meldolesi è organizzato · da Ticvin Società Teatro, e si è proposta la· costituzione di una Associazione Europea "Teatro e Carcere". Inutile dire che le contraddi- . zioni dell'istituzio17e e della condizione carceraria e il polimorfismo dell'intervento teatràle impongono la massima attenzione ma anche la _massimaprudenza a chiunque operi ma anch_e .a_chiunque vogl~a entrar~ nel rrz:erit?d~l dibat- ·tzto. Ad esempio, un pnmo nsch10 e quello della generica assoluzione di ogni forma di contatto e di proposta, dal momento che è forte la tentazione di credere_c~e qualunque cosa· - . se condotta con generosita e buona fede - ab- · bia un indubbio effetto ."benefico" sulla .eondi- . zione. di esclusione e di degrado del carcere. Quando poi si scopre che _nonè così semplice_e si ammette la necessità di verificare metodi e competenze, un secondo rischio, a nostro avviso non meno pericoloso del{rimo, è quello di concepire un intervento de teatro assolutamente subalterno alle attese o alle esigenze di BUONI E CA1TIVI 10Bianco Il letto abbassato e sconcio, un tavolino e uno sgabello è tutto ciiYche vi si trova. La poca biancheria sistemata dentro i pochi stipetti fa sembrare la cella·vuota. L'aria cambiata di con- . tinuo non fa sentire nessun·odore, anche ·se non viene-lavata spesso. Tutto ciò dà la sensazione di . stare assaggiando del brodo sciapo. Cella n° 36 - Singola ·Disordinata e polverosa. Il tempo e,lo spaziò lo usa su lavori artigianali in legno. E così che trascorre il tempo chi la occupa con macchinette di caffè sempre in ebollizione e il suo acre odore. Finito di lavorare, raccogliecon ~copae paletta il grosso, non curandosi dei punti nascosti. Solo di rado si dedica a una pulizia generale. Vive co- . stantemente tra polvere odore di caffè e fumo di sigarette. . ♦ una "riforma" carceraria; e dunque di misurare e rapportare le competenze e. i metodi degli operatori alle funzioni di rieducazione, reinserimento, terapia, intrattenimento, ecc. dei detenuti. Allora la mentalità e il ruolo dell'operatore si sovrappongono decisamente alla motivazione e alla metodologia del regista o dell'attore; allora le necessità del carcere annullano _ l'autonomia del teatro, le funzioni pedagogiche o. terapeutiche delfintervento animatoriale oscurano il senso dei lavoro "sul" teatro. Si po-. ·trà, in questo caso, difender-e e valorizzare an- . còra di più questo uso "applicato" del mezzo e del linguaggio teatrale, ma non si sarà fatta vivere ai detenuti l'esperienza del teatro come un fine: anzi del teatro come fine a se stesso, con Fofferta della sua· gratuità, relazionalità, organicità - che sono qualità del teatro davvero nece·ssarie e rivoluzionarie dell'ambiente carcerario e delle identità dei detenuti. · Al già ricordato convegno di Milano, un attore 4,e La Compagnia della Fort_ezza,Pasquale Gulisano da poco tempo in semilibertà, ha spiegato -che "di altri operatori, animatori, psicologi, ssistenti sociali, non ·c'è alcun bisogno; c'è invece bisogno di attori e registi che vengano a pr~porre e fate teatro con noi, perché, in Carcere, è il Teatro l'unica possibilità di espressione nonviolenta che abbiamo". Se ce ne f os_sestato bisogno, sarebbe bastata questa dichiarazione (che da sola vale come insegnamento e indicazione di un metodo di lavoro artistico in Carcere, mentre costituisce unQ dei più alti riconoscimenti che abbia mai ricevuto il Teatro) a fornire laprova della qua-· lità e del rigore dell'esperienza che Armando Punzo e Annette H enneman conducono da ormai sette anni nel carcere di Volterra. Ma non ce n'è alcun bisogno, per chi conosce e per chi sa leggere i risultati spettacolari del loro lavoro e di qu.ello degli attori-detenuti della Campa- . gnia della Fortezza. Fino a qùesto momento in Italia, e non solo in Italia, i! indubbiament~ · questa· la formazione che .ha dato il maggior -contributo all'incontro fra Tea.tra e Carcere e che ha scelto, a nostro avviso, la direzione di marcia più ambiziosa e dunque.meno àmbigua: quella di far entrare davvero il teatro in carcere ·procedendo alla formazione_ di un .· gruppo "stabile", anzi inseguendo l'obiettivo più provocatorio che paradossale di una "compagnia di giro" che è per davvero riuscita ad inserirsi nel circuito e nel mercato ·"normale" - o si dovrebbe dire nel mercato "eccezionale",

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