La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

Bi peculiarità. Ciò è sufficiente per spiegare il conflitto? Storia già nota? La brutalità di questa guerra spesso evocata come caratteristica propria di questa regione del mondo in realtà la si ritrova ovunque vi sia un conflitto armato. Freud, a proposito della guerra, faceva notare come essa oltrepassi ogni limitazione a cui ci si obbliga in tempo di pace: quelle limitazioni che sono andate sotto il nome di diritto delle genti, non riconosca le prerogative del ferito e del medico, né faccia distinzioni tra popolazione pacifica e popolazione in armi. Da una parte "lo Stato combattente si concede ogni illecito, ogni violenza ... si serve non solo di ogni astuzia consentita, ma anche della menzogna consapevole e dell'inganno intenzionale, e ciò in misura tale che sembra andare al di là di tutto quanto si era usi fare nelle guerre precedenti"; dall'altra gli individui che si lasciano andare ad "atti di brutalità, di perfidia, di tradimento e di crudeltà: atti che si sarebbero ritenuti davvero inconciliabili col grado di civiltà da loro raggiunto". (Freud '91) I popoli sembrano ubbidire molto di più alle loro passioni che ai loro interessi ed è un mistero - dice Freud - perchè individui e nazioni si odino e si detestino reciprocamente, cancellino tutte le conquiste morali dei singoli, siano preda degli atteggiamenti psichici più primitivi, più antichi e rozzi e l'ottusità domini anche le migliori intelligenze (vedi il ruolo giocato da una parte dell'intellighenzia jugoslava). La guerra è facile e umana, essa corrisponde proprio alla demenza degli uomini e alla loro crudeltà, perché l'uomo è crudele con l'uomo. Oggi sono i serbi che eccellono in crudeltà e nel delirio della pulizia etnica. L'errore sarebbe quello di credere che la crudeltà sia una specialità serba, una peculiarità dell'uomo serbo. (Ben Jelloun 1993) La guerra ci riguarda? Il destino malefico delle terre balcaniche (Disdarevic 1994) è materia che ci coinvolge tutti? "La nostra è pura illusione se crediamo davvero che regni la pace soltanto perché possiamo ancora scendere a comprarci il pane senza cadere sotto il fuoco dei cecchini" (Enzensberger 1994). La guerra civile ha già da tempo fatto il suo ingresso nelle metropoli del mondo e i suoi protagonisti non sono soltanto estremisti nazionalisti serbi o croati ma anche terroristi, agenti segreti, ,mafiosi, skinhaed, trafficanti di droga e squadroni della morte, neonazisti, vigilantes. E, sorprendentemente, anche cittadini insospettabili che si possono trasformare in hooligans, incendiari, pazzi omicidi, fanatici assassini. (Enzensberger 1994) Quale idea dietro la guerra? Nei protagonisti della violenza nella ex-Jugoslavia, come in altri focolai di guerra nel mondo, manca una reale e solida motivazione di tipo ideologico. "Brandelli del materiale scenico della storia" (Enzensberger 1994) appaiono le argomentazioni di tipo etnico tendenti a legittimare le azioni di guerra (vedi il famoso "Memorandum dell'Accademia delle Scienze"di Belgrado). La mancanza di principi sembra guidare le PIANETA TERRA 10Bianco persone. A differenza delle battaglie condotte in passato (es. lotte per la formazione degli stati nazionali durante il secolo scorso) che erano sorrette da ideali e progetti, i conflitti odierni sembrano invece muoversi in un vuoto di idee con una logica di violenza fine a se stessa. Una precisa posta in gioco e la difesa di interessi definiti hanno caratterizzato, sresso in modo violento, i movimenti politici de passato con degli esiti talvolta discutibili ma con delle intenzioni riconoscibili nei loro protagonisti. Attualmente è difficile identificare uno spessore, una consistenza, un retroterra che danno una direzione ai conflitti odierni, che sembrano invece seguire "un'utopia negativa: il primordiale mito hobbesiano della lotta di tutti contro tutti" (Enzensberger 1994). Quale autodeterminazione? Seguendo un legittimo (formalmente) diritto all'autodeterminazione è prevalso, nella ex-Jugoslavia, l'orientamento a ridisegnare limiti territoriali recuperando lingua, religione, simboli e cultura di un passato lontano. La tendenza nazionalista che si è venuta imponendo, attribuendo alla Nazione un diritto superiore a qualsiasi altro, si è trasfqrmata facilmente in sopraffazione e non rispetto delle minoranze. Democrazia, pace, rispetto dei diritti umani hanno rappresentato nella ex-Jugoslavia un ostacolo alla lotta nazionalista, mentre ovunque, in diversa misura, un'ideologia xenofoba, razzista e fascista ne ha favorito lo sviluppo. Quale diritto della collettività può essere soddisfatto garantendo i diritti del singolo? E fino a che punto può spingersi una tendenza alla disgregazione? (per esempio, se la Croazia ha diritto a separarsi dalla Jugoslavia, la Dalmazia e l'Istria possono separarsi dalla Croazia?) E un territorio culturalmente omogeneo ma di piccole dimensioni (dall'uno ai sette milioni di individui nei differenti gruppi della ex-Jugoslavia), come può meglio garantire gli interessi economici di una popolazione in un epoca di internazionalizzazione diffusa del capitale? Società civile innocente? Chi è protagonista? Chi favorisce, promuove e alimenta questo clima? Spesso i media e l'opinione pubblica in genere tendono a identificare dei responsabili precisi (per la ex-Jugoslavia Milosevic, Karazic e il gruppo dirigente serbo oppure la classe politica e militare sl potere nelle varie repubbliche), appartenenti a gruppi ristretti salvando la popolazione civile, vittima più o meno inerme delle atrocità. "Senza l'entusiastico consenso della popolazione civile i nazisti non sarebbero mai saliti al potere ... Inizialmente regna sempre un' esultanza isterica, nelle gradinate degli stadi come per le strade di -Rostock e Brixton, Bagdhad e Belgrado. Spesso i guerrafondai sono usciti dalle elezioni con maggioranze schiaccianti ... soltanto più tardi .. la responsabilità dei crimini viene scaricata su questo o quel capo uscito di senno" (Enzensberger 1994) Nella ex-Jugoslavia, per esempio, i leader al potere (Milosevic, Tudjman, Izerbegovic, Karazic) sono stati eletti con regolari elezioni (anche se con 'un monopolio dei mezzi di comunicazione). E con la partecipazione della gente comune il circolo della violenza diventa vizioso.

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