lizzare, la delega agli assessori avrebbe assumo un significato preciso in termini di risultati da conseguire. Senza strategie, e sulla base di generici pronunciamenti sulla volontà di cambiamento, la diretta responsabilità loro affidata delle attività dell'amministrazione, della burocrazia, li ha co_llocatiin una posizione per più versi ambigua. Che fare? Assumere in proprio il compito del rinnovamento? Con quali garanzie, in tal caso, di non essere sconjessati sia dal sindaco che dalla suq maggioranza? E come resistere alle continue pressioni di un personale politico (non solo i consiglieri comunali, ma anche quelli delle circoscrizioni) che interpreta la politica come scambio di favori? O a quelle delle lobbies che sono da tempo aduse a considerare il comune al loro servizio? Prevedendo la delega di funzioni a solo otto assessori non politici, l'ordinamento evidentemente assume che esistano una burocrazia comunale bene organizzata, e un programma di attività che non sia il libro dei sogni, ma abbia (sia consentito dire) caratteristiche "aziendali". Nessuna delle condizioni era preventivamente assicurata nel 1993. La loro definizione avrebbe dovuto essere il primo obiettivo da conseguire, in tempi ragionevoli, ma era in contrasto con la ricerca del consenso immediato cui invece mira,vano 'i politici. Per sfuggire a queste contraddizioni, non necessariamente appiattendosi sul consenso a breve, ma trovando qualche faticosa mediazione tra un minimo di innovazione nell'attività burocratica e il soddisfacimento delle richieste minute, ci vogliono motivazioni come quelle che albergano in chi si prefigge una carriera politica. Ma allora perché prevedere un assessore tecnico, che ha responsabilit~politiche in tanto in quanto è il sindaco ad affidargliele, e perciò deriva solo dal sindaco la sua legittimazione? In una situazione come quella descritta, infine, gli organi di controllo (ma chi li controlla gli organi di controllo?) espressione del resto dei vecchi equilibri di potere, diventano un potente supporto sia alla conservazione dei tradizionali assetti, sia alla riproposizione degli stili "consociativi". Gli argomenti finora affrontati indicano che BibliotecaGinoBianco ingombranti ostacoli si sono frapposti sul cam- . mino della riforma dei governi locali. E non si tratta di ostacoli da sottovalutare, al di là delle lacune del personale politico e non, che vi si trova coinvolto. Certamente, uno schieramento politico e un sindaco che vogliano perseguire gli scopi che la riforma prefigura, dovrebbero scontare forti conflitti, sia con la burocrazia interna (che ha ampi canali per aizzare al· dissenso), sia con gli organi di controllo, sia con gli altri pezzi della società. In un clima di stabilità politicà forte, può essere troppo pretendere che ~i imbocchi questa strada. Ma, se non la si imbocca, il rischio che la riforma dia adito a interpretazioni di tipo plebiscitario è forte, mentre è certa l'improbabilità di inno'lfazioni significative nel funzionamento della macchina comunale. Devo ora parlare del rapporto duale con la cittadinanza. Ho qua e là accennato agli interessi, ai micro (e macro) interessi, che l'amministrazione provvede a soddisfare, facendo o non facendo. Cercherò ora di mettere in -chiaro quest'aspetto, spiegando perché ho usato la parola duale. Il comune è in genere un soggetto di non trascurabile peso nella formazione del reddito degli abitanti della città (compreso il circondario). Non solo è, per lo più, il principale datore di lavoro. Ma il suo funzionamento giustifica la formazione di molti posti di lavoro o di occasioni di lavoro per persone che non sono alle sue dipendenz,e. Tra le funzioni affidategli ve ne sono poi molte che hanno connotati redistributivi, ossia comportano trasferimenti di reddito (in moneta o in natura) a vantaggio di particolari categorie di cittadini. Il suo bilancio veicola, in sostanza, una quota significativa delle risorse che alimentano il reddito disponibile locale. Chi concepisse il comune come un 'azienda che produce servizi, rivelando le predilezioni politiche di chi li governa solo con la gamma dei servizi offerti, e con le condizioni a cui sono offerti a seconda dell'appartenenza della popolazione a diversi strati sociali, sarebbe lontano mille miglia dal modo in cui i comuni nella realtà si interpretano. Ed è, del resto, questa
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