Studi Sociali - XVII - n. 5 serie III - 31 maggio 1946

ne, a cui le forze del governo erano com-pleta– ,m'ente insufficentL Ed é questo il momento che •scelgono. i nost_ri revisionisti «reali~zatori», per volgere gli sguardi verso le posizioni governa– ti e, invece di prender parte a questo lavoro d popolo, difendendolo, oltre che •dalle forze capitaliste in agguato, anche dall'ingerenza pa– rassitaria, dall'accaparramento, sterile del go– verno stesso che 'sfruttando quel lavoro cerca di riguadagnare potenza? Ci6 signHica buttar via un'idea nel monien'to stesso in cui' diventa at– tuale e -almeno m parte- attuabile. Noi e loro ; L'importanza di questa scissione non sembra grande, vistai a distanza di spazio ed a troppo poca distanza di tempo. Ma, essa aun1enta se si . mette in relazione il processo italiano con quel, lo anteriore s•pagnolo (la cui influenza é inne– gabile) e con processi ,simili in Inghilterra e ailtrove. · \ Questo revisionismo anarchico, come abbiamo visto, s'incontra e -in Italia- tende a fondersi con una manifestazione del revisionismo socia– lista in senso Ìihertario (determinato, quest'ul– timo, nel suo insieme, dalle stesse, ragioni che dovrebbero sconsiglifil'.e il primo): Le due stra– de vanno in senso inverso e, se le idee possono coincidere, lo spirito é certamente differente, C'é negli uni la preoccupàzione di allontanarsi dalle viete fo,rme della democrazia· borghese. e l'ansia entusiasta ·di cercare nuove vie di liberta per il socialismo; negli altri c'é la tendenza a reagire contro le proprie. i·dee anteriori, consi– derate troppo rigidamente antistatali, a rasse~ gnarsi al· p·ossibilismo 1 del meno peggio, alle «briciole d'anarchia>> a cui non si rassegnerebbe Salveminà. Gli accordi gia citati della C. N. T. spagnola dimostrano dove si corre il rischio d'andare a finire quando ci si mette su quel.la 1 strada. Non sembra che gli anarchici delusi possano essere elementi dinamici all'interno del nuovo movimento. .Ma •questo non é problema nostro. NoE,tro é invece il problema dell'atteggiamento da pren– dere ,di fron)le alla nuova formàzione. Nel nu– mero dell'anno scorso ,di questa rivista gia se n'era parlato a proposito del «socialismo ,ibera– le» e correnti affini; e in questo viene ripro– dotta la risposta -data a su te:µipo (un tempo solo materialmente lontano) da Luigi Fabbri all'inchiesta' di «Giustizia e Liberta» sullo stes– so tema. La «Federazione libertaria» parla un linguaggio un po', piu radicale e puo mairnri domani trovarsi \in conflitto con queste altre correnti di socialismo non marxista. Ma il suo contenuto non é · essenzialmente diverw. Niente di male nella creazione di questa nuo– va tendenza socialista che certamente sara piu vicina a noi (se- il settarismo• nostro ed altrui non accentuera il1 dissenso) che il socialismo tradizionale. Niente di màle, a dùe' condizioni: che il movimento' nuovo non si porti via dal nostro altro che chi se ne sarebbe andàto lo stesso, e che la distinzione si basi su dissensi . ' .. STUDI SOCIALI 7 reali e non su quelli creati , artìfidalmente da innovatori smaniosi d'originalita. Dissenso sul– la Costituente, il parlamentarismo, le tattiche transitorie -che · poi diventano definitive-·-, ecc., alla buon'ora! Ma che non ci si parli d'a– na:rchismo tradizionaile e utopistico che non si occupa di problemi ec~nomici, che vede tutto color .di rosa, che guarda le stelle è cade n'ei buchi! In questo campo l'ignorare puo ,•voler 'dire calunniare; puo pro,vocare scissioni dove non sono necessarie e mascherare ipocritamente quelle necessarie, per dare a un dissenso par– ziale, anche se impo.rtante, 1a presuntuosa ed inutile dignita del «sistema. nuovo». Il pensiero umano e i suoi modi ,di tradursi in atto nel campo sociale sono una faticosa conquista: col– lettiva in cui la collaborazione e il conflitto, la convergenza e la discussione sono tanto piu fe. condi, quanto pìu chiari ed onesti .. .Se si riesce a mantenere questa chiarezza e . quest'onesta, si puo collabonre ,anche con chi sia in disaccordo con noi su questioni i:i:npor– tanti, purché si ri~ffermino esattamente i limi– ti ed i -caratterì del dissenso e questo non in– vesta il terreno stesso della collaborazione. Nòn andare al parlamento o alla costituente non vuol dire isolarsi, quan,do si occupa il pro– prio , posto nelle fabbriche, nei campi, nelle scuole, dove veramente si vive e si fa la storia, dove si ·possono creare delle realta libertarie con radici n:ella buona terra, germi di vita fu. tura da difendere e far fruttificare con l'azione· rivoluzionmia, e non <<briciole d'anarchia» ca– dute dai tavoli ministeriali. Quello é il nostro posto, quèlla la nostra fun~ione; il posto e la funzione che gli anarchici han sempre avuti e che il Congresso di Carrara ha definiti, per l'I- talia, con parole attuali. · LUCE FABBRI. . Quelli che se ne vanno Se ne sono andati ·molti in questi ultimi tempi, e non basterebbe la rivista a parlar degnamen;te anche solo dei piu noti e di quelli che abbiamo direttamente cono• sciuti: Max Nettlau, erudito e maestro (due qualita che vanno cosi raramente insieme) ; V olin, rivoluzionario tutto 1 d'un pezzo nato in Rus·sia e morto in Francia dopo aver molto scritto ,e molto louato; Alberto Ghiraldo, poeta e combattente •del periodo eroico ,dd ·nostro mo– vimento in Argentina; ApoMinarj,o Barrera, l'uomo, del– l'azione e d.ell'avv,entura, .,del sangue fr.ed 1 do e dell'entu– siasmo, •ch 1 e non •scriveva, ma .traduceva in opere e gesti audaci la ribellione lirica Idi GhiraMo e che negli uJ. timi vent'anni, messosi 'mat·eri-a•lmente in 1 dispart·e, con– tinuava ad essere spiritualmente il simbolo di, tutt'un'e- • poca sòrpassata ma hrillantej de'll'anar,chismo ar.gerntino; Mària Lac·erda <de·Moura, cora•ggiosa scrittrice brasiiliana; Carlo 'Maria Fo·salba, un giovane dottore ch'era gia as, sai piu che una rpromess•a per la .sdenza med.ica dell'U ruguay ·e •che, a 1 dolescente ancora, era venuto fra noi por,tan 1 doci il contril;iuto ,deHa sua intelligenza e• del suo senso critico, spesso· discordante .coi piu, sem;pre sin, cero.; in Italia Canz.i, Giovanni ,Picciuti (Giovannino ner noi, tanto tempo fa, a Bologna) ... •e forse tanti altri ,di cui non sappiamo. Non potendo dir.e idi tutti, ci ' limi;teremo a pubblicare nel pros·simo numero uno stu– dio sulla venerahile figura •d'uno di loro: Max Nettlau, di cui tradurreino anche, se la rivista continua, un lungo - articolo su S. Mierlino. · · ' La redazione .

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