Studi Sociali - XVII - n. 5 serie III - 31 maggio 1946

26 STUDI SOCIALI LaSitilia · dopo il .1860 (Continuazi,one, vedi numero pre·cedente) Ecco intanto i piccoli brani di lettere di Cipriani a De Felice, citati dal Colaianni, da dove risulta evidente il fatto che di insurrezione non se ne voleva sapere. Scriveva Cipriani a De Felice: «Se mai farai o ten– terai qualche cosa spero penserai a me». Sicché si vede che il De Felice era lontano dall'aver stabilito qualche co~a di positivo col Cipriani. . «Dimmi qualche cosa, _sto sulle. spine ed ho bisogno piu di frenare me· stesso anziché frenare· gli altri». Dun– que, De Felice consigliava di frenare. «Perché non mi scrivi? Eppure, se i giornali non ·mentiscono, vi sarebbe di che». Evidentemente, non si scriveva per lasciar morire tutto nd silenzio. . ' <<Scrissi a Bosco e non si é neanche degnato di ri– spondermi. Poverino!» Silenzio; che vale quanto dire: meglio IlOn pensarci. I . Ed intanto il governo del i:e preparava la sua .offen- • I s1va. Con un· decreto reale del 3 gennaio 1894, controfir– mato dal Consiglio dei ministri, si proclamava lo Stato d'assedio in tutte le provincie della Sicilia, nominando Regio Commissario straordinario COI}pieni poteri il te– nente generale Morra di Lavriano e della Monta, co- mandante il XII corpo d'Armata. ' · Nello stesso gior,no furono arrestati i m~mbri del Co-· 1 mitato Centrale dei Fasci: . Giuseppe De Felice, avv·. G. Montalto, avv. Francesco De Luca e Nicola Petrina. · L'avv. L. Leone desce a sfuggirè alle ricerche della polizia e ripara a Malta; Bosco, Barbato è Verro ven– gono arrestati dopo qualche tempo, mentre si prepara– van,o per rifugiarsi all'estero. · Alla questura fu dato ordine di manipolare i capi d'accusa per il linciaggio di coloro che avevano JQesso.. la questione nelle mani del governoJ ' Ci limitiamo a r'iporfare per intero un solo rapporto sul quale il tribunale militare doveva basai-e l'accusa; é quello del Maraudi, delegatò di l3isarquino, al sotto– prefetto di Corleone, che rivela ancora una volta i si– stemi di casa Savoia, e precisamente del buon re Um– berto, che poi fece versare tante lagrime al~ socialismo, dopo l'attentato di Gaetano Bresci. «No tizie sulla cospirazione del Comitato Centrale e– sistente in Palermo, inspirata dai componenti •di esso, da ·notizie. partecipate da UJ\ gregario fin dall'ottobre 1893: . l. La con~iura che ha ia sua manifestazione a mez- . zo dei fasci dei lavoratori socialisti ha per obiettivo un'azione politica, protetta e promossa dalla Francia e dalla Russia che hanno di mira lo smembramento della ·Sicilia dal resto d'Italia; 2. •· La Sicilia sarebbe invasa dalla Russia e tenuta da essa conie base d'operazione sop·ra ·costaritinopoli; 3. Si promette alla Sicilia un govern,o libero, indi– pendente,' senza oneri, con l'obbligo· pero di tenere, néi punti in cui vorrebbe Ja·Russia, delle guarnigioni mili– tari; · 4. Non piu tardi ·del ·Il/-aggio Ì894 la Francia simu– lera un passaggio delle Alpi per invader!! il Piemonte, nel mentre che Iii Sicilia fara l'insurrezione socialista, protetta- al -di fuori dalla Francia, la cui flotta terrebbe a bada quella italiana e quella inglese, ecc.; · 5. Per aver vivo lo spirito di ribellione in -Sicilia si forzeranno i soci dei fasci 'allo sciopero, per - modo che, esasperati dalla miseria, l'impeto della · rivolta sia indomabile; \ 6. I fasci di Sicilia attendono due navi di fucÙi a . retrocarica, munizioni e bombe cariche di dinamite; ' 7. ' Si tentera ancora la rivolu:.i;ione dei fasci e di al– tri ,sodalizi •sovv~rsivi delle altre regioni d'Italia e, quando il governo cerchera' di riparare per, la Sicilia, la Francia tenterebbe ·una spedizione per invadere Roma; 8. Tutto avra lùogo con rapidita fulminea, ché in cio le potenze nemiche posano la .maggior fiducia per completamente riuscire ; 1 . 9. 'Si fa assegnamento sulla non intera compattezza • dell'es,erçito italiano, tanfo piu eh~. a bassa forza ri- tiensi voglia partecipare nelle operazioni comune ed unisona alla rndenzione del proletariato ( !) j 10•. Il consiglio generale di tale congiura é compo– sto di vari deputati siciliani, fra .i quali Colaianni, De Felice Giuffrida e un granduca ( ?-) ; 11. Per ora, si é concertato un moto i:ivoluzionario da verificarsi, o nell'atto in cui venissero sciolti i fasci, o nel prossimo inverno, perché i soci del fascio ,po– tessero aver agio di profittare :·coi saccheggi, e cosi po- ., ter campare fino all'epoca in cui insorgesse con la Sicilia il ·resto dell'Italia. Tale ri\rolta precorrerebbe la generale, si, limiterebbe alla sola provincia di Palermo, ' essendo questa ben preparata con armi in parte nostra– ne, in parte a retrocarica e a Wetterly, e gia i soci del fascio attendono in segreto alla formazione delle car– tucce;• 12. Si è stabilito che la corrispondenza dei cospi– ratori di tutti i fasci venga affidata ad l!,ppositi pedoni espressamente scelti fra i piu scaltri e fidi gregari, e– scluso il mezzo postale e telegrafico, con eccezione di quest'ultimo nei casi impellenti, ma con la preintelli– genza fra i corrispondenti di specificare l'opposto di quello che si dovrebbe manifestare.» ' Spttratti gÌi imputati alla magistratura civile e 'negato loro il diritto di nominare i propri difensori, il tribu– nale mili.tare non cerco forma di pudore per velare l'ar– bitrio o- l'assassinio per procura, coD1e lo defini il prof.· Casanova. · Ed il Colaianni, a dimo'strarè che simili procedimenti non hanno riscontro né sotto il governo papale, né sotto i Borboni, scrive: · «Gli eroici difensori di Ca sa Aiani 'nel 1867 in 'l!oma -governando 'il papa sot.to la protezione dell'esercito impériale francese- ebbero concessi gli avvocati civili per la difesa; e pure la tirannide borbonica rispetto in Napoli e Sicilia questo sacrosanto diritto della difesa nel 1821, nel 183i; nel 1850,' nel 1858, nel 1860, nel pro– cesso di Nicolo Garzilli, in quello contro Poerio, Set– tembrini, ecc., nell'alìro delle tredici vittime, sempre! L'ac·cusa di aver negato 'la difesa civile agl'imputati di reato politico•, mossa da GladstQne nelle famose lettere, , in cui chiamo negazione di Dio il governo borbonii;o, parve a quest'ultimo tanto disono.rante, osserva l'lnwal– lomeni, ch'esso fece pubblicare. un memoriale dove, in risposta al grande statista inglese, si. mostrava che l'ac– _cusa non era fondata e si concludeva: <<con fatti cosi bugiardi, Jl.O, non poteasi mai preoccupare la pubblica opinione, e meno spargere la credenza che pessima– mente nelle due Sicilie si amministra la .giustizia». I~ respoqsabili di quella ecatombe proletaria furono: Giolitti, Crispi e Morra. Dopo il linciaggio del tribunale giberna, men~re i · condannati venivano preparati per essere condo\ti al 'bagn'o 'penale, il generale Mo~Ta volle chiudere le lut– tuose giornate di quel mostruoso processo banclìettando con la ,locale borghesia ·reazionaria. E Felice Cavallotti, alla Camera, stabiliva la .somi– gljanza di quei sistemi con -quelli degli Absburgo. «II ge– nerale Morra ~disse- é l'autore di quel saluto di con– gedo agli ufficiali in partenza, che, dopo avere nell'isola, fra dolorosi .frangenti, mostrato pur cuore di soldati italiani, mentre p;;irtivano pensosi ed afflitti per le cose vedute, si udirono· in un. discorso gonfio di retorica vanesia decretare allori da essi né bramati,· né sognati, né chiesti, i tristi allori della guerra ·civile, come tor– -nassel1o da Filippi o da Farsaglia». Di piu: «il giorno éhe nell'aula d'un tribunale si domandavano , 23 anni di galera, per deHtto di lesa patria, contro un deputato italiano,' fino a ieri <;ircon– dato dall'aura popolare, rappresentante d'una , illustre citta, onorato della fiducia di due collegi dell'isola sua ... il giorno che tanti anni di galera si domandavano con– tro un deputato e contro altri cittadini italiani, alle cui virtu morali e civili lo stes·so rappresentante, non <liro della legge, che ~on lo é, ma dell'accusa, ha do– vuto rendere òmaggio, é -sempre un giorno doloroso per chiunque abbi'a senso di gentilezza italiana. Ebbene, é deplorevole che questo ·sentimento elemen– tare non sia stato capito dal signor generale Morra di Lavriano, il quale ha creduto delicato, opportuno, gen– tile, sc~liere proprio il giorno in cui si pronunziava· ·quella enorme requisitoria. . . (Interruzioni) peJ.'. indire,

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