Studi Sociali - XVII - n. 5 serie III - 31 maggio 1946

che qui, oltre Aqa,ntico. "Consentire che ·mifftai'i ... contimi.ino ad a'dop'erare le armi per appoggiare que– sta o qùèlla fazione, si,gnifica de'gradare il n.ostro paes•e al livello d'una repubblich,etta sud-amerfoana''.. Ecco, correndo H rischio di sembrare patriotta sud– americana (,come quaggiu, al reagire contro, frasi di questo ti!l)o: "Qui non siamo in Italia; vada a· fare il Mussolini altrove" e simili, corro il rischio di pas– sare per pàtri.otta italiana), sen.to il bisogno di pro– festare contro certi luoghi. comuni e contro complessi di sup'eriorita fuori di posto. I generali da operettà di alcune repubbliche sud.americane sono come i man– dolini na;poletani; verita d<illor@se o pittoresche se– condo i casi, che si trasformano in menzogne ap[)ena diventano frasi fatte. Non vedo in che ci si ''de– g:raderebbe" passando da Mussolini a Pe:r6n. Più o meno! ... E ho scelto uno dei casi peggiori, quello dell'Argentina. La "repubblichetta" in cui esce "Studi · Sociali" non ha nemmeno il servizio militare obbli– gatorio ed il suo "padre della· patria", Artigas, ' fu,, •piu· d'un secolo fa, non un patriotta, ma un fe!d·era– lista che reclamava p'er. il -SUO paese non indipenden– za, ma autonomia e liberta d'r,a gli- altri 1iberi paesi del· Plata e voleva, lui militare, una costituzione che rendesse impossibile· il despotismo dell'esercito ed assicurasse la li-berta civiil.e e reUgiÒsa ,basata sull'in- violabile_ sovrl:l.nita del popolo._ , Non 'Si v:uol negare qui il caratt,ere particolarmenté retro.grado del militarismo sudamericano. Sf vuol-pro– testare solo contro l'uso, certo involontario, d'un. lin– guaggio sipr-ezzante che va dalle "repubblicihette sud– amer-icane"' di la, aU'";Europ'a tarlata e imputridita'.' di q,ui, d~ll'uso del verbo "baI-canizzar'e" in itàliano a quello delle parole ;'boches" e ·"maecaron:i" in fran– cese. Piccole brutte c_ose da scopar via con altre brutte cose piu grandi. 0O'mplesso d'inf eriorit<i. - Nel numero del 2 febbraio dello stesso g,iornruJ.:e,lo stesso ,Ezio d'lErr,ico in .un _articolo impregnato di necessario ed amaro ~simi- ' , smo ( "Il 'lazzar.etto") sosti-ene che é inevitabi1e ed anche giusto che nel mio,ndo si consideri il _.,,popolo italiano colvevole d'essere stato maestro e diffusore -qi fascismo, i,n quanto, •se gia é diffici'le provare che le folle. oceaniche ,dei notiziari "Luce" non coinci– dessero ieri con la tota;Hta degli italiani; impossibil,e sarebbe sostenere che oggi i fascisti non continuino a detenere in Ltalia ;se non il potere p'Òlitico, certo il potere finanziario, industriale, commerciale e ter– ,riero. L'unica .prova di buona fe-d:e che il poipolo ita– liano ·poteva ,dare a-1 mondo sarebbe stata la rivolu– zione. E la ,rivoluzione é mancata. E' quindi gh1sto c-he il pop0lo italiano sia mantenuto nel lazzaretto dei contagiosi. , . . . ), - Cose. vere, ma vere a meta. L'altra meta potrebbe consolare un patriottà · ed aumenta invece il nostro ·pessimismo d'internazionalisti: . non solo in Italia ma -da,pertutto i fascisti. ed i loro com4>1ici in veste piu o meno· democratica, continuan0 a detenere il potere, direttamente o attraverso le leve di comando deHa Eanca, dell'Industria, dèl Latifondo. Non solo il ·popolo itali,ano é colpevole; tutti i popoli· Io sono, irì varia misura, daiJ.ritalia all'Inghilterra; dalla Iius– sia rulle repuhbliche.tte sudamericane. E nessuno· ha diritto di metterIJ,e ~n alfro in quarantena. Il pec– cato della rivoluzione mancata pesa sull'umanita Jn– téra ed ha ,gia dato, con la guerra, _un terribile frutto di sangufl. Il casti'~ò <fue ci as:Q'etta in caso dl reci– diva si presenta fin d·a ora cosi s•paventoso che non - . •· . \ . '. s1 crup1sce proprw ·~ome 1,,popoli stiano· a guardare le commedie della Onu, deHe conferenze di ca,rìcel– Feri, degli accordi monètari, ecc., con le mani in ~no.- / L'unita. - Nell'.",Eira nuova" giornale anarchfoo ·di ·Torino <dèl 1,5'febbr.aio 1946 {uno dei due numeri fi- '/ STUDI SOCIA.LI 21 nora arrivati fin qu1) <::isarebbero parecchie cose da_ rilevare. L'articolo di fondo finisce con sagge parole: "Compito degli anar-chid ill, questo par,ticolare mo– mento é di mumi-naire il pop'olo sulla stupida inuti- · lita deHo Stato e intratt~merlo sulla saggezza dei Co– muni liberi in libere Regioni. Se i p'ortatori di titoU la,mentano -che lo Stato é in rovina, ebbene al p-OIJi)olo non resta che cb,iamare i becchini". _ "Il nostro progrnmma sociale" . ~posto da Garinei a!lla .radio di Torino e pu!bblicato in questo stesso nu~ mero, é una sintesi molto chiara e seria della posi– zione a,narehica di fronte. a quei "problemPdi strut– tura', 1che fan oorfere tanto inchiostro in Europa e dan tanto da far'e ( e sopratutto tanto ne daranno in un prossimo futu.ro ) alle Costituenti; "Le statizza– zioni e le nazionalizzazion1 delle industrie -tdice Garine-i- non· 0ri-entano l'economia verso so-luzioru socialiste, ma aumentano nelle mani delie classi d'o– minanti i :µiezzi eco.nomici de>ll'opl)r~sione". In un ..altro luog0 del giornale un breve artic@lo di Corrado Quaglino si. riferisce al progettato "Par– tito unièo de-i·lavoratori" iCheifonderebbe in una sola formaziònè socialisti e comunìsti e che del resto non sembra molto vicino a diventar realta. "Tanto il par– tito socialista quanto quello comunista sono partiti lega;litari, e autoritari; hanno lo stesso fine e perse– guono lo stesso'scopo. La loiro unione sarebbe cosa sa,ggia, è la classe o·peraia italiana ne sarebbe bene– ficiata. L'altra tendenza, I::i, -nostra anarchica, pren– derebbe piu consis,tenza e le ppsiz.ioni tornerebtber@ , chiare e nette, come ai temtt>i della I Internazionale". Ecco, é molto,diffièile che le parole di noi lontani, ed anche di queI'lì che, tornano, p'arole piene dell'a– marissima '.0SP'erienza dell'esilio in vari paesi, siano facilmente capite, quàndo esse tentano s[)iegare in che consista veramente il partito che ancora si chia– ma collljuni~ta. strumento internazi-onale della poli– tica dmperialista d'un governo totalitario. E' difficile ~iano capite in un ambiente in cui operai comwnisti li;Ottos·crivqno a giornali anarèhici e vfoeversa, in cui ·c'é ancora un'atmosfera di fraternita .che ci riempie H ·cuore di gioia, quando la respiriamo nellla lettura della ·p•oca stampa che arriva". M'à questa; gioia é tur– bata ,dall'angoscià delle delusioni che si avvicinano. Le mais.se rivo-luziona:ri,e d'<Europa e s,pecia~\ente quelle •<!lell'Ltalià tanto tempo incatenata, tutte. prese dru1'l'immeidiato problema della loro .liberazione·, non hanno avuto tempo di, ,guardarsi intorino. e non vedo– no dov,e le si vuol trascinare. Una parte di .queste. . masse, e, non la meno .generosa, aderi<sce al P. C. perché lo ,crede piu rivqluzionario del Socialista, -per- • ché la formula "dittatura del p.roletariato" le seduce ancora, o semplicemente p~rché i comunisti erano bene attrezzati alla guerriglia ed hanno esercitata una notevo,Ie f,tinziòIÌe nel ;periodo erofoo. Queste mas- se sono vicine a noi ma n(}IIlcontruno, finché riman– gono i,nquadrate in un partito in cui le parole d.'or– dine vengono dall'alto e ·da I.ontano e. non hanno in ,genere niente a cb,e fare con gl-i interessi della cl~se operaia. Un recente- viaggio nèl Brasile, paese che e– sce a;ppena ora e -pare- nòn p.er molto tempo, da un lunghissimo periodo di dittatura p"rinci[)almente anticomunista, m'ha diill/Ostrato .fino a che punto sia difficile e .doloroso farsi cal)ire in ambienti di questo genere su trule -argomento· senza paissa:re - per settari. I,n Ttalia,sara probabilmente lo stesso, finché, in essa non si ripetano le esperienze -che han condotto al d-isastro in Spagna e. che riemipiono di doldr,oso stu– pore i p'opoii déll':Emropa centrale e orientale>. Per · ora possiamo 'di 1 re al ,compagno Quagl,i:a-0 solo questo: la fusio.r1e dei Partiti soeia:lista e comuntsta nehl'E:U– ropa occidentale sarebbe 11magran disgrazia per tutti · ed anche per noi; sarebbe. un colpo forse m,ortale alla speranza d'una· rivoluzione libe,ratrice in senso socialista. Se Quaglino fosse stato con noi in quesiti anni la penserebbe probabilmente a,n,ch'eglj cosi; e fol'lse, se noi .fossimo stati a Torino la p'ensere·mmo come lui. iM.a s-e l'es,ilio ci ipermettera d'-arricchire re– ciprocamente la nostra esperienza sara. al.meno sèr- Tito a qualche cosa. " LUX.

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