Studi Sociali - XVI - n. 4 serie III - 20 marzo 1945

(fasèismo del secondo periodo) e -senza dubbio-: agli inevitabili tentativi totalitari di domani. Caratteri generali del totalitarismo Sotto quest'armatura rigida e gerarchica si trova l'in– numerevole esercito del lavoro, esercito di schiavi mili– tarizzati che si forma in Germania lo stesso anno dell'a– scesa di Hitler al potere. Il processo in italia é piu lento, pero ugualmente implacabile. Se studiamo l'orga– nizzazione del lavoro in Italia e in Gèrmania immedia- · tamente prima della guerra attuale, troviamo molti ca– ratteri comuni. Tutte le articolazioni della vita pubblica s'irrigidiscono. Con una serie di disposizioni legali che ricordano la legislazion@ del Basso Impero romano a. partire da Dio– cJeziano, i contadini sono vincolati alla terra, gli operai al loro mestiere, i professionisti alla loro professione, tutti alla localita in cui abitano, non potendo cambiar lavoro o sede di lavoro senza autorizzazione speciale. Questo processo di sclerosi era e -attenti- dopo ..la sconfitta del fascismo continua ad essere la condizione della sopravvivenza delle classi. Il libero gioco dei sa• , lari e dei prezzi non basta piu da tempo a mantenere nelle mani d'una minoranza dirigènte le redini della societa. O sparface questa minoranza dirigente per dar luogo a diverse forme di sociaHsmo libertario, o la mi– noranza dirigente ·,si trasforma in capitalismo di Stato basato sulla schiavitu, ed abbiamo il totalitarismo. Quest'ultimo aveva bisogno d'un clima di guerra p~r militarizzare le mass.e; aveva anche bisogno di questo stesso clima di guerra per inglobare nelÌo ' Stato tutta ·l'economia del paese. La guerra provoca una scarsezza artificiale dei prodotti e rende necessaria l'autarchia. · L'autarchia, che culmino in Italia nel periodo delle san– zioni, fu infatti il principale strumento di tra~formazione strutturale dei paesi fas~isti. · Dei totalitarismi occidentali, il nazismo tedesco era senza dubbio il piu vitale, per l'impulso passiopale che lo animava. Ed é stato anohe quello che é arrivato alle ultime conseguenze delle premess~ t~talitarie: dal par– tito unico neilo _Stato, é passato all'idea dello Stato· unico nel mondo. C'é un altro totalitarismo ch'é arrivato ·alle stesse ultime· conseguenze: il .russo. Di qui l'urto. In Germania s'é operato facilmente il passaggio dall'i• dea di una casta privilegiata nella nazione a quella del popolo pri.vilegiato in una terra senza frontiere. E' na– zionalismo? Senza _dubbio, pero il nazionalismo non spiega tutto in questo campo. Hitler, d'altra pàrte, non é neppure tedesco, ma austriaco; e non é alto e biondo come il proto,tipo dell'ariano puro. L'idea di razza, a-. strazione pseudo-scientifica tradornìata in idea-forza, mette ai suoi ordini un'ap·passionata IIJassa d1 manovra. La cosa piu importante non é qui la nazione destinata a servire di strumento, ma il sistema: la milit;rizzazione della vita del mondo, èo~e mezzo di sfuggire' aile ultime ci,nseguenze delle premesse liberali e- democrati,che nel momento del crol_io del capitalismo privato; cioé come mezzo ~i salvare il principio d'autorita, di gerarçhia quando i suoi puntelli economici si p<_>lverizzano. L'atteggiamento delle «democrazie» capitaliste : La gravita del dilemma si comincio a 'sentire in modo sempre piu intenso nell'Europa occi<J..ntale demoplutocra- •tiea e questo d' spiega da una ·parte i progressi dell'idea STUDI SOCIALI 15 d'un socialismo antistatale· in alcuni ambienti d'intellet- . tuali di sinistrà (specialmente in Franci~) e dall'altra le vacillazioni delle classi dirigenti, che in parte voie– vano a tutti i costi conservare il vecchio capitalismo (specialmente in Inghilterra :che, sostenuta economica– mente dall'Impero, soffriva meno la crisi) e in parte gravitavano 1,1ell'orbita dei totalitarismi esistenti. L'esempio della Francia é ti,pico. <<Meglio Hitler che Leon Blum» dicevano i magnati dell'industria pesante francese. D'altra parte il fronte popolare, a cui i comu– nisti portavano -senza dubbio non disinteressatamente– il contributo delle . loro masse accecate dal miraggio d'un inesistente socialismo russo, si tr,ovo con un illu– sorio potere nelle mani nel momento in cui il sistema capitalista tradizioi:iale acquistava progressiva coscienza della sua incapacita di sopravvivere. Giugno 1936 fu in Francia un momento di grandi possibilita rivoluzionarie alla base, pero· d'impotenza da parte del governo. L'er– rore delle masse .fu ·di credere che delle elezioni fossero una rivoluzione e d'aspettare che la rivoÌu~ione venisse dall'alto. Il· lavoro del governo é di mantenere l'ordine; e l'ordine é tutto il contrario d'una rivoluzione. Per que– sto, invece della socializzazione avemmo un minimo (in– dispensabile per continuare a produrre ed a consumare) di nazionalizzazioni, a,ppoggiate da una parte del capi– tale finanziario (dai capitalisti ?he non erano partigiani di Hitler) e che ebbero la conseguenza naturale di dar forza __ allo Stato senza· intaccare il privilegio. Le masse ebhero le quarant~ore (debole palliativo per la disoccu– pazione), pero furono sottomesse al controllo statale per mezzo . d'una legislazione minuziosa destinata ad impe– dire gli scioperi: commissioni paritarie, tribunali d'ar– bitraggio, ecc. S'andava verso una collabor~zione di classe sotto il pat~rnalismo statale calcando incoscente– mente le orme del corp-orativi§mO fascista. Nello stato maggiore delle organizzazioni sindacali -,-vera casta in formazione-· si preparavano naturalm~nte i qua·dri d'un futuro sindacalismo di stato simile all'italiano e al tede– s'co. Né Belin, né Faure, né -in Belgio- De Man, son traditori propriamente detti. Sono' totalitari che s'igno– ravano. Ques·te tendenze e la famosa «pausa» pro'dussero la scissione ·del socialismo francese. · La Spagna in rivoluzione Queste erano le principali cose che bollivano nella pentola europea quando ai generali spagnoli venne in mente· di sollevarsi contro il governo di fronte popolare presieduto da Azàfia,, per introdurre in Spagna il totali– tarismo fascista. Ed ecco che in •Europa si produce il fatto nuovo che -per quanto non sembri- r!lppr~senta la prima grande 'sco-nfitta del nazifascismo: 'un popolo, che non asp~tta una rivoluzione fatta dal governo, per quanto di fronte popolare eia, un popolo che prende nelle sue qiani il suo destino e restituisce il colpo con un colpo proporzionato, rispondendo al tentativo totali: tario con il tentativo di costruire, non nel governo e nel parlamento, ma nelle fabbriche e nelle collettivita contadine, il socialismo. Molti si so~ o·ccupati gia delle realizzazioni pratiche, degli errori. e dei valori positivi della rivoluzione spa– gnola; é stato raccontato come in piena lotta si riatti– varono i servizi pubblici e si organizzo l'approvvigiona• mento, come i sindacati occuparono le fabbriche e le ,collettivita contadine le terre, come s'organizzaro·no COO• perative e si cerco di coordinare, specialmente su . basé

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