Studi Sociali - XVI - n. 4 serie III - 20 marzo 1945

14 STUDI sdc1ALI f.itto capitalista dall'altro, la famé .per la diminuzione· o la sparizione compleìa del potere acquisitivo nei di- · eoccupati_; la progressiva inefficacia del si&tema/ della compra e della vendita cÒme mezzo per ·far passare i prodotti dalla fabbrica all'azienda domestica.· Comincia– va il tramonto della «libera impresa» e delrimperialismo i~teso come conquista di mercati .. Econ~~ia orientata, economia pianificata, tecnocrazia. . . parole, studj, sisi:e-. mi che fiòrivano naturalmente sull'humus di quel crollo e di quella paura .. Si cercava di salvare il ..privilegio, il pred~minio -di classe, il principio stesso di classe, anche a costo di cambiare le forme di quel privilegio, di quel predominio, di quella classe; · Il fascismo, che· per >dièci anni avèva protetto ·la pro• prieta privat_a, diventa l'agente·· naturale ·di quella tra• sformazione. Proprio allora, nel 1933, io c;rcai' di fare 1µ1. bilancio dell'esperienza, fascista, che stava ~hiudendo in quel momento il suo primo periodo. Quel ·tentativo ebbe come risultato un libro, «Camisas negras», pubbli– cato 'in spagnolo nèll' Argentiµa. .Preferisco citare cio che scrivevo allora, per guadagnare in autenticita _(l'au_• tentici~a della constatazione i~mediata) Jnel che posso perdere in pi:ospettiva storica. «Per i grandi ind.ustriali ed i grandi agrari -scrivevo allora- l'organizzazione corporativa. rappresenta la si– ourezza di fronte alle incognite fatte sorgere. dopo la guerra dall'evoluzione della classe operaia e, ·sopratutto, dal _cao-seconomico. Lo' Stato forte; creato da loro,- fa sparire .da un lato il fantasma terribile dell'es,propria– zione rivoluzionaria e dall'altro sostienè, col danaro .di tutti, le imprese in pericolo. E un giorno o l'altro, quan– do _arrivera io scioglimento che tutti pres~ntono, quando la «crisi del sistem~ sara piu f orté di tuui i puntelli, gli industriali passeranno con pochi fastidi dalla loro po• sizione attuale a quella 'di funzionari economici, di alti impiegati dello Stato. E' una mentalita che si sta dif– fondendo nella classe capitalista. D-iceva l'onorevole O– livetti all'assemblea degli industriali· meccanici ·e metal– lurgici di Torino il 20 novemh_re 1933: «Gli industriali pensano-: andiamo avanti.. Qu~ndo le postre imprese non potranno piti reshtere; chiederemo_ l'aiuto dello Stato. So bene che. molti industriali, in questi momenti di dif. ficolta e d'ostacoli, cambierebbero volentieri la loro situa7lione di capi d'imprese con quella di semplici fun. zionari, direttori di case industriàli, senza rischio di fa}. limenti e co~ la sicurezza d'un, appoggio esterno nei casi diff.icili» («L'Organizzazione Industriale», Bollettino del– la Confed. gen. fascista delle Industrie italiane, citato dall'«Operaio italiano» di Parigi del 13 gennaio 1934). Per ora questi desideri sono individuali e quasi in- . coscienti. Esiste pero indubbiamente in ·questo momento la tendenza a pas_saré da una fase di dominio capitalista a· d.ùn' altra òi :preponderanza burocratica att~averso un'or– gani.zzaziorie statale chiusa. In Russia, dove_ il èapital-ismo appena esisteva, la casta dei funzionari é sorta da strati sociali ancor vergini. Negli altri pa~si il fasèis~o, che ' · comincia sempre coli lo schiacciare la classe operaia e con 1~impedime il tentativo di raccogliere l'eredita capi. talista, si consolida poi in un governo assoluto, che potra heniS'Simo, ~ssere il v~colo per mezzo. del quale alla su- · premazia capitalista, succedera la ·supremazia· burocratica, senza éhe la classe dominante -debb_a per questo abhan, donare la sua p·osizione egemonica. Lo Stato sara il suo puntello o, per meglio dire, la sua espressione nel cam- _ po politico,' domani come oggi. Per questo l'elemento piti ·pericoloso nel fenomeno fasçista non é il suo carat• tere capitalista, ma il suo aspetto statale, che s'identifica con il suo aspetto classista (il capitalismo non é che una forma transitoria della classe sfr~ttatrice; lo Stato "'é ·1a sua espressione perm~nente)» (Luce Fabbri, «Cami– sas Negras», Ed. Nervio, Buenos Aires, 1934, pp. 171,--, 172, 173). Il nazismo Nello stesso anno in cui. l'industriale Olivetti pronun– ciava quelle parole rivelatrici, Hitler arrivava al potere. / A partire da quel momento nell'orchestra europea a~e- nimenti e passioni .si sono_ venuti succedendo e c,ombi• nando e sovrapponendo in un crescendo angustioso. E non sappiamo quando arri:vera a .placarsi l'ang~stia. I Il nazismo sorge come la forma ted~sca d·el fascismo; . si trasforma piu ·tardi, attraverso la conquista, ·nella sua forma europea. Puo darsi che arrivi ad essere, in fin dei conti, l'agente unificatore dell'Europa, anche se quest'u• nHicazione non si fa, com,.egli- -voleva, sotto il suo segno, ;ma contro di lui e contro t,utto cio ch'egli rappresenta. Ci sono naturalmente delle differenze tra il fascismo e il nazismo. Alcune sono, di spazio, altre di tempo. Né il popolo tedesco é · il popolo italiano, né il 1933 é il . 1919. Non é questo il luogo di stabilire il parallelo, che sarebbe interessan~issimo. Basti. dife che,.~orto in p~erÌa , crisi del .mondo capitalista, cioé quando s'inizia la se• conda fase ·del fascismo -:-evoluzione vi:rso il capitalismo di Stato-, il nazismo condensa nell'opera intensi_va di pochi ..mesi la lenta trasformazione del _regime italiano d-Ùrante il suo- primo decennio _di vita. L'hitlerismo arriva · legalmente al potere, perché sa dare ·una· speranza a masse di disoccupati e a una classe media impoverita, sa . sostituire la sua disperazioné con un sentimento d'orgo– glio nazionale ed il suo 9dio generico per il capitalismo con un od-io specifico . contro gli ebrei (padroni d'una part.e òel capitale tedesço.) e contro gli stranieri. L'in– successo della rivoluzion~ del 1918. aveva demoralizzato le masse tedesche. La democrazia. burocratica e gregaria che avevano avuto, in luogp del sociali_smo a cui aspira– vano e i cui..._ camp-ioni erano stati perseguitati ed uccisi con la complieita della democrazia capitalista di tutta l'Europa, aveva depresso il· loro spirito. Fu facile far creder loro cio ~he in gran parte era vero: che la colpa I ~- della fame è della disoccupazione in Germania l'avevano la democrazia di Weimar e le potenze capitaliste occi– dentali~ Pero quegli otto milioni di disoccupati non e– rano per la classe dirigente tedesca .il vero pericolo, ma solo il sintomo piu evidente del peri~olo, che consisteva nel suo proprio fallimento. Quell'esercito di disoccupati e i malcontenti della classe media furono in cambio I~-_ strumento di salvezza, la massa di manovra del partito naziopal-socialista, che sorse per servire gli interessi del-_ l'industria pesante, compendiati nel nome di Thyssen. Pero questi interess~ non po\evano essere .difesi. altro che cambiando ·il sistema, come in Italia, come dap.er• tutto. Gli junkers ; i magn~ti, se volevano conservare la loro supremaz_ia, dovevano organizzarsi, insieme ai tecnici ed alla burocrazia di partito destinata ad inqua- · draie le masse, intorno ad uno Stato forte, e trasformarsi- . i a poco a ·poco ·nelle ·ruote privilegiate. d'un immenso ingrànaggio. Tale fu -l'opera del· nazismo in Germania, tale quella del fascismo in '1talia. Il fatto che qualche · Thyssen -si sia pentito in ritardo, spaventato dalla logica implacabile delle cose, non modifica affatto il fenome- . no, comune al totalitarismo tedesco, a quello italiano

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