Studi Sociali - XVI - n. 4 serie III - 20 marzo 1945
8 STUDI SOCIALI a morte dal clero, dalla spada e da tutti i nemici della liberta, che han conosciuto recentemente quattro anni di trionfo con Pétain. La Ruche Dopo «l'Affaire», morto le «Journal du Peuple» per le discussioni e le polemiche fra compagni, lascia Parigi nel 1901 e fonda a Lione «Le Quotidien» che ha un'e– sistenza di pochi mesi, con un giornaletto settimanale «Les P(ébéiens», lanciato simultaneamente, e che vive Io stesso tempo. · Amareggiato ed un po' scoraggiato per le ingiuste critiche, contro cui aveva reagito· con giustizia e· con tutta la foga del suo temperamento, intrap&se di nuovo lunghi giri. di conferenze in tutti i centri della Francia; ·e non vi fu una çitta o un villaggio ove la sua parola limpida e pura, appassionata ed eloquente, non lasciasse nelle masse che l'ascoltavano i germi del verbo emanci– patore. . .Dapertutto reclamava il contradditorio, ricercando an-, che quello dei preti, dei pastori, dei rabbini e di tutti quelli che considerava, con ragione, i suo.i avveréari di– retti, davanti ad uditori molte v:.olte ostili reclutati dal– la vandea clericale. E lui stesso mi racconto pili volte che, per precauzione contro gli attacchi, solo dopo av_er posata la rivoltella sul tavolo incominciava a parlare. Bisogna cònoscere certi dipartimenti della Francia per rendersi conto deHa forza che hanno i preti e del co– raggio che ci voleva a provocare e smascherare l'eser– cito nero e la banda che Io dirigeva. Chi ebbe la for– tuna ed il privilegio di ascoltarlo sa che era di voce sonora e dolce, so.brio nel gesto, di tanto in tanto veemente e forte, abile a .commuovere, come a convin• cere e persuadere. Ben conoscendo la psicologia dei suoi ascoltatori, ora variabili od ostili, ora imparziali ·e pieni di simpatia, non temeva .mai d'arrivare agli· estre– mi, pur prevedendo di scatenare gli urli e- l'inevitabile tumulto che finiva a colpi di sedie e di pugni. ~ Di questo fu io stésso testimonio a Neuchatel (1908) nel Gran -Salone della Promenade, dopo la terza confe– renza sul tema: l'inevitabile Rivoluzione. Quando un avvocato contradditore invece di discutere l'insulto, lo rovescio dalla tribuna scatenando un conflitto tale, che solo l'interv~to della polizia salvo l'avvocato ed i suoi seguaci ch'erano venuti per provocare. Da -queste sue tournées agitate e, nel medesimo tem– po, trionfali, ebbe l'idea di fondare la «Ruche», colonia d'educazione per figli od orfani di. compagni. La (i– iiànzio col profitto delle sue conferenze a pagamento, g.iacché la folla -difficilmente trov!lva posto nei pili grandi teatri e sàle, t;ùmente il successo era ·grande e profonda la e~riosita dl ascoltarlo e discuterlo.· Quest'opera di soÌi-darieta e di generosita, che assorbi milioni e milioni duro per 12 anni e solo la guerra del '14 doveva ucciderla, immobilizzando nella miseria il– d.irettore ed i suoi collaboratori, maestri, professori e personale. p distruggendo per sempre la nobile inizia– tiva. _ · . , · Ma il nostro Sébastien, volonteroso e preso sempre dal bisogno di fare, negli anni in cui molti compagni, e_ dei pili noti, erano passati all'union sacrée, con _pochi altri lancio un nuovo giornale iri piena reazione di guerra. La sua posizione rappresentera l'attitudine netta ed inequivoca · -dell'anarchismQ francese secondo cui al– la guerra di ispirazione imperialistica dobbiamo op– porre la no1itra guerra: la rivoluzione sociale. «Ce qu'il /aut dire>> «Quello che bi:;ogna dire» era il titolo dell'organo di cui aveva assunto la re'sponsabilita- e in poche setti> mane, mal.grado avesse quasi tuttè. le colonne imbian– . cate, arriv_;iva in tutte le trincee ed i po·ilus ·se lo pas- savano e se lo contendevano. Le autorita militari e civili non potevano per lungo tempo permettere simile pubblicazione e da li incomin- ciarono i .sequestri e le minacci e. · L'allora presidente del consiglio Malvy, non volendo impiegare la maniera forte, lo fece un giorno chiamare nel suo ufficio per comunicargli o per megJio dire con• sigliarlo di smettere la pubblicazione, o sarebbe stato costretto a sopprimerla. A questa dichiarazione il nost~o compagno rispose che non avrebbe piegato che alla forza, e che mal com– prendeva che i governanti della Francia ufficiale, cam– pioni nella lotta <<per la liberta e la democrazia», nel loro proprio paese, volessero soffocare la sola voce !l'indipendenza· e df libero pensiero. Lascio quindi gli uffici ministeriali e continuo finché, spezzatagli la penna in mano di li a poco tempo, da una congiura poliziesca, fu gettato_ di nuovo in prigione. Di quell!episodio parla d'Octon e lo ricito volentieri: «Nell'ora in cui la societa capitalista, avendo giurato di perdere questo temuto demolitore, gli. tendeva, con l'aiu– to ,dei suoi sbirri e delle sue spie la pili odio.sa , la· piti abbominabile imboscata, nell'ora in cui con un'asprezza diabolica, voleva e cercava, piu che la sua morte~ il suo disonore, lo si lascio solo. con la coraggiosa e poco • numerosa avanguardia libertaria -e di pochi gruppi a– narchici, a dibattersi nelle maglie di un ignobile _comJ plotto. «Eppure nessuno ignorava che per schiacdare un· tale avversario, la borghesia non indietreggerebbe di fronte a niente. «Ora dunque mi piace di parlarne, di presentare qui la- sua figura, questa nobile personalita, di fare con calma ed imparzialita di filosofo, il bilancio della sua vita e del suo apostolato, alfine di metterlo sotto gli occhi non solamente dei suoi innumerevoli nemici, ma anche e sopratutto , di tutti quei falsi fratelli, tartufi, iscarioti, rinnegati, che 1asciarono compiere contro lui l'opera di bassa vendetta, senza emettere il pili piccolo grido .di collera e la minima protesta». Chi cosi -&criveva nel '22 del nostro compagno era un ex collaboratore del «Tem,ps» e {lei «Figaro», uno dei · migliori scrittori di Francia anèhe lui disertore della sua classe, divenuto famoso giornalista, mettendo la sua fa.ma al servizio degli umili e dei diseredati, di tutti i vinti della vita. I. compagni francesi non possono. aver dìmenticato il Vigné d'Octon della, «Battaille .Syndica– liste», del «Libertaire», «Revue Anarchiste» ed altre no• slre _pubblicaziòni. Poco prima della fine della guerra, S, Faure, uscito di prigione, preparo i ,suoi piani . e, quando fu possi– bile, lancio clandestinamente diversi numeri unici, in attesa di riprendere la pubblicazioni del «Libertaire». La ripresa del primo periodo del dopo guerra, lo lancio in' pieno ne-Ila mischia; fu uno dei piti solerti animatori della costituzione dell'Unione Anarchica fran– cese, riprese a tenere conferenze, pàrtecipo a comizi e, oltre alla regolare collaborazione del «Libertaire», dette vita alla «Revue Anarchiste» ed alla «Revue lnterna– tionalè» col concorso in quest'ultima, di compagni ità• liani e spagnoli. «L'Enciclopedia Anarchica» Aveva 69 anni quando lancio l'idea di questa impresa che pareva follia ai molti ed impossibile ai piu; lui solo non dubitava della riuscita ed in dieci anni di lavoro, a quest'ora é un fatto compiuto, monumento e corona– mento di una: missione. Questo l~voro, disgraziatamente, é incompleto; vi so– no solo 4 volumi sui sei previsti,; gli ultimj due, riser– vati alla storia del nostro movimento, le sue origini, i suoi uomini, le sue iniziative,- le sue pubblicazioni ecc., doveva compilarli con Max Nettlau, e questi, se gli avvenimenti internazionali di quest'ultima guerra non avessero precipitato, si sarebbe recato · a Parigi con il materiale che ha, per ·completare l'opera che onora la no·stra letteratura. . Dopo questo straordinario lavoro che, diciamolo fra parentesi, qualche nostro studioso, finita la crisi attuale, tradurra in italiano, S. Faure non si ritiro sotto le ten– de, non domando né riposo, né ricompense. Scrive e parla, ed ottantenne occupa la tribuna come un giovane e la sua penna riempie negli uÌtimi anni della sua vit?, fino al· '39, le colonne del nostro vecchio «Libertaire>>; della «Patrie Humaine», del- «Barrage» e della «Voix Libertaire». E qui veniamo •ai miei contatti personali con lui.
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