Studi Sociali - XIV - n. 3 serie III - 30 aprile 1943
proprio la test;a qrnando s'é :felici. Oh che. pena, che pena questa attesa! Eterna é stata. Ma. ora .· m:i paré d,i esser rinata. Ora ti ho qui, caro· (fo bacia). . . , . . ' - Tipo (entrando) : Mi dispiac~ proprio, d~·stur• badi .fo un momento simìle, ma é mio dovere. . ( A Mario,): Lei é uno .dei nuo;vi arrivati, vero? Mario (sorridendo): Si, arrivato dà quell'in– ferno. Sono nella libera. F;rancia e mi pare di essei:e in ·un paradiso. · · , . · Tipo: E' un pand.iso· dove ci sono •dei dia• volì. . . Vede, signore, io, sono un ispettore di · polizia..... ~ deòbo çhiederle se é 'Provvisto di passaporto: Mario {mentr~ la madre gli si slif~nge allato): Ma no che non l'hò. Se avessi ottenuto il pas• saporto non sa11€i venuto per la montagna con il rischio 'di precipitare i~ qùàlche burrone o di . avere i _p~edi gelati. · · Tipo: Allora, mi dispiace moltissimo, ma deb– bo_ accompagna,1.·la al posto di gendarmeria. Mario: Càpi~c0 che ,ci siano delle formalita; .ma non potrnbbe esser ce))sigent,:_ile ·da venire a prende11ini domattina? Le assicuro, che n(\ln·scap• ·po. . . in l.talià (ride), Capirete; sqn degli anni che non ci vediamo {,stringe a sé la madre). •Tipo: Capisco, capisco :i,ene.~Ma debbo· con• durlo stasera. '. . Via, teJefone-ro eh~ vengano qui ... é per un riguardo alle signore. {:Esce). 1 ·scena X Paolo (rientra barcolla,{a,o, si, geua et s~dere é chi,na il capo'sulle mani). Carla (lo segue). · Carlo: :Paoio, fatti coraggio. , Paolo (non.risponde. N_on muta po,sizione). Carlo.: E' terribile,' ma occorre li• faccia ·una ràgione, Paolo:: (idem). . , Mario ( a Carlo, indicàndo Paolo): E' forse il . signol' Mori? ,✓ · Pai;,lo:· Perché? .. Mario ( avvicinandogli.si, sotto voce): Ero µel– la carov11n,a do:vè c'era la sigµora Mori con il ba:i:nòino. .; ' CaTlo: Oh! {tirandolo vn disparte, a voce bas-. sa ed ansiosa). Che c'osa é ·successo? , .· ·,Mario:, L~ signora non -ha resistito alla bufera. Il bambino era gia morto, ma continuava a por• tarlo, a s0ffiargli sulie dita, a tener· le sue mani sotto le ascelle. . . credeva -si trattasse .di .sveni- . mento. . . Oh, èhe pieta ! Abbiamo fatto tutto il possibile, creda. Ma l'a'h'hiamo persa. L'abbiamo cercata per due ore, ma nÒn vedevamo piu :nien• . te. _Le guide, alla fine, si sono opposte a èontii– nuare le ricerche. E, del resto, sarebbero state inutili. . . Era stll ghiacciaio senza gli scarpo– ni. . . in te~uta da passeggio. . . Mi p,are di ~– verla ancora davanti agli occhi. . . E quel bam– bino.', . cosi carino. Avevamo detto: ecco la nostra mascotte .. .- Oh, èreda che m,i guasta 'ia gi0ia di rivedere le mie donne questa tràg~– dia ... guariti delitti ha sulla coscienza quel hoii ! Carlo: Speriamo che non· po.ssa continuare a lango a massacrare l'Italia. Ecco Uili uomo ché vede il nido .distrutto mentre s@gnaYa ricostruir– lo· ·sotto un tetto sicuro. ÌV.CaFio ( con un sospiro): E' terribile. 1STUDI 'SOCIALI 27 La maclrn ( gli _si avvicina). · · Màrio { a Carlo'.]: 'Se potèssi rendermi utile. · .• Ma non 'vedo ill'che· còsa. Sono di quelle bufere cne sradicano il cuore. ' -Carlo: Oh, si.'· Non c'é niente da fare. Se ri– parton'o insieme potranno confor/tarlo un po', ' Mario: Ne saremmo felici. Ma pur'troppo é cosi difficile il conforto in questi casi; Ad ogni modo·conti su.di noi {gli da la mano).· Mario e la madre si ritiràno in ùn - angolò e parlano so:Cto·voce; guardano Paolo sèmpre àb- ~attuto. · , •. , .. 'Carlo'(a Paolo): .P,a0lo, su,-non~lasciarti ab– batterè cosi. Forse c'é ancora· qualche spera:nza, qu~Jche possibiliia. · · . 1 · · . • Paolo {non rispande). .Carlo: Domattina ·si pptrà_ organizzare una squadra di soccorso. Mi •duole immensamente di nop poterti restare vicino in· un moment~ simile, ma- p.IDnposso rimandare. :la partenza. . r. , Paolo {si scuote - con vqce ràtta): ·Dove·vai?. Carlo ( sottovoce) : Laggiu. · ( Paolo (sottovoce): Laggiu ?.; . . Laggiu? .. ·. {c(jme,tra sé e sé). . 11 I Sèena'XI Entrano il Tipo e due gendarmi firance,si. Tipo (a Mar:-io): Signoì~,imi dispiace proprio, ma il decreto ministètialè 'dell18 agosto' é .cate– gorico: .siamo costretti a ricondurvi domattina alla :frontiera. ._ Mario:· Alla -frontiera·? . . , (La madre gli si é .avvicinata e gli si s-tringe al lato. Carlo si" volgè a_guardare ,la scena.) Tipo: Si, é doloroso,, Ma ,mm ci' posso niente: ' -N ònl facciamo che esegùire gli ordini._ Mario:.' Ma non é p@ssibile ! Tipo: E' cosi dal 12 agosto. Non é lei il primo,· Mario: Non p·osso· cred~re che ·si possa riget- _tare in Italia un fuggiasco, esporlo alle sevizie della milizia e della polizia, dam~ario ad anni ed anrii di ,carcere. Ma 'chi,. é quel mi-nis~FO'eh€ ha fatto un decreto simile? · , · ·Tipo: Si-~fnore, non é il caso, lei lo capise€, di fare· una discussione p'olitica. Noi àbbiamo delle istruzioni e le ~eguiamo, abbiamo degli or– dini e dobbiamo eseguirli. Carlo (sarcastico) : E' il mestiere. . . Tipo/ a-Carlo): Si, signore. E' ii 'n:ost~o' do– vere quello che stiamo facendo {una pausa) .. Spero che il signore sia in regola . - Carl~ { mo,strando un passap.orto) : Si, signo• re; in perfettq regòfa. · f , Tipo: Ah, lei. é· svizzero? Beni~siino. {Rivol– gendosi a Mario}-: Allora andiamo. ·Mario·: E io non v€ngo. Non posso credere.· che· in Francia si, possano compiere dei delitti simili. :, · Tipo: Mi dispiace. S19ero non ci vorra costrin– gere a rièorrere alla forzà. Mario ( a voce alta): Non yengo. · . La mad:re: Mario, figlio mio! (fo abbraccia). ',Mario: ·E' impòssiòile che in uu paese chè vanta ·di esser la· patria dei diritti- dell'uomo si compia una mostruosita simile, Questo é degno del fascismo! Questo é fascismo ! · Tipo: Mi dispiace per là sùa' signora madre, ma sono costretto· ad arrestarla ( fu un cenn0 ai
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