Studi Sociali - XIV - n. 3 serie III - 30 aprile 1943
~iciliana, hanno ottenuto dal Parlamento leggi di restri– zione per l'acquisto dei terreni, limitando, per esempio, ai soli. francesi, il diritto d'acquistare be~i demaniali ... " Si é detto che la Sicilia difettasse d' organizzazioni; ed é bene, a proposito d'o1.1ganÌzzazioni cooperative, ri- cordare che: • · · ''Il movime'nto cooperativ:o , nell'agricoltura· sviluppa– _tosi in S_icilia da qualche tem.po a questa parte -scritto nel 1913-, ha preso oggi un'imp9rtanza ~on comune. La Sicilia 6 cosi. salita in brevissimo tempo ad uno dei piu alti posti della scala del movimento cooperativo di tutto il regno. Come _risulta infatti· dall'ultima statistica · delle Casse rurali e Societa ,cooperative esistenti in Ita– lia al 1912, giusti!- la pubblicazione annùàle della fede– razione Nazionale delle Casse rurali italiane, la ·Sicilia, con le sue 324, istituzioni di credito agrario, occupa il . secondo posto in t_utto il Regno, superata solo dal· Ve· ·neto, che ne possiede -449, e seguita dall'Emilia con 304, dalla Lombardia con 238; dal Piemonte con 16:7, ecc." Per quanto riguarda la situà~ione del .minatore, que– sta non era merio sc~agurata di quella del contadino. I padroni della miniera non si comportavano diversa– mente da quegli altri della terra. Persistendo a far lavo– rare con mez;i;i primitivi, essi miravano, con la minore spesa,, ad ottenere il massimo rendimento. · Il padrone della miniera, come l'altro della, terra, era sempre assente,' è lo· suppliva tutta una burocrazia , di . . I . fàq_nulloni che strozzavano il cottimista. Ma p~ggio che il cottimista· viveva il, caruso, sùl quale il cottimista si rifaceva in. certo qùal modo. Il lavoro del · caruso con– sisteva nel ·portar fuori dalla miniera i blocchi di zolfo gia lib~rati dall'operafo, e se.µza 'alcun mez~o meccanico, • dato che anche qui il proprietario pagava le tasse· perché provvedesse il. Governo, ed · il Governo non intendeva assicurare alla -proprieta che l'opera del gendarme e del)o sbino. "Qui. é evi4ente -sé.rive il. Colaianni- l'azi~ne eser– . ci~ata dal' -traspÒrto sulle spalle di · un peso che var.ia · dai 30 agli 80 chilogrammi; sempre 'superiore alle iorze . . . i . del caruso, ·che a quel lavoro vien sottoposto iri tenera eta, sin dagli 8 e talvolta ~ma ora assai piu raramente - sin dai sei anni. Questo stato di cose, se perdurasse, ridtJrrebbe le· due province di Caltariisetta e Girgenti ad un vero semenzaio di nani e di gobbi. Jlo richia- . I mato l'attenzione del ministro d'agricoltura e commercio su di ci6 e .ne ho avuto ·formale promessa, che nella discussione del nu~vo · diseg~o di legge sul lavoro dei fanciulli, accettera qualche emendamento sul lavoro dei c:Uusi ~èlle ~olfar.e di Sicilia." · ' \ \ STUDI SOCIALT 15 Il Colaiann_i, _che aveva l'abitudine di rivolgersi·ai :mi– nistri, pregava il Martini di avanzare la propos~a per l'istituzio~e di scuole nei posti di minierà. Ma i1 mini– stro, pur trovando ottiina l'idea; non trovava ugualmente ottima la spesa. In quanto al lavorò dei carusi, 'le stesse famiglie, ob– bligate dalla miseria,. cercavano d,i eludere le disposi– zioni, come quella clie proibiva il _lavoro nelle IQiniere dei r(!gazzi .di eta inferiore a quella prevista dai regola– menti. _La iniseria delle famig~i~, aggr,avata dalla numerosa prole, obbligava i genitori· a favorire i propositi di sfrut– tamento dei negrieri. Difatti, il CUTlfSO, . appena assunto al I la~Qro nelià mi– niera, riceveva un anticipo, che valeva il prezzo della schiavitu; era un. anticipo, .morto,· di qualche centinaio di lire, che scontava a piçcole ràte èol-proprio lavoro, e con quello la famiglia faceva fron~e ·agli urgenti biso– gni. Scontato il p;imo debito, la famiglia era obbligata ·a chiedere il ,i-i~novo; ~osi che 1 il debito non finiv~ piu, ed il caruso poteva dirsi venduto al padrone senza lì- mite di tempo. . L'ing. R. Travaglia, direttore della scuola mineraria · di Calta:nisetta; scrive.va· dell'operaio: "Dedito ad una vita di sacrificio ·e ·di fatica, isolato per intere settimane dal mondo, separato per pi~ gio1.1ni dalla· sua famiglia, l'operaio delle mini/re in Sicilia vuo– le ad ogni costo i suoi· giorni. di riposo è le sue feste; talora in queste é troppo spe~detecci_o e ·cerca· di com· peiis~re 'Iè · durezze della vita di operaio, nella setti– mana, con un certo benessere e· coi piaèeri, che piu ama, nei giorni ch'é al paese ... Noncurante dei pericoli; ai quali é -continuamente esposta la suà vita, conta poco • questa per sé e per gli aJtri, anche quando é fuori della miniera, e malauguratàmente s,pesso s_i lascia. trascinare dagli impeti dell'animo a sacrificarla. Ma é p .el' natura generoso, mai vile; affronta a vis.o alto dieci avversari, non soverèJi.ia col numero i deboli. Trattato ben~/ si affeziona a _chi lo rispetta, a chi lo stiro~, ed é capace d'ogni atto di corag.gio; trattato '(:on sprezzò e 'con du– rezza, si ribella e si vendica ...Ricono·sce: la· ·superiorita di. chi vale piu di lui, e pur coi· suoi difetti, che l'if,tru– zione mitiga, é un operaio di cui si pu6 fare quello · che si vuòl,e; sapendolo trattare. Chi ne dice male, non lo conosce." · \ (Coniiµua.) NINO'NABOI,,ITANO. Le rivoluzioni• sono come le onde d!un ra– pido to~rente che, quantunque torbide .. della mota sollevata dal fondo,. non s'a1;.rèstanoper– cio, né cessano di sgombrare con fremito gli ostac?li che contr,astano il loro corso. Appena un principe o un potere qualunque sorge a. reggere il movimento e dice: faro fo - im– mediatamente ogni cittadino d' attòre divienè spettatore, ,l'impeto d;lla rivoluzione s'am– mdrza. CARLO PISACANE. I I (
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