Studi Sociali - XIV - n. 3 serie III - 30 aprile 1943

12 STUDI SOCIALI nisce la nazione come un fatto spirituale, derivante dal– l'unita morale d'un pensiero comune. La sua concezione é completamente spoglia della religiosita messianica di Mazzini. Le teorie politiche, nella seconda meta del se– colo, quando l'indipendenza cessa. d'essere un ideale per convertirsi in fatto, van perdendo l'ispirazione filosofica e religiosa che avevano avuta nella prima meta. A sua volta la speculazione metafisica s'allontana dalla vita pratica, come ben si vide in Tereiizio Mamiani che ar• riva, nella sèconda parte della sua vita, a un idealismo plato\leggiante che pr~viene da Rosmini e Gioberti, ma resta loro assai inferiore, coincidendo il periodo del suo predominio quasi ufficiale con una netta decadenza del . , pensiero italiano. Questa decadenza obbedisce a condizioni nuove della vita culturale ed ·economica italiana di dopo il 1870, condizioni nuove che esigevano un rinnovamento , del ,pensiero. Il mirabile sviluppo della scienza nel campo culturale, i progressi dell'industrialismo nel campo eco• nomico, fenomeni stretta~ente legati, spiegano da un lato la diffusione del positivismo, dall'altro la propaga• zione delle dottrine sociali,ste, due fenomeni che si pro– ducono in Italia con un ritardo che é il risultato delle particolari condizioni storiche del nostro paese nel se– colo scorso. La scuola di Romagòosi, i cui piu eminenti discepoli furono Cattaneo e Ferrari, contribuiva a pre: parare il terreno al positivismo, che non elimino per altro dal campo del pensiero le altre correnti. Tra que– ste, una,' l'hegelismo e idealismo assoluto, 1 conobbe nuo– ve fortune al principio del secolo XX. Il predominio del positivismo s'inizia, in Germania come in Francia e in Italia, con un allontanamento dalÌa metafisica. Ferrari, nella sua Filosofia della rivoluzione, parte da Romagnosi e, con questi, sostiene che noi co– gliamo non la e.osa i.n sé, ma i fenomeni e che la corri– rispoi;idenza delle nostre concezioni e previsioni con l'esperienza èi da là verita della conoscenza. Bisogna so– stituire -egli dice- la soluzione falsa della metafisica con quella naturale della fisica. L~ natura, la vita, la coscienza morale sono una rive1azione dell'esperienza e danno origine ad esigenze che esistono solo in quanto sono. sentite. Il diritto alla liberta e all'uguaglianza esi– ste finché si lotta per ottenerlo. Il fenom.enismo di Fer– rari ar,riva cosi ad essere una filosofia dell'attivita. Fer– rari é un federalista ed un ·socialista ugualitario, che, come Mazzini, considera la rivoluzione politica insèpa– rabile dalla dvoluzione social~. Pero le sue idee in questo· campo sono troppo vaghe perché possa',essere considerato un vero e proprio precursore del movimento socialista in Italia. Questa é almeno l'opinione d'Alessandro Levi, citata ed accettata da Mondolfo. La sua idea della "legge agraria" non é affatto precisa ed ha sopratutto la fun– zione -come piu tardi il mito di Sorel derivato dal– l'irrazion~lismo di Bergson- di stimolo all'azione ri- ~ , voluzionaria delle masse. Quest'irrazionalismo distingue nettamente Ferrari da Cattaneo, con cui ha, cio non o– stante, molti punti di contatto: la derivazione da Roma– gn.osi, \la preoccupazione sociologica, l'allontanamento dalla metafisica, il federalismo. Partendo da Romagnosi, Cattaneo afferma, contro Loc– ke e Condillac, che l'individuo isolato é una falsa a– strazione; per studiare l'uomo reale bisogna. coglierlo in seno all'umanita. "Da tutto : un popolo, da tutto il corso della vita storica, arriva ad ogni individuò il suo linguaggio, che in ciascuno insinua e mantiene vive le tradizioni remote" (p. 99). Ogni mente si forma tra gli impulsi mutui delle altre menti associate. C'é continuita nel tempo e nello spazio, attraverso l'identita o aura- verso l'antitesi e la negazione. Il conflitto fra le idee é condizione di vita e di progresso. Cattaneo da una importanza grandissima alla storia. L'io -egli scrive– "se non si contempla nelle evoluzioni della stori 1 a, non sa niente neppure di sé stesso". Dallo studio delle di– verse categorie di fatti storici (lingue, lettere,. arti, .reli– gioni, legg\ ecc.) la filosofia deve rimontare all'investi– gazione delle forze ini:z;iali; cioé allo studio dell'anima umana. La . storia della cultura sbocca nella filosofia._. della cultura. E la corrente che parte da Vico e Roma– gnosi converge con la tendenza positivista a considerare la filosofia .come una sintesi delle scienze, Essa é an– che -aggiunge Cattaneo- '"lo studio di quel pensiero umano che le produce tutte"· (p. 101). Le leggi della coscienza individuale sono le stesse che troviamo nella natura e nella societa. Tutta l'opera di Cattaneo riceve impulso dalla sua esi– genza di liberta. Nel suo "Politecnico'' egli. promoveva la diffusione della coltura scientifica, per~uaso che la sc~enza da aj popoli la forza materiale e la spirituale e che le liberta si svilpppano con lo sviluppo della ci– vilta, che, arricchendo la mente di idee, amp.enta la varieta degli impulsi che la volonta puo seguire, e quin– di allarga il suo campo d'azione ed aumenta la su~ }i. berta. Libertii e civilta si condizionano reciprocamente. La liberta é una conquista incessante e chi lotta per lei, lotta per tutta l'umanita. Per risolvere le contraddi– zioni sociali, i popoli devono, essere uguali, liberi, con– cordi. E questo si puo ot_tenere solo attraverso la fede– razione. "O Autocrazia d'Europa o Stati Uniti d'Europa" (p. 105). Cattaneo, col su9 riconoscimento della natura sociale dell'uomo, contribuisce a da.re impulso agli studi storici che, allontanandosi dalla filosofia idealista, cominciano ad ispirarsi al positivismo di Comte, la cui influenza ritroviamo in Pasquale Villari. L'opera di quest'ultimo, "La filosofia positiva e il metodo storico" é una delle prime affermazioni del positivìsmo in Italia. Il positivi– smo italiano ha il suo rappresentante piu alto ed ori-. ginale in Roberto Ardigo. Contro il materialism~ di Biichner che Moleschott ed Herzen avevano diffuso in Italia, specialmente fra gli scienziati, e che riduceva il soggetto ad oggetto, l'uomo a un semplice prodotto della natura, contro il monismo di Haeckel, il rigido posit~vismo di Littré, l'evoluzionismo- di Spencer, R. Ardigo rivendica il valore della coscienza ''come elemen– to irreduttibile e primordiale, come il primo fatto, là prima evidenza e certezza, e qu,indi come il centro della filosofia positiva" (p. 110). Il suo punto di partenza (e questo l'allontana da Com te e da Spencer) é il pro– blema della conoscenza. Di qui la sua concezione della filosofia 'come maq-i~e e non come. sint~si delle diverse scienze; di qui il valore che da al fatto di coscienza ch'egli considera come il centro di tutt~ il sapere, senz; per questo cadere nel soggettivismo. Egli spiega la realta universale come un passaggio continuo dall'indistinto al distinto. Ma si allontana dall'evoluzionismo di Spencer, in quanto pensa •che, "dal mondo inorganico al vivo, dalla pianta all'animale, da questo all'uomo, ogni grado presenta una forma d'autonomia sempre piu elevata, ca– pace d'orientazioni nuove, e proprie, e indipendenti. E cosi l'uo~o crea la storia, la mòrale, l'ideale sociale. E l'azione umana per eccellenza, che supera le barriere dell'attivita animale, é l'azione morale e disinteressata" (p. 114). Tutta la dottrina di Ardigo, come tutta la sua vita, é impregnata d~ un alto senso morale, che gli fa s~ntire il problema sociale come un problema di giu– stizia. L'esigenza d'una trasformazione sociale si va, del resto

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