Studi Sociali - XIII - n. 2 serie III - 30 aprile 1942
4 ;:;TUDI SùCIALl fatto nuovo nella storia delle guerre non ìn– testine, che in ogni paese belligerante una forte percentuale delle popolazioni (non e- , sclusa né quella inglese, né quella tedesca) parteggi in cuor suo piu o meno cosciente– mente per il nemico .. 11 grandioso fenomeno a cui assistiamo é in realta una gigantesca guerra civile (sta ai popoli il trasformarla in rivoluzionaria) di cui la guerra, diremo, regolare fra l'asse Roma,· Tokio,- Berlino .e gli alleati non é che un epi– sodio. Eppure gli antifascisti insistono sul tema "ditesa dell'indipendenza nazionale". Sorge allora il problema: se il mondo ha superata la fase del la divisione in innumerevoli Stati, quest'espressione ha solo il valore d'una vuota formula o tutt'al piu a'uno strumento d'agi– tazione popolare? Oppure risponde a un'esi– genza permanente dell'anima umana? In altre parole: ·ora che il nazionalismo é morto, vale la pena difendere la nazione? Vaie la pena. · Si pu6 dire che solo ora vale la pena; ora, che nessuno combatte e_ nessuno muore piu "per la patria", ma per difendere dei princi– pi e degli interessi universali;- ora che fasci– smo e nazismo parlano d'Impero, di "nuovo ordine" europeo o mondiale e non piu -o solo in sott'ordine- di nazione, ora che l'u– nico internazionalismo 'operaio che -male– si mantiene in piedi, non é che una diversa forma d'imperialismo politico: il russo, e, con le ''consegne" di tipo unico, imposte mon– dialmente, tende a distruggere, in favore d·una m1l1tarizz0zione totalnaria delle masse, tutte le carattenstiche locati, ora, é neces– sario che gli internazionalisti libertari dicano lo loro parola_ e spieghino _com'essi concepj– scooo l'1nternozionole. Ci troviamo di tronte o due correnti·: la to– talitario, che tende al livellamento universale,· oi1a cultura ,(se cultura si pu6 chiamare) di tipo un,co, all'abolizione delle lingue secon– darie (vedere la linea d'azione tedesca in Po1onia e Cecoslovacchia, italiana nella Ve– nez,a Giulia e, in altro campo, non linguistico, mo ... st111st1co, il tono e le formule dei ma– n1tesri. e proclami occasionali dei vari organi– smi che, tra i due poli, si trovano sotto 1'in– tluenzo comunista); e la "democratica" che si appoggia senza convinzione sulle ·vecchie formule nazionaliste, pur sentendo che i I na– zionalismo é morto. Lo sentiva Chamberlain, che. faceva la politica di Hitler, lo sentono i cop1tol1sti nordamericani che sabottano lo produzione di guerra; lo sentivano gli ufficia– li dell'esercito francese, membri coscienti o incoscienti dell'lnternozicnale fascista, lo sen– tivano i soldati dell'esercito francese, che era-– no·poco disposti a morire per la vecchia patria di Daladier e di. S.tavinsky e che non capivano (ora lo capiscono), che non si trattava af– fatto di quello. Lo ste·sso Churchill parla mol– to di giustizia, di decenza, ecc. e poco di pçitria. S'intuisce che allo forzo d'espansione del totalitarismo nòn si pu6 opporre lo trodizio-, noie Marsigliese o il piu tradizionale ancora ''Dio salvi il re". Di qui le incertezze e le con1roddizioni, fra un timido rimpianto della ben morta Societa delle Nazioni e qualche accenno allo solidarieta internazionale da un lato e l'esaltazione delle rivendicazioni nazio– nali (polacche, iugoslave, greche, ecc.), dal– l'altro. Brsogno dir subito che l'Internazionale to– talitaria é mostruoso, mo possibile e rispon– dente alle condizioni· del l'ora attuale; le vacillazioni democratiche, o, piuttosto, pluto– cratiche, indicono mancanza di v1tal1ta, e sono il prodotto d'un'artificiole· sopravvivenza del passato: La maggiore minaccia, i I pericolo totale {pericolo di morte), per la liberto é la prima delle due tendenze: quella che cerca d'an– nullare le caratteristiche e l'ìniziativa dell'in– dividuo in una collettivita uniformata, le ca– ratteristiche regionali, nazionali (e forse - p1u tardi- commentali) in un immenso· or– ganismo accentrato, gerarchico; livellatore. A questa forma d'Internazionale (a cui i nostri padri del 1864 non avevano pensato, mo che é uno delle possibili soluzioni ai nuovi problemi posti allo vita dal rapido progresso tecnico) noi -e dicendo noi, vogliamo dire: noi uo'mini- dobbiamo resistere con tutte le nostre forze. Dobbiamo trovare in noi stessi non ·solo la forza meccanica· della difesa, ma anche e sopratutto. la forzo, ancora piu spm- - tuale che materiale, dell'attacco, cioé della creazione. Oggi non si pu6 piu pensare se non in ter– mini mondiali; chi, com~ noi, s'é sempre con– siderato cittad'ino del mondo, non ha bisogno di fare nessuno sforzo in questo senso. Noi sappiamo che la liberto corr.e pericolo morto– le; sappiamo che n,,on la si pu6 salvare in un solo paese; sappiamo che'. solo la libero soli– darieta delle "persone" di tuùe ·1e latitudini pu6 distruggere il- mostro che tenta d'annul– lare la persona. Ma personolita yuol dire di_f– ferenza, vuol dire varieta e molteplicita. I gruppi umani comprendono individui diversi; le nazioni gruppi diversi, e i. continenti na– zioni diverse. Contro il totalitarismo noi dob– biamo difendere queste differenze, dobbiamo 1 ci1Tendere il diritto olla differenza, sè voglia– mo che la liberto sopravviva-e si sviluppi. 11 nazionalismo nelle sue vecchie forme statoli e coercitive, s'é disciolto. in concetti statali e,coercitivi piu ampi. L'ansia di liberto kioé' il desiderio d'essere se stessi, come in– dividui e come membri delle aggruppoziorti naturali formate da una comune cultura e da una lingua comune, da simili condizioni geo– grafiche o da ·uno stessa .capacita produttiva) é ben viva ed é, per l'immenso esercito anti– fascista, il solo stimolo efficace all'azione. E' un errore gravissimo credere che questa diversita, questa possibilita di autonomo e va– rio sviluppo, si difenda con le frontiere, che tendono invece a imprigionare ci6 _che é di– namico, o solidificare in forme morte ci6 che
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