Studi Sociali - XIII - n. 2 serie III - 30 aprile 1942
ne come io presa di possesso dei mezzi di produzione da parte dei produttori, contem– poranea all::eliminazione d'ogni potere poli– tico. Ma, prima dell'altra guerra, il dilemma Stato, non - Stato, non appariva ancora come •ii problema centrale, per lo meno agli occhi della maggioranza. Si lottava contro il "pa– drone", lo sfruttatore; il capitalista, e contro il governo in quanto sosteneva, con la sua forza armata, i padroni, gli sfruttatori, i capi– te.listi. Intanto la contraddizione interna del sistema capitalista s'aggravava. La guerra del 1914-18 accellero il ritmo della crisi. Secondo le previsioni socialiste,,11 capitalismo si sentiva morire e comincio a cercare disperatamente .un mezzo di salvezza, difficile da .trovare, fra le passioni contradditorie scatenate dalla guerra/? con la rivoluzione che bussava al le forte. Fu i I panico del 19-10, panico che si comincio a calmare, quando si vide che lo Stato dittatoriale dei bolscevichi addomesti– cava a poco a poco lo rivoluzione ·russa, to– gliendole il suo carattere veramente sovietico (cioé decentralizzato e potenziai.mente fede– rale) e il suo impulso d'espansione interna– zionale. Alloro, senza che i piu se n'accorgessero, la stono europea e mondiale cominciò a po– larizzarsi intorno al problema dello Stato. Si riaffermava una volta di piu la stretta allean– za fra il potere politico e il potere economico. Lo democrazia borghese fu preso tra due fuo- . chi; troppo legata agli interessi capitalistici e alle ambizioni di domini'? politico dei partiti per lasciar avanzare pacificamente il sociali-. smo, non potevo d'altra parte opporsi alla cre– scente marea rivoluzionaria, né trovare un rimedio alla, progressiva scarsezza dei mer– cati, parallela a una crescente disoccupazione, che minacciava (per quanto ancora di lon– tano) il sistema dall'interno. Allora il capita– lismo fece la sua rivoluzione, buttando via lo strumento democratico _-ormài inutile- di dominio, e creando lo "Stato forte". Tutto que– sro successe 011ora in 1taì1a ed· ebbe un ca– rattere nazionalista; pero le rodici del feno– meno erano internazionali: lo ~i vide dopo. Lo ''Stato forte" fascista, che é diventato poi .lo "Stato forte" nazista e minaccia totalita– riamente i I mondo, non é riuscito o salvare i I sistema capitalista, fatalmente condannato (e qui _Marx aveva ragione) dal suo stesso svi– luppo. Ma tuttavia ha adempiuto, agli occhi .. d'una porte delle c;lassi dirigenti, la sua fun– zione, in qu'anto il capitalismo di Stato, a cui tendono i regimi totalitari, non é altro che il predominio politico - economico dei funziçma– ri; e i capitalisti ed i tecnici, trasformati in funzionari, non perdono affatto la loro posi– zione di privilegio come membri dello ,buro– crazia dominante. Solo perdono l'antica, indi– vidualista liberto d'azione (che la progressiva interdipendenza economico 'e l'estendersi dei trust avevano loro tolto del resto anche nei paesi o regime democratico), accrescendo in cambio la loro potenza come corpo, giacché, in fondo, é la burocrazia politico - economico; drUDÌ SOCIALI ~ quella che (come un tempo le grandi bonèhe e l'industria pesante) ha nelle sue mani lo Stato. Nel totalitarismo fascista, la classe domi– nante non ha cambiati i suoi quadri che in porte: molti pesci piccoli sono stati mangiat: dai pesc;i grossi e, in compenso, parecchi ar– nvist.1 han preso posto nelle poltrone della burocrazia piu propriamente politica, mentre lo cot~gori'a dei tecnici é stata accolta, in par– te, tra_ i dirigenti dell'economia. In Russia, dove la dittatura bolscevico, e, dopo, lo dittatura stalinista, han portato u– gualmente (ma molto piu direttamente) al capitalismo' di Stato, la burocrazia- dirigente non ha in genere niente a che fare con la vecchio classe dominante. Questo cambio di guardia, e le origini popolari e rivoluzionarie del nuovo regime, origini che, malgrado tutto, agitano ancora le coscienze, sono le principali differenze fra il totalitarismo rosso e il totali– tarismo nero, che si disputano il dominio del mondo, complicando i termini di questa lotto universale con lo loro inevitabile rivalita. In tutto questo concote.nomento, molto pi u logico di quanto sembri, di fotti, la passione nozionale non entro se non come strumento· d'uno reolt6 che la supera. 11fascismo puo essere definito come l'esa– sperazione e l'irrigidimento dell'autorita sta– tole in un sistemo chiuso, in cui una casta (che tende oro o adottare il nome pseudo– scientifico di rozzo, ma che sarebbe l'erede dello vecchio desse capitalista) godrebbe in– sieme del privilegio politico e di quello eco– nomico, dominando su grondi masse milita– rizzate e private_ d'ogni liberto, da quella classica di riunione, di parola e di stampa alla ✓ liberta di scegliere il lavoro e il domicilio, do11a l,bert6 d1 coscienza e quella di matri-· monio. 11 fenomeno in sé non é del tutto nuovo nella storia; ma sf é nuovo su ·scala mondiale. La volonta di, dominio, molla che opera nella storia in modo ben piu potente che 1-'in-– teresse economico (che del re~to non é se non uno dei tonti aspetti di quella), reagisce in formo gigantesco di fronte a -una minaccia ugualmente gigantesca. 11 salariato non era solo un mezzo di sfruttamento economico; era anche uno strumento di controllo e di domi– nazione pol·itica. L'uomo, l'uomo del campo e della fabbrica, del libro e del microscopio, del la penna e del compasso, .minacciava di sgusciar via dal casellario, 'd'utilizzare la n1accnina per cessare d'essere egli stesso una macchina. 11pericolo ero gronde e non avevo limiti geografici. · Per questo il totalitarismo moderno s'é di– menticqto della nozione e penso i.n termini universali. E' possibile resistergli su un piano nozio– nale, quando lo sua forza sta appunto nel– l'aver superata la nozione? In fondo tutti sentono. che, di per sé, questa guerra non· é né una guerra fra nazioni, né una guerra im– perialista. Se lo fosse non assisteremmo al
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