Studi Sociali - XIII - n. 2 serie III - 30 aprile 1942
2 STUDI SOCIALI mondiale é sintomo d'un'identit6 piu profon– da. S'é detto: anche la guerra spagnola, sotto coloc_e d'es.sere una guerra civile,, é stata una guerra europea tra nazioni. ~a ~ stato detto dai miopi. L'identit6 non sta 11. B1so9na rove– sciare il paragone e dire: questa guerra mon~ dia le é -come i I suo prologo, la guerra d1 Spagna-, una vera e propria gue~ra. civ(le. Durante lo svolgimento della tragedia iberica l'abbiamo ripetuto su tutti i toni (ma le pa– role son foglie al vento e devon tornare molte· volte perché il ricordo le fissi): Mussolini ha mandato divisioni in Spagna assai piu _contro - il popolo italiano che contro il p~polo spa– gnolo. E' innegabile che, con il concetto di "qui_nta colonna", s'é fatto un passo avanti nella com– prensi,one del vero problema. Ma ~a te~denz_a a semplificare, a ridurre a schemi fatti ed 1~ dee puo giocarci un brut~o tiro. Nei p~es1 democratici che si trovano in guerra con I as– se, l'indignazione popolare.-a cui in genere le misure governative tendono a dare una certa soddisfazione- designa con le parole "quinta colonna", prima di t~tto i ci~tadi~i · dei paesi nemici, quando non s1?no a_ntifasc1- sti noti (e gia c'é da essere sodd1sfatt1 quando la nazionalita non genera confusione), poi le spie al servizio del nemico, poi i fascisti lo– cali. . . Piu in- 16 non si va. Si considerano solo g_li uomini e non le cose, né le istituzi~_ni. _ L'alta banca, la .gran industria, la rete -cl in– teressi capitalistici sono o tendono ad essere per forza di cose un fattore di non resistenza di fronte all'impulso totalitario. Tutto cio che, in nome del "governo forte", s'oppone alla libera manifestazione dell'iniziativa materiale e spirituale del popolo, contribuisce ad aprire la strada al nemico. Non basta quindi ridurre all'impotenza i germanofili, non basta difen– dere "la sovranita nazionale minacciata dal– l'invadente imperialismo hitleristà". Non si combatte contro i I fascismo difendendo cio che in altri paesi é caduto- come un muro di cartapesta. Bisogna difendere la liberto, si, ma la vera, perché quella che abbiamo non é che un surrogato. E la liberto vera, quella che non si concilia con il• privilegio politico né con il privilegio economico, non l'abbiamo e bisogna crearla. E non si combatte contro il fascismo difen- .dendo cio che é morto: la liberto di commer– cio, per esempio, o "la nazione". nel senss, tradizionale della parola. La liberto di com– mercio sarebbe morta anche senza il fascismo (in questo campo il totalitarismo non é una causa, ma una conseguenza). 11 regime tota- litario ..di monopolio statale é la conseguenza logica (una specie di castigo storico) del non aver saputo organizzare una distribuzione razionale ed una produzione coordinata dal basso, in un mondo che andava rapidcmente creando. condizioni favorevoli in questo senso. E difendere "la nazione", nel significato che da alla parola la propaganda antinazista della grande stampa, é assurdo, perché, come dice il titolo di quesearticolo, iÌ nazionalismo é morto. Propio cosi: Hitler ha trovato poca resisten– za, perché i suoi avversari han basato 1<:1 lott_a su una liberto di cartapesta e sul naz1onal1-- smo, che é morto. ' Il fascismo, al suo nascere, sembro il pro– dotto d'una passeggera esasperazione del sen-– timento nazionalista. E non era vero. Era in– vece uno dei sintomi profondi del superamento dello Stato nazionale (non dico delle diffe– renze nqzionali, che sarebbe tutt'altra cosa) e d'una diversa impostazione della lotta. Qual-– cuna di noi diceva queste cose nel 1933, men– tre Hitler saliva al potere, e pochi ci badarono. D1 quei pochi ricordo uno, aall'àcuto ingegno e della visione ampia, Libero Battistelli, che in una lettera privata diceva d'aver trovata a prima vista paradossale la negazione del ca– rattere nazionalista del fascismo, ma d'esser– sene poi, èon la riflessione, pienamente con– vinto. La dimostrazione, dopo, l'han data i fatti. 11 fascismo italiano non ha cessato'dres– sere fascismo per .il fatto d'aver consegnata la patria al "nemico ~ecolare"; i partiti tasci- 1 sti (che pur si chiamano nazionalisti) dei paesi in lotta contro l'Italia, la Germania, il lJ,appone, son a1ventati, agli occhi del popolo, che non si sbaglia, "la quinta colonna contro la nazione", senza cambiare per questo la loro natura. ·segno che il patriottismo esaltato formava parte. del la demagogia del fascismo e non della sua sostanza.' L'uomo àvanzava a grandi passi verso la sua emancipazione. A tentoni, dandosi spesso il martello sulle ma~i e la zappa sui piedi, ' stava conquistandosi, col lavoro e con l'intel– ligenza, lo strumento della sua emancipazio– ne. Nel periodo felice d~ll'illuminismo scien– tifico sembro che la scienza e la tecnica sa– rebbero bastate a liberare le grandi masse d'uomini dalla schiavitu del salariato, che si traduce nella miseria del corpo e in quella dello spirito. Sarebbe bastato scrollarsi dalle spa_lle la pesante ma tarlata impalcatura del sistema capitalista della produzione e dello scambio: una- rivoluzione si, ma una rivolu– zione semplice e chiara, tanto sembravano nette le grandi linee del problema. 11 produt– tore che lavora per sé e per tutti, uguale fra uguali, nel pieno godimento dei suoi diritti d·essere umano, appariva come il tipo dell'uo– mo dell'avvenire, cosciente del suo legittimo potere -né minore, né maggiore di quello degli altri-, geloso della sua liberto. C'era si, la questione cieli.o Stato. Marx l'ammetteva come necessita transitoria, destinata ad elimi– narsi sola (é il punto debole del marxismo,_ il tallone d'Achille che puo produrre, che ha gia prodotto,· la morte di tutto il sistema); la maggior parte dei marxisti l'accettava e l'e– saltava come l'agente naturale della trasfor– mazione, sia attraverso una evoluzione de– mocratica, sia per mezzo d'una rivoluzione dittatoriale. Altri socialisti -gli anarchici– negavano kome negano ora) allo Stato ogni funzione benefica e concepivqno la rivoluzio-
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