Studi Sociali - XIII - n. 2 serie III - 30 aprile 1942

primo. Gli altri conservano, senza che i loro autori lo sospettino, troppe trdcce d'un passato-eh' é morto. Vivo é anèhe, per quanto discutibil_e:, anzi vivo aps. punto per questo, un articolo "Noi, gli ultimi ... " di Raimondo lvlusatti, ingegnere recerit:::mente arrivato dol– i' Italia, che pubblica li mondo-di New York (numero di gennaio}. E' la storia d'un antifascista ch'é stato un fascista giovanilmente sincero; é 'la storia di mofti fa– scisti, senza dubbio, che, essendo sinceri, con, gli anni e la meditazion3 sono diventati /antifascisti. Sono gli ulfimi arrivati fra gli antifascisti e non intendono pen– tirsi né chieder perdono per un passato che non poteva essere diverso da queilo che fu, perçhé i lontani oriz– zo,:iti erano nasconti, l'ambiznte famigliare grigio, l'aria piena di propaganda in senso. unico, e nessuno c'era che indicasse la strada. E poi çi sono state le sanzioni_, che hanno esaltato quell'orgoglio e quella passione che non avevano altro aIImento che il nqzionalismo; c'erano stati, prima, i giornali, che portavano le fotografie delle "folle amzricane ammassate e deliranti sul cammino di 80160". "Veaemmo coi nostri· occhi gli Òrgogìiosi ministri di rrancia e ~f lnghi1terra scendèi-e_ a Stresa'' (p, 1S}. '-'Sforza e Turati erano nomi sbiaditi, R.osselli e .Modi- - gliani_ era sconosciuti perfino di nome: .. Da fuori, da– gli emigrati po1itici, non ci venné niente ... Il comuni– smo non era la t1amma che cercavamo. E l'insuccesso • dei comunismo in 'Italia, durante questi anni in cui non e' zra asso1ùrarriente altro, durante i qual i non aveva concorrenti, mi_ sembra la prova piu co11cIusiva che non vi prendero 'mai piede. Ci volevano i fatti ... Ci volle il veo·ere lp·'koma di Cesare e la rirenze di Dante pa– vesmz ,di _svastiche" .. Uggi, io ne sono .sicuro, la mag– gioranza aeI g1ovani~d' lta,10 non· è piu tascista" (p. 1b). ~ui sta il nocciolo della questione. I giovani sinceri, che in Italia sono stati fascisti per naz1onaIismo, per nazionaiismo sono diventati antitasci,sti. ·sono quei gio– vani appar.rener:iti alla t.orghes1a, che erano ne11· Impo.;– sio11ita materiale di s::ntire la voce di -kosselli e ne'IJ·1m~ po.;;s1b11itospiriwale lper ragioni a'ambienreJ d. in,enoere la voce di ::ichIrru e ai· Sbardellorto, che pure ha risuo– nato in tutra ltaiia. ~on hanno perooni · da c·nieoere;– ma un peso gravz da .scrollarsi daIIe spaIIe: non quei.o - èlel lorò tascIsmo; que1io del loro- -nazionalismo, tanto · p,u pencoI0,,a quanto più sia stmo sincero. \ In ogni modo non e· interessa ora il giudizio morale che cerre am 1udini passare possano meri rare. I: non crediamo neppure, come I' autor3 deWart1co,0, che la menta1nà cn· esso rit1ette sia generai e oggi tra la gio– venru itaiiona. In Italia la separazione tra la classe op_eraia, queIIa univers1raria, quel1a burocratica, qu:::I,a ·rr11,1,ore, ecc. é assai più proronaa che anrove, ed é se_m·p·rep,u approrono1ta da1I0 s1orzo ael reg,rne. I--..on creu,arn o cne ia p,opagancia che taceva preo.a su uno stud.on, e universitario r,g,iQ di ·commercianri panciati– cni:,ti avesse la stessa emcacia tra gi'i operai. _Perçi, se non parla in nome di tutti, Musmt1 'pana in nome di moin. i: que"ti moni dooo1amo conO.;cer.I1, percné sarunno tra i nosrri compagni di lotta di domani e sarebbe tra– gico .che non ci comprendessimo. In questi giovani che _sI srçinno r,avènao aaII·uoriacatura dè11-_impe!'o, C'è u– n· esigenza di rinnovamento che é per lo meno una garanzia contro i possibili ritorni al passato; rinnova– ment0 1nsI€me rispetto al preiascismo e risp..;tto 01 ta– sc_ismo. t:_ e é soprntutto un e;;igenza protonèla di giu– st1zIa sociale ~ di liberto: ''Vog11amo anz1tur.to poter di nuovo vivere, viver.e libe_ramente e gioiosamente. Vo– gliamo poter liberamepte amore e lottare. Ma libera·– menre davvero .. ; '." (p\} 7}. E la s?1uzione de! p,o_blema __ economico -aggiunge I autore- e goranzI0 d, liberto. C'é, e~presso in quest'ultime righe, un desiderio quasi fisico di liberto, come· quello di mangiare z camminare dopo una lunga. malattia. Su questa nuovo forza vitale· si bas.ero l'Italia, l'Europa, il mondo di domani. In Italia Libré di Buenos Aires del 28 marzo leggia– mo -;in arti_coletto informativo "Mussolini si volta a si– nistra" di Guido della Rosa, interessante perché si basa sulla'lettura di giornali _italiani. Contempora-neamerite al· cambio della guardia al minister<D dell'Agricoltu'ra e allu STUDI SOCIALI. 21 segreteria del partito· fascista, é cominciata, gli ultimi giorni dell'anno ~corso, una c·ampagna su "Regime fa– scista" e sul "Popolo d'Italia", contro i pantofolai che han tradito il regime e il Duce, contro le ·classi capita– liste chz sono riuscite a comprare gli ·uoJJJini eh~ dove-· vano creare un'Italia fascista, e in favore d'una seconda rivoJuzione, che faccia passare assolutament·e tutto nelle · mani del lo Stato. Contemporaneamente, ln altri giornali, uno dei "pantofo.lcii", Albzrto de Stefani, comincio a sostenere un ritorno all'iniziativa privata, affermando che-. l'intervento. statale non ha ·dato buoni risultati. Tutto questo é perfettamente naturale, ed~ é interes– sante· a sap2rsi.'--Quel che non é n·aturale é che l'autore dell'articolo consideri le· idee '~rivoluzionarie" di Vidus– soni, nuovò segretario del pa'rtito, ed evidentemente I– spirato da Mus,solini 1 come una virata o sinistra. La tendenza dzl fascismo verso il capitalismo di Stato é · cominciata nel 1931 éd é un aspetto -:-il pi\'.! solido– del nuovo tipo d'assol_utismo .che il regime imp~rante in , Italia e in Germania vuole imporre al mondo.· Che De Stefani strilli é naturale, com'é naturalz che abbia stril- -Iato Tyssen. Ma i loro strilli ne>n implicano un nostro giudizio benevolo .. ( Infatti il pensare eh~ Mussolini pren– da una determinata strada per guadagnarsi i.I favore popolare vuol dire giudicare in fondo berievolemznte questo nuovo indirizzo, che -ripetiamo- non é vicè- · versa affatto nuovo). Sul capitalismo privato, come sulle ba ion-ette, oggi Ì10l'.l ci si. puo piu sedzre. Bisogna par,:-· tire. E la rivoluzionz spagnola, ·e la crisi, e la guerra, so170 questa partenza. Ci sono due strade; una va a destra e èonduce al capitalismò di Stato (assolutismo incaico e faraonico che porta con sé, la s.ervitu della gleb,a e l'annièhilamento della persona individuale ed anch3 della col1ettiva. E' la strada di Hitler, Mus$olini e Stalin}; l'altra va a sinistro e conduce al socialismo libero. E' la nostra. Facciamo constare che abbio.rna a– doperate le parole di destra e sinistra, che non ci piac– ciono, per adottare -il Iinguaggio ·del!' autore dell'articolo. Gran parlai-e si fa in questi ultimi tzmpi nella stampa italiana dell'emigrazione del "Consiglio Nazionale Ita– liano'' prossimo a formarsi. Gio si discute, a volte acre- - mente, sul metodo di formazione ( rappresentanza dei vari partiti, prescindenza dallz vecchie classificazioni, ecc., ecç.}. ~ella discussione si son dette anche co.;e interessanti, ma il problema in sé non ·c'interessa molto. Un Consigl'io destinato a .diventare governo e previa– mente riconosci_uto dai governi piu o meno conservatori .. in guerra con l'Italia, non puo esercitare che una fun- · zione negativa nella futura _rivoluzione italiana. E' ben diffjcilz che questa guerra finisca come l'altra e_che la storia di Masaryk, possa ripetersi. L' Itali.a, questa volta, vuole qualcosa di piu che l'indipendenza dallo stra- - -niero. Nel numero del 14 febbraio Italia -Libre di Buenos · Aires pubblico la "carta ·magna" dell'associazione omo– n;ma: ''Che cos'é e ch3 cosa vuole Italia Libera". Si basa sopratutto sul contrasto .tra· la menta Iito del popolo italiano e la mentalito fascista e dice a questo proposi o alcune cose giuste; dice per esempio (ed ero ora che si dic.:sse!} che il popolo italiqno, alieno per 'natura alla guerra di conquista, partecipo senza éntusiasmo al con– 'flitto del 914 - 18 fino al momento in cui vide il ter– ritorio nazionale invaso. Pero presentare il fascismo come .l'opera "abietta e passeggera" d'una banda d'assaltanti· ch3 s'impod_ron[ del governo -per sorpresa, aprendo nel– la storia d'Italia "una parentesi v.:.ergognosa ed L!milian– te", che macchia l'onore ital iano, "compromette i còn– tiazionali che abitano in paesi liberi", arrivàndo fino a vendèrz la patria allo stran-iero, é d'una sÙperficialito da far disperare e rivela un'assoluta incomprensione del fenomenò, che non é ital.iano, e neppure -tedesco, ma mondiale. Lo stesso carottzre lia l'affermazione che sola parlino della corruzione democratica ( inesistente secondo gli autori della dichiarazione) coloro .che dalla demo– crazia non sono riusciti a trarre profitto. In quanto alla_ parte ricostruttiva, accanto .al proposito di portare da-· vanti ai tribunali i fascisti responsabili perché rispondario· con la loro persona· e con i loro beni del mòle che han

RkJQdWJsaXNoZXIy