Studi Sociali - XIII - n. 2 serie III - 30 aprile 1942
quella dei complisah meccanismi dei sottomarini ·e -dei -cannoni antiaerei. Bisogna addestrare ed equipaggiare l'esercito inter– nazionale della liberto,. organizzato politicamente e tec– nicamente, moventesi con ritmo sincronico sui fronti di battaglia e nella retroguardia. Per una tragica ironia, con le parole di fraternit6, giustizia, amore nel piu; pro– fondo del la nostra carne, le labbra dicono: "Armi, or– ganizzazione, armi!" O accettiamo quest'orribile im– perativo di· vincere con la forza la forza, o rimaniamo, sterilmente piangendo, sull'orlo delle strade dietro cui - ~'urna.nito ·muore e rinasce. Come organizzare il nostro esercito? Per rispondere a questo, bisogna dire prima chi for– mer6 quest'esercito' e con eh.e scopo. Quest'esercito dev' esser formato da tutti gli indi vi· dui umani -uo~ini e donne- che sentano e com– prendano la ne,cessit6 d'essere fraternamente Iiberi, sen~a dassi·ficÒzione, teorica o per etichette 1 di questo sentir~ o· pensare, senza una valutazione dell'intensit6, del grçi– <!o, della forza propulsiva di quest'ansia e di quest'ideo, senza designazione previa dell'ultima meta. La parol.J d ordine dev'essere quindi: Andiamo verso la liberto; crriveremo fin dove vorremo o fin dove potremo. Per la vita o per la morte. Avanzare, avanzar sempre, con tutri -coloro· che circondino la nostra bandiera, contro tutti · coloro che ci taglino il cammino! La bandiera dev'esser la nostra; i portabandiera noi, giacché quest'esercito serve se stesso ed ubbidisce a se stesso! Potr6 non avere, materialmente, bandiere proprie, n~ proprie caser;,,,e,. ma stara dove fiammeggi una. bandiera o si ·concentrino forze che .possano servire al suo prop0- sito. Che proposito, con che fine?· 11 suo' fine e il suo proposito é: attraver«> la maggior liberto possibile, verso la liberto totale. E starebbe anche tra le file del nemic0, per sabottare le sue armi, annichilare i' suoi capi, con· quistare e sollevare i suoi servitori. Contro chi dirigere i suoi attacchi quest'esercito? Con-· tro tutti i nemici della liberto e della fraterriit6, ~el– l'insieme o parzialmente secondo le circostanze, tene..,-.:b presente che prima deve cadere il nemico piu acca~ito e piu potente. ' Con tali propositi c!obbiamo organizzare questa forzo liberatrice~ Ne abbir:tmo in mano i mezzi? No. E' in!Jtile discutere -affermazioni sempliciste: la forza materhli! di cui dispongono gli individui, i gruppi ed i pòpoli che ·( · elano concretamente la ·1oro emancipazione é min)Yll'J. - Bisqgnava vincere Franco con le armi, come con le armi . bisogna vincere H'itler ed altri. . . altri che oggi gli sono vicini o che possono avvicinarglisi domani, o chP., senza essergli vicini, possono impiegare. tutta la lorv forza contro i popoli. O aspettiamo che la forza nazista e imperialista !;: sconquassi, che "il pufrido edificio del capitalismo cro:– li", che una coscienza· nuova illumini· gli uomini, o d prepariamo a conquistare con le armi la liberto, cont~o chi con le armi l'incatena. Abbiam detto che la prim.J strada é sterile, negativa,- illusoria, in quanto coloro che fanno la guerra si preoccupano d"'organizzare la post– guerra". Non possiamo perder tempo: la strada é la se• condo. Alle 1:Jrmi! Per6 non· abbiam~ armi!. . . Bisogna ottenerle, conquistarle, dominarle! Il nostro esercito non é un esercito e sta in tutti gli eserciti. Avr6 armi allora, tecnici e idee motrici. Non STUDI SOCIALI 11 bisogna annunciare la costituzione del nostro esercito 6 per6 bisogna fare che esista, che ogni soldato,· àv·iatore, - tanchista, marinaio, sappia che appartiene nel!o stess:l tempo al- suo reggimento nazionale in cui serve .gl'in~e • ressi del "suo" governo e del "suo" capitalisr,o ( 10), e ad un altro, nazionale ed internazionale, in cui serve se_ st2sso, la liberto, la fraternit6 dei popoli. Bisogna fare la guerra antifasdsta A tutti coloro che agiscono in uno degli aspetti deilo letta sociale -il movimento operaio- sembra molto naturale che scoppi un conflitto o si dichiari uno sci'>• pere contro un determinato ramo dell'industria, contro un parziale settore :li padroni. Non viene loro in mente che bisogni lottare simultaneamente contro tutte le im– -prese e tutti i capitalisti, e neppure pongono c2_ndizioni che rappresentino w, programma integrale d'emancipa•• zione operaia U 1l. Portati sul terreno del fascismo ,e della guerra, diventono assoluti e proclamano: tutti gl• Stati sono ugualmente cattivi; dobbiamo _ lottare contr:> tutte le parti in conflitto; non possiamo danneggiare gli uni si e gli altri_ no; se questi oggi non si dicono fasci– sti, domani lo saranno, ecc. _ Abbiamo sostenuto che, nelle circostanze attuali, do– vevamo dirigere l'azione; concentrare il fuoco e, se poc;., s1bile, far èoncentrare quello degli altri, contro il nemico immediatamente piu pericoloso. A questo nemico ave– vamo dichiarata la guerra molto prima che lo facesser:> Chamberlain e Roosevelt. Contro questo nemico abbiam lottato in Spagna quando Stalin, Blum e Eden formarono il "Comitato di non-intervento", contro questo nemico caddero Ìnigliaia dei· nostri per le strade d'Ancona, di Vienna, di Mont co, di Madrid. Questo nemico é il fa– scismo, é l'avanguardia piu audace, piu tecnica, dema– gogica e sanguinaria del capitalismo ( 12) .. Non si tratta di p'lrlare del nazi-fascismo. in as_tratto. Oggi fascismo concretamente sono gli Stati della Ger– mania, dell'Italia, ::laj_ Giappone e dei loro satelliti, i · loro comandi politici, econo;,,ici,_ militari ed i loro mi– lioni di servitori, volontari od involontari. ( 13.). Nello distruzione del tremendo potere di questi nemici risiede la possibilit6, _l'unica possibilito, piu o meno immediato, di rinnovamento o trasformazione sociale: Dobbiamo con- · ti nuore la nostra guerra di sempre contro· di loro, - e rallegrarci del fatto che altrt che ieri li aiutavano o scendevano con loro a patti, oggi li combattano benché con- propositi divers~ dai nostri e benché ci sia lo possi– bilit6 che domani li imitino. Bisogna eliminare una confusione grande che fa s1 che molti ci misconoscano e che noi stessi ci paraliz– ziamo: il fascis:mo é un :.rrodott9 della classe capitalista -la sua controrivoluzione preventiva, ha insegnato Fao– bri- ed essere reaimente antifascisti vuol dire essere / anticapitalist-i ( 12); la democrazia é un'evoluzione pro- gressiva dei popoli verso una maggior liberto -come sempre ha sostenuto "Studi· Sociali"-, che, c_ontro ·10 monarchia, l'aristocrazia, la dittatura, l'oligarchia, tende o far sf che il popolo sia il direttore, l'amministratore, il governatore dei suoi propri interessi e destini. Stando cosf le cose, proclamiamolo apertamente: g[i autentici antifascisti, gli autentici democratici siamo noi, i liber– tari ( 14). Non lasciamo in mani folsarie bandiere che tocca e noi" sventolare; non pretendiamo che altri attacchino chi dobbiamo attaccare r,oi e, sopratutto, no11 facciamo che ,-.,.
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