Studi Sociali - XII - n. 16 serie II - 31 luglio 1941
in pro.po.iito indica ch·essa é sit•ura. cli quel che dice e poi perché il documento in se stesso ha un fort.n Rapore d'autcnticit.i. 11 titolo é "Autonomia italiana• e d~segna un programma di realizzazione basato _.ul principio dPHa feclerazione. L'Italia dovr[1. trasf-0rJnar– si in una federazione cli comuni. Jn ogni comune .. s3.ranno instaurate "Autonomie", organismi specifici per le varie attività da svolgere sul luogo. I rappro– sentanti delle varie autonomie, res-ponsabili e revo– cabili davanti all'Assemblea 1ilenaria dei memb1·i del cmuune costituiranno il Municipio. La Federazione italiana delle autonomie e dei comuni sara destinata a. formar parte della federazione mediterranea •1 ,,uesta della federazione mondiale. Capitalisti e pro– prietari 8anmno f'S1)ropriati; le autonomie or gantz- 1.eranno In produzione sulla lmim clt.. i biso~ni rea.li; i c-ornuni organizzernnno il consumo. Questo prog-rarnma, sintomo di tutto 1111 indirizzo mentale. deve e.asern arrivato all'estero i11 Jlal'eCchie mani (so che é stato visto in Argentina). Ma non se 11·é sentito parlare da· ncs:rnno, con l'unica eccezion,~ dell"'Adunata•·. E si capisce. Un ,programma autono– mista. federativo, decentralizzato, non JHtO interes– sare nessun partito di quelli che considerano la con– quista del potere come prima fase della loro aziouv futura. Un programma simile non pu6 interessare che noi. Da molto tempo stiamo tendendo l'orecchio a (:erte voci che vengono dalla penisola, non clalle iJnas– se forse, troppo abbrutite dalle sotferenze, :ma da ,,ualche mentalita che matura solitaria nell'ombra e in cui prende coscienza il fermento che lavora laten– te nei 1liù e che sollevera gli spiriti il giorno della liberazione. Queste -voci parlano della Hbertà come del bene supremo, dell'esaltazione della .personalita individuale come del fine ultimo. Esse corriapon– <louo a un pensiero, o meglio a pensie'ri 1 che sorgono e si afferma'no in 1nargine alle grandi correnti i.n– tellettuali che hanno caratterizzato gli ultimi decen– ni. ignorando tutto ci6 -c:he non forma parte dell'am• biente C'hiuso della vita Italiana in questo momento. senza possibilita di scambi fecondi e d'uno studio serio. In questi documenti isolati troviamo quindi arrenmazioni correnti presentate come scoperte ori– ginali (e -soggettivamente- Io sono) e alcune in– genuitA eiettate dall1i.nesperienza (uno dei danni de! totalitarismo é ap,punto quello di privare ,gli indivi– dui della necessaria esperienza). Accanto a (]Uesti difetti, a questo piccolo tanfo di ohiuso, trovia•no in queste manifestazioni forzatamente 3poradiche del pensiero italiano una spontaneita maggiore che nelle facili parole d'ordine degli ambienti dell'emi– grazione, una maggiore profondita, uno spirito ,più intimamente originale. E, sopratutto, ci interes3ano perché ·ci danno la :misuru. della reazione dello spi- 1•ito alla pressione ·materiale della macchina tota.Ii• taria. l 1·oi,;r.amma che pubblica l'" dunata" é parti~q– larmente significativo a questo proposito. ~J' in fon· do un programma anarchico espresso con un lin– guaggio in8olito (il linguaggio di chi non ha letto Raknnin né, [orse, .l\farx, ed esprime, con le parole del suo ambiente, i pro.positi d'azione decentralizza– trice e antistatale che l'esistenza stessa dello Stato supercentralizzato e la nausea cb'esso provoca. gl!. suggeriscono). ~on l)Osaiamo certo preleudere che a Napoli, nel 1938. dopo sedici anni cli fascismo, si dicano le stes– se parole che diremmo· noi. Cl deve ,bastare e ralle– grare che in questi tempi d'idee confuse ci 3ia, 11ei paesi totalitari, chi sa. ancora pensare e pensa pj(i n 11neno in senso nostro. ,Se questo é ipossibile, vuol dire che germi libertari ci sono nell1amibiente, frutto non della nostra propaganda, ma clell'e·sperienza pe– Jlosa del totalitarismo. Per queste ragioni crediamo che abbia torto l'"A– dunata1' di fare di questo progra'Il1ma una violent3. stroncatura. La critica dell"'Adunata" si basa su due punti. li i1rimo é l'affermazione iniziale che da al rinovhuento "A11tonomia italiana" un carattere di re– ligiosita, pei· quanto non .parli affatto di nessuna religio11e rivelata. "Il carattere religioso della vita umana si manifesta nella tendenza. da essa perenne– mente rivelata ad integrare ogni attivita individuale. teorica e pratica, in un tutto armonico, e nella ra– zionalibi im manen te nello svolgimento della storia'·. ~on trovo c.he ci sia da spaventarsi: in questo pe– l·iodo un p o· ing enuo si sente la scuola o almen::> rinfluenza clell'amhiente intellettuale italiano, tutto 1111 po' accademico. Alle radici remote cli questo pe– i-iodetto introduttivo c'é ,forse il linguaggio di Gen– tile. Ed é naturale che sia cosi. Solo, quest'introdu– zione se1ubra indicare (ed é peccato. ma serve ad evitarci illusioni) che questo disegno di ricostruzione futura sia opera piuttosto d'una persona che d'un gl'ttppo. J11 Ualia si sente il bisogno di dare alla lotta. antifascista il c-arattere d'un a11ostolato. La vaga r~– li_giositA che deriva dalla necessita di disporsi al sacrificio t' che non é che sete· di disinteresse piu che male intesa male espressa (é -•{Peto- il lin– guaggio suggerito dall'ambiente), si dissiperà al pri– mo !=:O.Efio d'aria libera. Non •ba niente a che fal'c con le re!igioui rivelate ed ufficiali. E' evidente, in tutto qne(:to documento, la preoccupazione di salvare l'indivicluo dalla mortale stretta dello Stato. Orbenn l'introduzione che 11011 Jliace all"'Adunata" esprimP il bisogno di non lasciare l'individuo isolato (in Itp.~ lia si .ha paura d'essere "antistorici' 1) ma di met– terlo in relazione con tutta la storia umana, con runiversale. con l'eterno. Sareùbe forse stato n1eglio c:he l'!gnoto autore si fosse rispat'!Jniate le parole iniziali. ma sono ap.punto queste parole (e spero con tutto il cuorp di uon sbagliarmi) che danno a questo progetto di federazione il suo sapore d'autenticit1. L'altro punto su cui !"'Adunata" trova a ridire é con1pre1no nello Statuto interno defforganizzazimu destinata all1attuazione cli questo 1wogramma. Quest0 Statuto divide i membri in militanti (che con aerano STUJ)l SOCULI vita o beni alla loro opera) e soci (elle sono tulti coloro che accettano il programma e favoriscono 1',1- zione lli "Aulonomia italiana"); i primi hanno voto deliberativo. i secondi hanno vo to~ consultivo. Da questo l'" Adunata" inferisce c.he il fine del n1ovJ– mento sia la for:11azione d'una so cieta gerarchica di· visa in caste cli cui una sola avrebbe il diritto di prendere decisioni. A me sembra che, per quanto pericoloso sia il criterio seguito in questa clivision.?, esso si spieghi psicologicamente col carattere cospi– rativo (che i giovani esagerano sempre) che deve prendere per forza ogni movimento d'azione antif~1- scista in Italia, e che sia arbitrario estendere al programa di ricostruzione futura quanto si dice nello Statuto d'un movimento attuale (esistente o in ,pro– ~etto). Qt?atulo ; testi commentati dicono tutto il eontrario. Queste pagine. ~c. come speria no, sono a.utenti• c·he. rappresentano qualcosa di .più che :un sintomo cli 111a.lcont.enLO.Souo l'espressjone d 1 un indirizzo spil'iluale che il fascismo non solo non é riuscito a soffocan:1, ma, per via d'antitesi, ha contribuito egli .tes,;o a creare. Tanto pili valore 1 lrn ai nostri occ.hi un docmneuto rt i {1uesto genere, se lo 1pa.ragoniamo a quel ohe ~i fa all'estero. Ho sotto gli occhi il manifesto che il movimento "Italia libre" dell'Argentina •ha Iancia:,o ai connazionali emigrati. Ne stacco alcune frasi J)er– ché i lettori possano fare il confronto: "Il nemico non é a Londra, ma a 'Berlino. . . Non esiste uno stato cli •guerra fra l'Italia e Je potenze de1nocraticne alleate; esiste un gn1ppo cli traditori che .porta l'I– talia alla sua rovina.. 1l popolo italiano aspetta il momento cli fare la sua ,propria esperienza sociale. c.;on la di~tribuzione della terra, ,per dare ad ogni :.. nniglia la terra e la casa, ... n popolo italiano vuole l'ai:,iizione della miseria e del lusso mediante la creazione della ricohezza per 1 mezzo del lavoro giu– slamente retribuito ... Le ingiustizie commesse dal fascismo devono essere Tiparate e devono esserne indennizzati i danneggiati come atto solenne di gra– titudine nazionale verso coloro che mantennero 1:i fede nella religione della Li,berta ... 1 danni causati dal fu3cismo devono essere pagati dai fascisti e gli sfruttatol'i del Popo1o Italiano dovranno smnmini– strare in solido i mezzi pe1· salvarlo dalla mise– ria in cui l'hanno fatto precipitare ... Voglian10 una -politica. estel'a di solidarietà internazionale, il ri– spetto dei trattati, il disarmo con garanzia collet– tiva, l'abolizione della ,guerra per mezzo dell'arbitrato e dell'intervento collettivo, dovunque la democraz~a e la libert{t siano minacciate, per assicurare la pace snlla base dell'Unione Federale dei Popoli Euro1iei. Riafrer1n·arno 1a nostra tede nei veri principi crl– ci!iani. per •1uel!o che significano come aspirazione di fraternità umana, etc .... " (tradotto dall'originale ,pagnolo). Gli amici di ·•1ta1ia li·bre·· sono ani,mati dalle mi– gliori intenzioni. Il loro programma é vago e demo. cralico vecc-hio stile. E' evidente in loro la preoc– cupazione di non allontanare -con definizioni pre– lise-- nessun antifascista per ,quanto codino possa essere. 'oi sosteniamo che il calcolo é completa– mente sbagliato. In Italia. assai più che nell'emigra– done, si sente e si esprime (quando l'espressione é !>~ssihileJ il bisogno di un'unione di sforzi nella lotta t'ontro il fasci:nno. Ma si sente anche c'he questa lotta sarebbe impossibile e perderebhe persino ogni ragion d'essere. se non si prefiggesse uno scopo ùeterm i nato che sia in opposizione diretta e com– pleta alla realta totalitaria attuale e che nello 3tesso tc•m1:o e appunto per <1uesto non rappresenti un ri– torno al mondo prefascista in cui il fascismo ha trJvato le condizioni necessarie al suo sviluppo. Sempre nell'"Adunata" e :più precisamente nei nu- 11eri 23. 24. 25 e 26 (gli ultimi arrivati) si legge un articolo a puntate di Ridei: "Al di là del capitali– smo" che dice cose molto giuste accanto ad altre clUoutibili. ·•se in mancanza cruna soluzione proletaria, d'una. soluzione integralmente socialista. il capitalismo cambia e si trasforima; se, ad onta della scompar:;a degli elementi tipici del ca1iitalismo, Io sfnittamento dell'uomo ad opera clelI1uomo viene contin,uato su crun nuovo piano e con metodi rinnovati, si pone la questione cli sapere •quali siano i nuovi strati so– dali, o quale sia la classe che. attraverso la liqui– dazione del capitalismo, prende possesso del potere. ..Per poco che si raccolgano i diversi elementi di vah1tazione ehe ci sono accessibili.; se si confrouta l'ap,parato tPcnico della produzione moderna con la strnttura dello stato sovietico, se si confrontano le misure di riorganizzazione economica nelle nazioni fasciste con quelle preconizzate o applicate recente– mente iiei paesi a slruttm!a democratica, o coi pro– grammi presentati dai gruppi politici nuovi di que– sti steJsi paesi; se d'altra parte ci si sofferma sulla parte ognora più importante che lo Stato pr ude nel– r01 gani.zza7ione sociale ed economica, in ,più della sua funzione repressiva, e infine si decide di guar– dare in facc·ia i feno:11eni clell'oligal'chizzazione in seuo alle organizzazioni operaie, si osserva un pa– rallelismo incontestabile di funzioni, di mentalità e <l'interessi che non pn6 essere né accidentale né transitorio.•· -Ridei prosegue parlando della nuova classe cli tee• nici e d'organizzatori della produzione, classe sem pre più potente e numerosa, ben distinta dal prole, tarlato e dalla classe padronale. Parallelamente il fatto che il controllo dello Stato da parte d'inte, ressi- capita!istiti privali si vada trasformando nel 5 controllo dello Stato su questi ultimi favorisce la potenza dei tecnici e delle 'burocrazie statali, al pun– to che queste vengono a trovarsi in conflitto con gli interessi privati. Nel 1novimento operaio s'é for– mata pure una burocrazia direttiva di tecnici del, l'organizzazione, per cui "la ragion di •partito é come una ragion di Stato". li 1iartlto comunista deve la sua. forza. alla ::struttura del suo ap.parato dirigente. ·',L'apparato sindacale comunista esige ogni giorno più diritti per lo Stato, una più larga parte d'Inter• venzioni, in tal modo tendendo a trasforn1are lo Stato in un ingranaggio organizzatore dei rapporti sociali. I membri dello Stato cosi rinnovato, le sue unità 1:mane, non possono evidentemente essere che que– gli stessi dirigenti sindacali c.ihe 2000 specializzati nei vari proble111i sociali od economici. Queste ten• denze hanno due nemici: la classe operaia -in una maniera inconsapevole e ,piuttosto con rivolte spon– tanee che con esatta conoscenza dell'evoluziono dei suoi dirigenti- e il ca1>italismo liberale, il capitali– smo privato, a.. vverso alle regolamentazioni e ai monqpoli, ma ogni giorno costretto, pel carattere jm. perialista dei conflitU economici, a ,ceder terreno a va.nta.ggio dello Stato. "A uoco a poco, nella coscienza degli uomini della casta dirigente, 1rn.sce la convinzione che il regime capitalista deve trasr01,marsi nel senso di una •pili grande partPcipa.zione degli specialisti d'economia e degli organizzatori di mano d'opera allo funzioni pro– prie dello Stato, rappresentante l'entità nazionale al cli sopra delle classi; 'Valo a dire, in pratica, la partecipazione dei tecnici al potere effettivo dello Stato, nello Stato, in competizione con le forze tra– clizionali del capitalismo.'' Anche le preoccupazioni socialiste sono di più in pili rivolte alla nazionalizzazione, alla statizzazione, ai monopoli, al controllo degli scambi. Nel regime nazista i ;;alariati ·diventauo veri e propri schiavi e i padroni privati diventano più o 1ne110 dipendenti dal sistema. hitleriano, che é il vero 1>aclrone indi· seusso ùello Stato. In Russia tutto il potere é nelle 1 nani d'un ,partito che s'identifica con l'apparato sta– tale. I dirigenti tecnici della produzione si amalga– mano cou quelli dello .Stato. I comunisti oppositori parlano d'insurrezione. Ma cont1·0 chi san\ diretta l'insurrezio11e'! ",Contro le· "deviazioni burocratiche''•? Contro le "tendenze bonapartiste"'! o contro le "tendenze al ritorno al capitalismo"? come si suole timida1.nentè chiamare le evidenti contraddizioni del r0gime rus– so'? ,Q non piuttosto contro un nemico che si é for– temente trincerato fin dal princi[)io della rivoluzionE;. e che, sotto la maschera socialista, sovietica e re– pubblicaua, é 11iùsolido, più energico e più duraturo dell'episJdio personale del potere staliniano?" L'essenza di questa nuova classe di tecnocrati che sotto le .più ùiverse forme sorge un po' dapert:1tto é questa: "l'opera di llquidazloue delle forme anti– quate del capitalismo, la sostituzione di tali forme con l'a1i1,arato statale, la sostituzione dei tecnici ai borghesi, nelle leve di comando, l'organizzazione del– l'economia in conformità d'un piano, la diffidenza e, in ultima analisi, lo sfruttamento del proletariato manuale e della popolazione in generate·'. Tutti gli aggrnp1iamenti d'avanguardia sorti in J.1"'ranciain quest'ultimi anni, sono impregnati di spi– rito tecnoc1·atico. Jl socialismo, secondo loro. non sara l'opera dei proletari più coscienti, ma dei tec– nici dell'organizzazione. Perché il socialismo possa disimpegnare la sua funzione liberatrice. conclude Ridei, 1bisogna liqui• dare il feticismo del progresso tecnico del pensiero socialista e restituirgli una morale. Bisogna rendere lu tta la sua irnportanza alla volonta umana. Completamente d'accordo. Questa conclusione con– verge con qncJ1a a cui, in altro cam1>o, arriva l'amico Antoine Sirnon nel suo articolo che pubblicheremo nel prossimo numero. Su due punti per6 ·ci sembra che la visione di Ri– dei non sia abbastanza chiara. li •primo é il concetto ùh'egli ha. del fascismo come d'un .fenomeno d 1onni– potenza $tatale a cui salariati e padroni sono ugnal– mente sottomessi. In realta il fa\to che i ,peacecani della banca e dell'industria passino ad essere parte integrante dell'ingranaggio statale non diminuisce 11 loro .t:otenza, anzi l'aumenta, in detrimento dei sala· riati, n,CJ· cui la dipendenza economica si fonde con la dipendenza politica, e ciel piccolo padronato, gi:i del resto destinato ad essere nssonbito dai trust. Ne– gli stati fascisti, come dei resto nel totalitarismo rnssQ. la burocrazia statale é 1iiù .padrona dello Stab cli quanto lo fosse prin1a, attraverso le sue il'l'esi– stibili influenze, il gran capitalismo privato. D'altra parté nei paesi fascisti il 1>rocesso non é ancora fi– nito e in essi il gruppo capitalista dominante che ha in mano io Stato ed é parte dello Stato, 'go:le ancora di molte prerogative del capitalismo privato. La stessa osBerrnzione si potrebbe fare a pro1iosito dell'articolo di Santillàn C'l1e si pubblica in questo numero. L'altro punto su cui c'é qualcosa a ridire é la \ralutazione ùel feuomeno. ":\fa se il profitto, che era la forza motrice del regime capitalista, cessa cli operare, quale sarA il nuovo 1novente animatore dei tecnocratici allo sfrut– tamento del proletariato, e chi imporrà tale sfrutta– mento'! Che cosa si -0p,pone alla. concezione di una societa dove. estirpalo il capitalismo, i tecnici, pure godendo di un tenore cli vita relativamente superiore ed esercitando la òirczione dell'economia, a3sicurin::, la soddisfazione dei bisogni materiali e morali d~h popolazione, fino al giorno in cui nuovi rapporti di classe o l'educazione. livellino tutte le ineguaglianze, compresa quella delle conoscenze?'' Evidentemente molti socialisti pensano che niente si o-pponga a questa felice soluzion~. Non cosi Ridei e non cosi noi. che pensiamo che la nuova classe
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