Studi Sociali - XII - n. 1 serie III - 31 ottobre 1941
ietti-vo aitrett8..nto ne.cessario aiia naScita d'un pa.to di stivali moderni, ,qua~tg. il martello e le teiiagiié del _calzolaio primitivo. ,Infatti la trasfoi·mazione del-· l'umile bottega dell'artigiano e della manifattura in .grandi fabbriche automattche a·veva ·come condizio– ne la !formazione di mercf!,ti di grandezza corr~spon– dente e di ser,vizi sociali adeguati. La spesa di 1(}:uest'attrezzamento collettivo é ~o– perta in modo piu o meno diretto dalle, tasse. Lasciando da •parte i prezzi di- monopolio, ogni aumento della ;pr,oduttivita del lavoro deve tradurai piu o meno ràpidamente in una diminuzione dei prèzzt L'enorme svilupl)o della te,cnica, che s',é pr,J– dotto da un secolo a q: ues.ta ,part€., avrebbe dovuto avei:. 1 quindi ,come risultato J.ma cttscesa consìder~vo– le d_ell"indice ,generale dei .prezzi, giacché la concor– renza 1ha disimpe,gnatb la sua funzione e i prezzi di mono-polio sono rimasti eccezione. Infatti l'indice . I generale dei prezzi é sc-eso nell'ultimo secolo quasi costantemente, se non -si tien conto delle varfaziou:i. di dettaglio, :per6 é sceso rel,ativamente p.oco. Que– sta diminuzione non ,giustifica in alcun modo _1~1 _teoria corrente -dell'aumento· della produttivita cl ··l lavoro. Ma ,é troppo poco dir questo. Le s,pP"~ ne– Ce$sarie al mantenimento, alla rinno:vazionP " aH'am– pliazione dell'attrezzamento collettivo I"'TJ. parter~i– pano o partecipano molto ,r,oco alla .formazione dèi · " ' ' prezzi delle mérèi (1). Per sapere esattaa.nente in che misura la diminuzione dei ,pre:zzi ,ha contribuito ad aumentare la ca,pacita di col'lsumo degli individtii bisogna •bilanciarla, con l'aumento corrispondent'3 della parte individuale che ciascuno deve pagare per coprire le spese dell'attrezzamento, ·collettivo. Un .fatto assai •piu incontestabile pu6 essere in– vocato in fa,vore dell'aumento della produttivita d ·=il lavoro, ,ed ,é la diminuzione ,progressiv•a, da un secolo a questa par_te, della durata della giornata lavora– tiva, ,per mezzo della legislazione del lavoro, 110i paesi alta1riente attrezzati. Ma ,questa legislazione del lavoro non é stata cau- . \ ::ita, almeno nelle sue ori.gini, in In.ghilterra, dal– l'abbond.anza di' mano , d'opera li:berata dalle mac– chine. Tutto il contrario. I padroni,-inglesi si lamen– tavano dell'assenza di mano d'opera. Dopo gli uo– mini essi ihanno impie,gate le donné, dopo le donne i _bambini. Nello stesso tempo aumentava110 la giol'" nata di iavor-0 · ,fino al limite del ·possibile, fino al– l'impossibile, s.ci.upando, deteriorando, rovinando tu(– ta ,qu~sta mano d'opera "libera': sfruttabile a pia– cere. Allora il ,governo dovette intervenire ,per_ e 1 1i-. tare che questa classe operaia, fonte della ricchezza ,bor,ghese, spaÙsse co1n-pletamente, distrutta dall'a– vidita rapace della classe padronale. In se.guito la classe -operaia or.ganizzata ha eon– ·qui:stato in buona guen-a wigliori condizioni di la– v~ro .. Per6 si pÌÌ16 cl.ire ohe_ sia un ·progresso netto, che ,parli chiaraimente in favore ilella tecnica- capi· talista? Niente affatto. IUportando la giornata lavo– rativa da 1'5 o 16 ore a 110, .gli -operai del secolo XIX non han fatto che ritrovare le èondlzioni di lavoro, ,quali a,ppaiono negli statuti compresi tra -il secolo XIV e il XVII, particolarmente nei. Paesi Bassi, :n (1) ·Ci6, che si studi9- sotto forma di .mo.vimènt◊ dei prezzi internazionali é il prezzo all'ingrosso, .su cui in– fluiscono poco le tas·se. Il costo d.eU'attJ.,ezza.mento col– lettivo s1 fa sentir-e in modo pi.u importante ne.i prezzi al minuto. -Ma allora. han contribuito ancor piff a frenare il lievB ribasso chè si nota nell'indice dei prezzi all.'in- · J· grosiso. E poi bisògna tener coilto delle imposte dirette, li.azionali e regi·onali. Fraucia e in In,ghllterra. E: stato il capitaHsmo nà– scente_ a ,fare -annullare i vecchi limiti della giornata di lavor-o e durante secoli i ,capitalisti non han ces- . sato di sforzarsi perché la ,giornata lavorativa ra.g– giun,g'esse i limiti ,fisiologici della resistem~a ~mana. , Alla fine del-secolo XIX, èon la ,giornata media di , dieci ore, ,gli o•perai sì ;.itro,vavano nella situazione · dei loro padri del "cupo·, MeéUo 1Evo, la cui tecniea era· cosi arretrata. E ancora ,bisogna aggiungere che si son fatti senza du,bbio dei ,grandi ,progTessi nel- l'arte d'intensificare il lavoro •che diec.i ore di :a- voro moderno rappresentano ·•più di dieci ore fli lavoro d'altri tempi. La •giornata lavorativa, ci6, non ostante, non è rimasta stazionaria suÌle dieci ore e . in un - •buon numero di ,paesi ,é stata portata a otto ore e -qualche volta a meno. E' vero. Ci6 .é avvenuto nei ,paesi in cni la classe operaia era solidamente organizzata e in cui i padroni •potevano cedere piu ifac.ilmente _ailc loro esigenze, 1grazie alle rendite imperialiste rica– vate dallo sfruttamento delle ,popolazioni coloÌ1iali. Il sudore di centinaia di milioni· di cinesi, di indo– cinesi, di indù, di negri, di meticci e di popolazioni d'ogni .genere, ·pagava il relativo tempo Ubero -degli operai :francesi, inglesi od olandesi. Per,6 !bisogna. hen notare •che, anche in ,queste condizioni, la legi– slazione .favorevole non ,é stata appli-cata che a ca– tegorie ·sociali limitate, ohe •gli operai agric-oli, per esempio, han ,sempre lavorato molte ,piu ore di quel– le ,fissate dalla legge, che, nelle piccole industrie, la legge era. applicata solo .parzialmente e, daipertutto, la leg,ge era_ -burlata per mezzo di ore sup·plemen' ·~ari. Una delle ragioni invocate dalle or.ganizzazioni 'operaie per giustificare la diminuzi-one delle ore di lavoro era l'esistenz'a della disoccupazione. Giacché ci sono degli uomini che non trovano lavo~·o Vlll)l dire che ,ce n'é altri che lavorano tro,ppo. Diminuite .Ja: ,giornata di chi· lavora, e i disoccupati ritrove– ranno im ,pie.go . Il 1'.a,gionamento é facile, troppo fa– cile. La disoccupazione non é un fenonieno assoluta– mente moderno. E' sempre esistito nei periodi di tor,bidi e di dis•integrazione sociale. La R:oma e la ·Bisanzio del .basso Impero non ·han forse visto ·unR. massa imponente di senza - lavoro, che bisognava nntrire con distribuzioni gratuite di farina e ·poi di pane e distrarre con spettacoli ~ con ,giochi di circo sempre 1>iù frequenti, mentre 'bisognava ·asservire se.mpre più i ,funzionari-e i lavoratori delle [lrovincie per mantenerli ai ·posti .c,h'es.s,i volevano· .ahbando– nare? La· fine -della .guerra dei Cento anni non é stata 1forse caratterizzata dall'esistenza .d'una po– polazione flottante d,i disoccupati senza 1·isorse che saccheg.g_iava · sistematicamente- le campagne e ta– gìieggiava i vi-aggiatmi mentre i mestieri e la terra mancavano di. bracèja? All'origine. della disoccupazione c'é sempre l\110 squilibrio ,sociale accompa,gnatò da una modif-icaz'io– ne dei •oisogni, .più 'ra,pida dell'adattamento -assai lento- dei gruppi umani. iS'i pu6 ved-ere allora, vi– cino a operai s-enza la.voro, lavoro senza o,peraL ·111 J<'rancia, in questi ultimi anni, nel ;mom_ento culmi– nante della disoccupazione, le campagne mancavano di coltivatori e le industrie di alcune ,cat,e,gorie, d'o– perai specializzati. D'altra ,parte nell'industria della costruzione c'era molta disoccupazione mentre la vent'anni la regione •parigina' mancava d 'allog.gi, e tutto il paes-e di -scuole, ospedali., piscine, etc. 5
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